Il passato non si può cambiare, il futuro lo decidiamo noi: intervista al Mental Coach Locci

andrea locci<<Cambiare. Questa è una delle sfide più difficili per l’uomo. Molte volte cambiare sembra essere l’unico modo per raggiungere il traguardo per il quale abbiamo lottato per diverso tempo e che, probabilmente, non siamo riusciti a realizzare nonostante tutti i nostri sforzi.

Il motivo? Il motivo è che mutare la mentalità di una persona che per anni e anni ha radicato un pensiero preciso sul suo essere e sulla sua personalità, è difficile. Forse troppo per lasciare che sia proprio la stessa persona a risolvere da solo la situazione.

Ci vuole dunque una spinta; un supporto. E chi se non un mental coach, può aiutare a cambiare la prospettiva di un uomo o di un ragazzo nella visione del raggiungimento del suo obiettivo?>>

Mosso dalla curiosità intorno all’argomento, sempre più utilizzato da professionisti, aziende, sportivi e spinto ulteriormente dal pensiero introduttivo di mia figlia (una ragazza di 15 anni alle prese con le sue piccole grandi difficoltà che la vita le riserva), ho il piacere e l’opportunità di incontrare ed intervistare il dott. Andrea Locci, Professional Certified Coach accreditato dalla International Coach Federation.

Andrea è specializzato in coaching sportivo e ha acquisito una lunga esperienza lavorativa nel mondo dello sport e della formazione con allenatori e atleti professionisti. Svolge inoltre attività di Coaching personale, professionale, aziendale individuale e di gruppo.

Buongiorno Andrea e grazie della disponibilità.

Partendo dal presupposto che ogni persona ha delle potenzialità inespresse, qual’è l’obiettivo del coach?

<< Il coaching è una consulenza senza consigli che stimola l’autonomia del cliente inducendolo ad essere proattivo, costruendo sulla sua autorevolezza nel conoscere se stesso. I risultati sono frutto delle intenzioni, delle scelte e delle azioni del cliente; il coach con il suo impegno, le sue competenze e i suoi metodi lo supporta nel raggiungimento dei suoi risultati>>.

Il coaching non è una terapia sostitutiva in caso di patologie psichiche. E’ pertanto fondamentale sottolineare la netta distinzione tra cliente e paziente. Quanto è sottile la linea che divide queste due professioni?

<<Il cliente nel coaching è una persona sana capace di esprimere e gestire le proprie emozioni, che vuole raggiungere un livello più elevato di performance, di apprendimento e soddisfazione. E’ in grado di definire obiettivi, fare scelte, prendere decisioni e passare all’azione per muoversi nella direzione dei propri traguardi. Il coaching si concentra principalmente sul presente e sul futuro, su possibilità e soluzioni, non è una psicoterapia e la guarigione emotiva non è interesse del coaching>>.

mente_sport_volonta_0E’ corretto dire, dunque, che il coach supporta il cliente individuando e lavorando con le sue risorse intrinseche e quelle inespresse, accompagnandolo in un processo di trasformazione che possa migliorare e ampliare le proprie potenzialità. Ma come avviene questo processo di cambiamento?

<<Il cliente è prima di tutto rispettato, sia dal punto di vista personale che professionale ed è considerato una persona creativa e piena di risorse. Il coach segue l’agenda del cliente lavorando su tre livelli:

Consapevolezza; cioè cosa voglio veramente ottenere? Dove sono rispetto a ciò che voglio ottenere? Quali risorse mi servono e di quali risorse dispongo per raggiungere ciò che desidero?

Responsabilità; cosa dipende esclusivamente da me per ottenere ciò che voglio? Su cosa ho il controllo?

Azione; una volta definito cosa voglio e cosa voglio fare per ottenerlo, passo concretamente all’azione muovendomi verso quella direzione

Tutto questo consolidando atteggiamenti positivi, eliminando quelli negativi ai fini del risultato, ma sopratutto sviluppando nuove abitudini che generano cambiamenti e risultati duraturi e misurabili. Ecco come di fatto avviene il processo di cambiamento>>.

Il coach viene impiegato in tutti i cicli della vita ed in vari contesti: sportivi, lavorativi, scolastici e personali. In base alla Sua esperienza, dov’è che si riscontrano i migliori risultati ed in quale fascia d’età è più facile raggiungere il tanto agognato obiettivo?

<<Per il coach il contesto (lavoro, sport, scuola, personale) è ininfluente. Quello che conta è l’applicazione delle competenze e dei metodi (gestione del processo di coaching). Per il cliente il contesto è fondamentale perché lo stimola a fare la differenza impegnandosi per raggiungere i PROPRI obiettivi. E’ importante ricordare che il coaching è una partnership e quindi richiede rispetto e impegno dell’accordo da entrambe le parti: il coach, si impegna ad allenare il cliente per raggiungere i propri obiettivi; il cliente, si impegna a dare il massimo per raggiungerli, è un accordo alla pari. Quindi non esiste un contesto dove si raggiungono più facilmente i risultati, ma è il rispetto dell’accordo (in termini di gestione del processo da parte del coach e di impegno da parte del cliente) a determinare il risultato. Infine per quanto riguarda l’età, il discorso è diverso, perché un adulto per raggiungere un obiettivo, tende ad utilizzare strategie e abitudini consolidate nel tempo (con risultati più o meno soddisfacenti) e necessita di un ulteriore impegno per attuare un vero processo di cambiamento, anche all’interno di un percorso di coaching. Un adolescente invece si sta formando, costruendo quindi in un percorso di coaching, crea ex novo le strategie e le abitudini più adatte e utili alle sue caratteristiche ed esigenze, rispetto agli obiettivi che vuole raggiungere e al come raggiungerli>>.

