Il Paradiso perduto secondo John Milton

Paradise Lost di John Milton fu pubblicato nel 1667 in dieci libri e successivamente in dodici libri nel 1674, rifacendosi in maniera diretta all’Eneide di Virgilio. Si può definire un poema epico in quanto John Milton tratta un argomento epico per eccellenza ed al tempo stesso eroico e tragico: la Caduta dell’ Uomo.

Tutti e dodici i libri trattano di temi diversi, e sono stati scritti in blank verse (il famoso endecasillabo sciolto tipico inglese e inventato da Surrey), facendo uso di una sintassi complessa ed un linguaggio elevato dando una sorta di sonorità al poema, una “musica”  tipica del periodo romantico, potente, oscura e cupa. Per questo motivo, quella che è stata chiamata la “musica d’ organo” di Milton ha i toni e le sfumature di un’ intera orchestra.

Rispettando alcune regole canoniche dell’epica, Milton applica l’ inversione cronologia: inizia nel bel mezzo dell’ azione (I libro, caduta di Satana e degli angeli malvagi negli inferi) e dal VI libro narra quello che accadde prima dell’ azione (la Grande Lotta tra le forze del Bene e le forze del Male). Ciò ha come scopo quello del distinguere la finzione dalla realtà, in quanto nella realtà si segue un filo cronologico. 

Nel I libro Milton s’ ispira ad un’ ipotetica musa; di conseguenza vuole fare appello sia alla tradizione biblica sia a quella antica dei miti greci. Propone una sorta di alternativa al testo sacro della Bibbia, poiché lo mette in prosa, e lui stesso è consapevole della difficile quanto grande impresa che sta compiendo nello scrivere un testo così complesso e originale.

Molti critici moderni concordano con Blake e Shelley nel constatare che tra i protagonisti principali quello che spicca maggiormente per il suo carattere e la sua intelligenza è il Signore del Male, Satana. A differenza del Satana dantesco che ci appare distaccato, statico e fermo al centro dell’inferno, il Satana miltoniano viene presentato come il vero protagonista, l’eroe del poema. Ragiona e pensa come se fosse un uomo, reagisce e combatte in prima persona e soprattutto viene dominato dalle passioni di odio, orgoglio e lussuria.

A partire dal I libro possiamo trovare la prima presentazione di Satana, il serpente tentatore (“Who first seduced them to that foul revolt?/Th’ infernal Serpent; he it was whose guile,/Stirred up with envy and revenge, deceived/The mother of mankind” [vv. 33-36] – “Chi fu/che li sedusse per primo all’insana rivolta?/Il Serpente infernale; fu lui che con la malizia,/accecato da invidia e vendetta, trasse in inganno la madre/di tutti gli uomini”). Milton dà a Satana connotazioni sociali e psicologiche ben precise; per questo motivo Satana può esser visto come un’ eroe romantico in quanto si ribella alle leggi di Dio per seguire una strada diversa, quella stessa strada che lo porterà negli inferi.

Coraggioso e fiero, riesce a convincere gli angeli ribelli a restare in quella landa desolata e buia illuminata solo dalle fiamme infernali e a creare un grande esercito grazie alla sua retorica. E’ un personaggio dinamico e molto attivo e soprattutto molto orgoglioso; è convinto che solo L’Onnipotente sia superiore a lui.

Dio viene visto agli occhi del diavolo come un tiranno, non come l’impersonificazione del Bene, poiché Egli decide la sorte di chiunque, anche di Satana stesso, comandando a piacimento e gettando i suoi nemici nell’Eterna condanna infernale (Bene assoluto identificato con la monarchia assoluta).

A causa della sua ribellione Satana si trova a passare l’ eternità su una distesa infernale bagnata da mari infuocati assieme agli angeli malvagi che si sono uniti a lui nella Grande Lotta nel Regno dei Cieli. Diventano un grande esercito dove gli angeli sono i luogotenenti di Satana il grande condottiero.

L’inferno quindi viene gestito come se fosse un parlamento religioso, dove è presente una gerarchia militare che però non sa sostituire al meglio la monarchia del Paradiso (vi sono allusioni continue alla politica dell’ epoca, in quanto Milton mette al comando esseri diabolici con valori aristocratici per sottolineare il suo disprezzo contro il potere).

