Il Pomos: la mobilità sostenibile del futuro

logo-poloLa mobilità è sempre stata uno dei temi più importanti ed interessanti per le persone, sia per il senso di libertà che ci trasmette, sia per la curiosità di capire come compiere uno spostamento. Per fare chiarezza possiamo citare una definizione di mobilità: “qualità di ciò che può essere mosso o è capace di muoversi” (definizione Vocabolario Zanichelli della Lingua Italiana).

La mobilità nelle grandi città è sempre sotto osservazione perché si studia il modo per aumentare l’efficienza con il minor costo economico. La progettualità in questo settore è molto ampia sia per quanto riguarda le Case costruttrici sia per le università nei dipartimenti di economia e ingegneria.

Uno si questi è il Pomos (Polo per la Mobilità Sostenibile) dove giovani ingegneri studiano il futuro della mobilità.

Il Polo per la Mobilità Sostenibile nasce da un accordo tra la Regione Lazio – Assessorato ambiente e cooperazione tra i popoli, il Comune di Cisterna di Latina ed il Dipartimento Info-Com dell’Università degli Studi di Roma la Sapienza, in particolare con la facoltà di Ingegneria.

Il Polo si caratterizza come un edificio industriale, su due diversi piani, all’interno del quale trova posto una grande officina, il cuore del complesso, dove ognuno dei giovani ingegneri svolge un compito preciso: cominciare la creazione di ciò che si è prima sviluppato al computer.

Dapprima una progettazione con calcoli complessi, poi viene attuata la lavorazione manuale di parti meccaniche; tutto questo lavoro serve per studiare nuovi materiali, come anche per migliorare le tecnologie già in uso, e consente di rendere tangibili i propri studi all’inizio solo teorici.

Ai piani superiori dell’edificio si trovano gli uffici e la sala riunioni, che rappresentano il cervello della realizzazione, nel quale i ricercatori cominciano da una semplice idea la progettazione e lo sviluppo, dando vita ad un confronto di problemi e soluzioni.

Il compito e lo sviluppo del progetto consistono nella realizzazione di un’autovettura da corsa che competa nella formula SAE, (Society of Automotive Engineers), una competizione dove giovani studenti universitari europei si sfidano a tutto campo; il punteggio ottenuto dovrà tenere conto dalla progettazione fino al risultato ottenuto in gara.

Della formula SAE esiste anche la categoria denominata Electric and Hybrid Italy, dove la vettura viene spinta da un motore elettrico.

La continua ricerca verso nuove forme di alimentazione è la nuova frontiera per il prossimo futuro. Non possiamo certo trascurare di sottolineare come le riserve di petrolio sono sempre più scarse e, cosa più significativa, si devono trovare soluzioni che riducano l’inquinamento, per un obbligo morale nei riguardi delle nuove generazioni.

Un aspetto fondamentale da sottolineare è sicuramente, la collaborazione che nasce tra i team universitari e le società costruttrici di automobili che in alcuni casi, come per esempio in Germania, finanziano la progettazione del telaio, mettendo a disposizione degli studenti risorse economiche per lo sviluppo dell’automobile; in questo modo le case automobilistiche tedesche mantengono il contatto con il mondo universitario, conoscendo gli ingeneri e i tecnici più promettenti, ed allo tempo stesso, possono assistere alla realizzazione di sperimentazioni materiali e soluzioni tecniche che un domani potranno essere impiegati dalla automobilistica stessa.

In Italia purtroppo la collaborazione tra Università ed aziende automobilistiche nazionali o estere non è molto forte, non assistiamo cioè ad un grande scambio di risorse tecnico- ingegneristiche, ma piuttosto ad uno scarico di progetti non finiti o ritenuti poco interessanti per le varie aziende del settore trasporti e di quello energetico.

Un limite tecnico che si presenta nei progetti per la formula SAE è che ogni volta che gli studenti si sono laureati il loro ruolo finisce, e chi in seguito sarà chiamato a costruire l’automobile lo farà da capo, senza partire da un progetto esistente, comportando ciò senza dubbio un maggiore dispendio di risorse economiche e di tempo.

Nel Pomos non ci si perde mai d’animo, anche quando mancano le risorse sia materiali, così da ricorrere ad un vero riciclaggio di materiali avanzati in altri progetti o donati da aziende, ma principalmente economiche. Sicuramente quella riguardante le risorse economiche è una mancanza cronica per i laboratori di ricerca italiani. Purtroppo siamo un Paese che preferisce finanziare la politica (rimborsi elettorali da milioni di euro) che investire nella ricerca, dalla quale si otterrebbero risultati più soddisfacenti sia per i giovani che per la stessa economia italiana.

Scoprire l’esistenza di un’attività del genere, è entusiasmante, perché è bello vedere dei giovani poter fare ciò per cui hanno studiato, ed essere cortesi e pazienti anche con chi non appartiene al loro mondo, dimostrando l’enorme potenzialità umana e conoscitiva disponibile nel nostro Paese. Il Polo per la mobilità sostenibile è una bella realtà, speriamo che con l’arrivo di maggiori fondi possa migliorare le proprie capacità.

di Giorgio Chiatti

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