L’emergenza abitativa non coinvolge minimamente il governo Renzi, e dire che qualche anno fa (1951), un altro sindaco di Firenze, Giorgio La Pira (Dc), sorprese tutti allorché requisì un gran numero di abitazioni non utilizzate, per assegnarle alle famiglie indigenti.
In realtà non fece nulla di strano: applicò semplicemente l’art. 3 della Costituzione che recita “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E`compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
Se La Pira conosceva e rispettava la costituzione, dal momento che aveva fatto parte dell’assemblea costituente, Renzi e la nuova coalizione politica, non hanno mai fatto mistero di volerla modificare.
Ma c’è di più:
L’articolo 5 del decreto legge n. 47 “Piano casa per l’emergenza abitativa”, da poco varato da Maurizio Lupi, afferma che nelle abitazioni occupate è vietato allacciare i pubblici servizi, acqua e luce elettrica.
Al di là delle considerazioni sulla legittimità delle occupazioni, invise o appoggiate dalle varie correnti politiche, desta sospetto la costruzione stessa del testo di legge.
Esso infatti sembra essere stato scritto a tavolino da politici liberisti e associazioni di costruttori speculatori.
Tanto per cominciare, attualmente ci sono circa un milione e mezzo di abitazioni invendute sul nostro territorio, che basterebbero ad ospitare circa 5 milioni di cittadini.
Inoltre, ci sarebbero almeno 200 mila famiglie in emergenza abitativa.
Dati alla mano, se solo si volesse realmente affrontare il problema “casa”, non bisognerebbe sforzarsi tanto per risolverlo.
Eppure, con l’articolo 10 si permette di assimilare quegli alloggi, di qualsiasi tipo e in qualsiasi parte del territorio, in alloggi “sociali”.
In poche parole, dopo aver ottenuto tutte le agevolazioni di legge ed economiche, gli alloggi andrebbero a famiglie in grado di pagarsi un mutuo immobiliare.
Insomma si prevede di vendere all’asta le poche case popolari rimaste, e per di più a prezzi di mercato!
Gli inquilini assegnatari rischiano intanto di sprofondare nella precarietà abitativa e nel gorgo degli sfratti (dal momento che la prelazione è prevista, per gli assegnatari, solo sul prezzo di aggiudicazione dell’asta).
Gli appartamenti saranno venduti a prezzo di mercato, con l’introduzione della “mobilità forzata” per chi non può comprare o per chi viva in immobili che l’ATER dichiara “non ristrutturabili”e questo dovrebbe almeno indurci a riflettere sulle politiche attuate dal nostro governo.
Ma non è finita qui. Sempre l’articolo 10 recita che lo stesso sistema con cui si trasforma l’edilizia privata in alloggi assistiti dal denaro pubblico, si può applicare alle grandi lottizzazioni, anche se non sono neppure iniziate.
Se il motto di La Pira era:
“Non si dica quella solita frase poco seria: la politica è una cosa ‘brutta’! No: l’impegno politico -cioè l’impegno diretto alla costruzione cristianamente ispirata della società in tutti i suoi ordinamenti a cominciare dall’economico- è un impegno di umanità e di santità: è un impegno che deve potere convogliare verso di sé gli sforzi di una vita tutta tessuta di preghiera, di meditazione, di prudenza, di fortezza, di giustizia e di carità”, quale sarà quello di Lupi e di Renzi?
di Simona Mazza
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