Parliamo di “talenti”: se ognuno di noi riuscisse ad esprimere, o meglio a scoprire il proprio, sarebbe già ad un buon punto personale del suo compimento. Mi viene da pensare che prima lo si capisca, più tempo ci sia per lavorare sulla propria “realizzazione”. Quanto è importante per un coach avere un buon intuito?

<<La consapevolezza del cliente nella compresione di se stesso (in termini di strategie di pensiero, di comportamenti e azioni che gli permettono di esprimere il proprio talento e raggiungere i propri obiettivi) è fondamentale per accelerare il processo di cambiamento, in quanto attiva le successive fasi di responsabilità e azione che lo portano nella direzione dei risultati desiderati. Il coach è come un cercatore d’oro, utilizza il suo intuito e tutte le informazioni che riceve e di cui dispone per trovare la miniera>>.

Parliamo di concentrazione. Nella società attuale, dove frenesia e input esterni sollecitano continuamente il nostro pensiero, quanto è importante sapere come attivarla al fine di sfruttarla al pieno delle sue potenzialità?

<<Capire come attivare la propria concentrazione è fondamentale per utilizzare al meglio tutte le nostre risorse e sfruttare al massimo tutto il nostro potenziale e quindi gestire le energie nel migliore dei modi. L’obiettivo è quello di focalizzare tutta la nostra attenzione in termini di presenza, attenzione ed energia: osservando, ascoltando e percependo (spalancando quindi tutti i nostri canali sensoriali, i nostri filtri con il mondo interno ed esterno), tutto quello che succede nel momento che stiamo vivendo, il momento presente, il qui e ora, cioè l’unico momento sul quale possiamo incidere per determinare il nostro futuro. Il passato non si può cambiare e il futuro lo decidiamo dando il meglio di noi stessi nel presente>>.

Per sua natura, l’uomo cerca di evitare i cambiamenti, mantenendo la situazione stabile, affinché possa vivere una condizione di pseudo-sicurezza. Quanto una resistenza così forte può opporsi ad un rinnovamento di trasformazione dall’impatto così importante?

<<In età adulta l’uomo tende a rimanere comodo nelle proprie abitudini e convinzioni, quasi a giustificare i propri comportamenti e magari lamentarsi continuamente ripetendo a se stesso e agli altri frasi del tipo “sono fatto cosi, questo è il mio carattere non ci posso fare niente”. Cambiare richiede impegno e forza di volontà indomita; l’abitudine invece ci tiene comodi su una poltrona fermi, immobili a elucubrare e lamentarci. La consapevolezza di questo ostacolo che genera un auto sabotaggio è il primo passo per poi decidere di iniziare il processo di cambiamento>>.

Una volta che il cliente raggiunge i suoi obiettivi, come è possibile non perdere l’allenamento al nuovo ciclo vitale?

<<Il coach gestisce un processo e fornisce al cliente gli strumenti che creano quella tensione realizzativa, che gli permette di acquisire l’abitudine di appropriarsi, padroneggiare e rinforzare l’abilità di produrre risultati, possibilmente in pieno benessere. Quindi alla fine del percorso di coaching il cliente è in grado di utilizzare autonomamente le tecniche (avendo acquisito la capacità di definire con chiarezza i risultati desiderati) e di assumersi la responsabilità di compiere le azioni necessarie al loro raggiungimento>>.

Pensiero-positivo-coachingSe dovessi identificare il tuo lavoro con un aggettivo, quale useresti?

<<Semplicemente entusiasmante>>.

La tua vita “di prima”? Quella di “adesso”?

<<Prima molte idee, tanto impegno e molti dubbi sul futuro; adesso sono una persona ben organizzata, proattiva ed efficiente che si basa sui fatti, assolutamente focalizzata sugli obiettivi e su ciò che considero veramente importante. Lavoro molto con gli adolescenti e molti di loro (e non solo) hanno la tendenza a focalizzarsi su qualcosa che non c’e’, cioè elucubrare su quello che “non sono”, piuttosto che focalizzarsi sulle risorse di cui dispongono e sulle capacità e virtù che li contraddistinguono, facendone persone speciali ed uniche. E’ a proposito di questo che ricordo spesso [e volentieri] la frase di una canzone di Elisa, molto significativa che recita: “il segreto e’ fare tutto come se, ci fosse sempre il sole e non qualcosa che non c’e’”>>.

E’ significativo vedere come da un percorso personale e professionale ci si possa realizzare. Soprattutto si possa trasmettere passione, coraggio, energia e forza.
Grazie Andrea!

di Riccardo Fiori (introduzione di Giorgia Fiori – 15 anni)

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