Altra grande differenza che possiamo trovare con Dante è la descrizione del Paradiso e dell’ Inferno. Se per Dante il Paradiso è fonte di energia e di vita, dove tutto è in continuo movimento e tutto è irradiato dalla luce divina, il Paradiso di Milton viene descritto in maniera quasi analitica.

Ci vengono forniti i dettagli del luogo, ma non ci fanno percepire nulla di quel paradiso idilliaco ricco di bellezze di ogni genere; si fanno solamente riflessioni e commenti filisofici. Luogo pieno di energia è invece l’ Inferno, dove si contentra la maggior parte della narrazione del poema. Lì si parla di vendetta, odio, di battaglie per rivendicare il proprio posto in Paradiso. Inoltre, nel Paradise Lost il Purgatorio non viene menzionato affatto: esistono solo il Paradiso e l’ Inferno.

Subentra successivamente l’ aspetto della tragedia di vendetta; Satana si vuole vendicare di Dio tentando la creatura più bella di Dio, ovvero l’ Uomo (Adamo). Lo tenterà servendosi del corpo di un serpente, l’ animale infido per eccellenza, e tentando la dolce e innocente Eva.

I personaggi umani sono frutto della creazione divina; inizialmente ci vengono presentati puri, ingenui e felici nell’Eden, il paradiso terreno creato apposta per loro per vivere una vita in pace ed armonia. Il loro compito è quello di coltivare il Giardino paradisiaco, ricco di frutti, fiori e piante meravigliose, ma l’ unico divieto che Il Signore impone loro è quello di non mangiare i frutti dell’ Albero Proibito.

Fin quando rispetteranno questo divieto, essi potranno usufruire dei benefici di quel posto incantato. Satana di conseguenza vuole far cadere Eva nella sua trappola; essendo la figura femminile più ingenua rispetto ad Adamo essa cade facilmente in tentazione, e mangiando la mela maledetta costringerà lo stesso Adamo a commettere quel peccato per amore di Eva (“Howewer, I with thee have fixed my lot,/Certain to undergo like doom: if death/Consort with thee, death is to me as life;/So forcible within my heart I fell/The bond of nature draw me to my own/My own in thee, for what thou art is mine.” [vv. 952-957] – “Comunque ho già deciso: la mia sorte/è legata alla tua, dovrò subire la stessa condanna;/se avrai per compagna la morte, la morte sarà per me la vita;/cosi profondamente avverto in cuore il vincolo/della natura sospingermi verso me stesso,/verso quel mio che è in te, poiché tu sei ciò che è mio.”)

La Caduta di Adamo ed Eva nel peccato originale porterà uno squilibrio evidente della situazione. Essi iniziano a provare vergogna della propria nudità, e l’ attrazione che hanno l’ uno per l’altra viene accentuata da una forte carica erotica. Non si dedicano più al piacere per scopi divini, ma per scopi terreni; il piacere come mezzo per soddisfare nuovi ed irrefrenabili desideri carnali.

Milton quindi introduce anche aspetti che riguardano la sfera sessuale in un contesto prettamente religioso, come lo si potrà vedere nel IX libro quando il serpente tentatore vede per la prima volta Eva. Essendo nuda e pura di cuore, emana una bellezza divina senza pari che affascina e colpisce Satana, provocando in lui nuovi istinti sessuali prima del tutto sconosciuti (introduzione del peccato della lussuria). 


Ammaliato da questa visione, convince Eva a mangiare il frutto proibito facendo largo uso di parole dolci e sublimi che sanno catturare il cuore della donna all’ istante, e senza saperlo essa diventerà la causa dell’ ira funesta divina. 

Ma Dio, nella sua clemenza, alla fine del poema afferma che avendo perduto il paradiso terreno Adamo ed Eva attraverso il sacrificio del Figlio di Dio e della sua vittoria contro la Morte possono comunque aspirare ad un paradise within di fede, virtù e pace dello spirito “assai più felice” della beatitudine fisica dell’ Eden (XII, vv. 469-479).

La tragedia della storia dell’uomo, narrata da Michele nei libro XI, XII, rivela che la condizione paradisiaca di un mondo armonioso è perduta per sempre, e che l’ instaurazione del Regno di Dio in questo mondo non sarà possibile fino al Secondo Avvento, il Giudizio Universale.

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