Il prezzo del petrolio in caduta libera

barilipetrolioIl prezzo del petrolio, una delle materie prime fondamentali per l’economia mondiale, sta subendo una discesa interminabile sui mercati internazionali.  

La sua quotazione, ai livelli più bassi degli ultimi tre anni, è di 80,51 dollari per il Brent (Indice petrolio europeo) e di 76,89 sul WTI (West Texas Intermediate), di New York (al 12 novembre 2014).

La contrazione del valore dell’oro nero sui mercati internazionali è la somma di vari elementi: il primo fra tutti la stagnazione dell’economia europea che determina una minore richiesta di tale prodotto, con un calo della domanda stessa; un altro fattore da tenere in considerazione è l’apprezzamento del dollaro nei confronti delle altre valute; un terzo elemento molto importante è l’aumento di estrazione di barili giornalieri da parte di Russia ed Iran, che ha spinto in un secondo momento al taglio di prezzo da parte dell’Arabia Saudita per non perdere nei confronti della concorrenza quote significative di mercato.

A questo va aggiunto l’aumento dell’estrazione di Shale oil in America.

Lo “Shale oil”, detto anche “petrolio non convenzionale” è quello che si estrae in modo diverso o ha qualità differenti: le sabbie bituminose del Canada, il greggio “pesante” e “ultrapesante” del Venezuela, o adesso soprattutto il petrolio da scisti, cioè estratto dalle formazioni rocciose, fratturando la materia con acqua, sabbia o ceramica e agenti chimici proiettati con grande forza.

Estrarre lo shale oil ha un costo molto superiore all’estrazione del petrolio normale, quindi conviene se il prezzo del petrolio rimane sopra una certa soglia, estrarre lo shale oil è conveniente fino ad un valore del petrolio pari a circa 70 dollari al barile.

Una prossima tappa che potrà indicare una nuova quotazione del petrolio, con una possibile risalita, è quella del 27 novembre, quando si terrà un incontro a Vienna tra l’OPEC e altri produttori di greggio.

Questa discesa del prezzo del petrolio, sicuramente a noi italiani fa piacere, perché avendo una delle benzine più care d’Europa, ci consente di avere una significativa riduzione del prezzo della benzina alla pompa, con prezzi medi per la verde di 1,742 euro e per il gasolio di 1,632 euro. Ovviamente sempre che non si carichino sulla benzina nuove tasse.

Se noi sorridiamo per questa situazione non tutti possono farlo: la continua discesa sotto i 70 dollari per il Brent, e i 60 dollari per WTI, portano quei Paesi che fanno della produzione del petrolio la prima fonte di finanziamento della loro economia come Ecuador e Venezuela, a subire potenziali stop alla crescita del loro Pil, con un conseguente impoverimento economico. Il Venezuela peraltro ha già un’inflazione superiore al 60%.

Rischiano, senza dubbio, anche le società di estrazione dello “shale oil” negli Stati Uniti, che risultano fortemente indebitate sul mercato finanziario, dove hanno collocato bond ad alto rendimento con lunga scadenza e, per fare fronte al loro debito, garantendosi un’adeguata remunerazione, hanno bisogno che il prezzo del barile non scenda sotto i 60 dollari circa.

All’inizio, queste società, hanno consentito agli Stati Uniti di rendersi maggiormente autonomi dal punto di vista energetico. Si parla addirittura per il 2020 una quasi autonomia da parte degli Stati Uniti, determinando così il calo dell’importazione di greggio e iniziando al tempo stesso l’esportazione dello “shale oil”, diventando così un nuovo competitor internazionale sul mercato del petrolio ma anche dei derivati per la chimica e le plastiche.

Gli Stati Uniti non sembrano comunque, almeno apparentemente, preoccupati dal calo del prezzo del greggio, che potrebbe rendere non più conveniente l’estrazione di shale oil, determinando grandi perdite finanziarie.

Ma come hanno affermato diversi estrattori del prodotto, come la EOG Resources che ha dei campi petroliferi in Texas, loro possono tranquillamente continuare a guadagnare anche fino alla soglia dei 40 dollari al barile, quindi non c’è nulla da temere.

Futuro incerto dunque per gli estrattori del petrolio e dello Shale oil? Vedremo le evoluzioni del mercato, sperando che questo non porti a qualche crisi internazionale.

di Giorgio Chiatti 

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