Il mio tesoro: analisi fermiana delle “risorse inattese” del governo

tesoro.260307Enrico Fermi era noto per una grande abilità: partendo da pochi dati e facendo ipotesi ragionevoli sui limiti entro i quali certe quantità potessero variare, era in grado di stimare con buona precisione la portata di certi fenomeni.

Questa dote ha dato origine a quello che è noto come problema di Fermi e, nonostante il citato scienziato l’applicasse per lo più ai suoi lavori di fisico, uno dei quesiti posti ai suoi studenti che la vulgata gli attribuisce è quello di stimare il numero di accordatori che operano sulla piazza di Chicago. Enrico Fermi, da fisico, aveva anche una profonda conoscenza di quella disciplina matematica nota come statistica.

Ora veniamo al tema: il tesoretto di 1,6 miliardi sbandierato dal governo, che comunque ha esortato i media a non chiamarlo con quel vezzeggiativo, inatteso e all’apparenza sostanzioso. Risorse che, nelle intenzioni dell’esecutivo, dovrebbe essere utilizzate per i più bisognosi.

Cosa c’entra tutto questo con Fermi, si domanderà il lettore. Andiamo per gradi e cominciamo con un appunto che tale vuole restare: fugace e asettico, ma, nell’intenzione di chi scrive, almeno capace di destare qualche interrogativo nel lettore. Iniziamo, allora, con il Fermi statistico. Lo faremo impiegando in senso più ampio il termine tecnico correlazione, che in statistica significa “due grandezze misurabili che si muovono insieme” (quando cresce una, l’altra cresce o decresce con intensità molto simile alla prima). E’ curioso che in momenti di stasi elettorale le risorse siano sempre insufficienti e si richiedano ulteriori sacrifici al paese. Tuttavia, con l’approssimarsi di una qualche tornata elettorale, sbucano sempre dal nulla dei “tesoretti”, risorse inaspettate da mettere a disposizione, come buona politica impone, dei più deboli. E su questo stravagante fenomeno ci fermiamo qui. Il lettore più attento e curioso può fare una ricerca approfondita e vedrà che questi tesori sono come le eclissi: quando c’è l’allineamento (elezioni), qualcosa accade alle condizioni usuali di “luce” (sbuca il tesoretto). E come le eclissi sono facilmente prevedibili ex ante: basta tener conto di quando si vota. Gli scienziati sociali direbbero che si tratta di una legge “quasi deterministica” (certa come la morte, insomma).

E veniamo ora, in un certo senso, al problema di Fermi, anche se nel caso in specie è facile stimare i benefici di questa piccola fortuna sbucata dal nulla per gli italiani. Bene … stiamo parlando di 1,6 miliardi di euro per una popolazione di (arrotondiamo) 60 milioni di italiani. Fanno 26,7 euro procapite. Non c’è che dire: pizza, bibita e caffè ne contano dodici, undici per il biglietto del cinema (in 3D) e ne avanzano ancora tre e settanta per i pop corn.

Va bene, dirà qualcuno, ma si parla dei più bisognosi. D’accordo, cominciamo a considerare allora i dati istat e concentriamoci sui poveri che, attualmente, contano 10,1 milioni di persone. Sei sono in condizioni di povertà assoluta, gli altri sono “poveri relativi”. In questo caso, se dividiamo il tesoretto per gli indigenti arriviamo a 158 euro procapite: un saltino in avanti lo abbiamo fatto. Questa cifra, tuttavia, si iscrive nell’economia dei conti pubblici, flussi e stock che sono misurati su base annua. In altri termini, si sta dicendo che ci sono ben tredici euro procapite a disposizione, ovverosia pizza, birra e caffè ma niente cinema e popcorn, però tutti i mesi.

Abbiamo volutamente messo un pizzico di ironia in questo articolo, nonostante si parli di indigenti, di poveri veri che vivono il dramma della perdita del lavoro, dei risparmi che si prosciugano, dei figli cui dare un futuro. Lo abbiamo fatto per mostrare che 1,6 miliardi di euro, che molti contano ancora nell’ordine delle migliaia di miliardi delle vecchie lire, sembra una cifra “importante”; in realtà, se parametrata ai problemi del paese, è nulla.

In alcune ricostruzioni del lavoro compiuto da etnologi, esploratori, antropologi presso tribù rimaste ad uno stato primitivo si vede come questi, usando oggetti di impiego comune, fossero in grado di stupire, ipnotizzare, evocando un clima tra il magico e il mistico, gli appartenenti a quelle civiltà. Bastava un comune specchio, in alcuni casi. E’ il vezzo che hanno da sempre i nostri governi in campagna elettorale: estraggono dal cilindro un tesoretto magico. Ma basta fare quattro divisioni per accorgersi che si tratta di un banale specchio, corredo essenziale del buon esploratore: uno specchietto per allodole.

di Joe Di Baggio

foto: trend-online.com

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