Il Ministro Orlando illustra le novità sulla riforma della giustizia

giudiciI magistrati dovranno risarcire solo per la “violazione manifesta della legge e del diritto dell’Unione europea” e mai per l’attività di interpretazione delle norme o di valutazione “del fatto e delle prove”.

Questa la novità presentata dal ministro della giustizia Andrea Orlando che in Commissione giustizia difende la riforma della magistratura onoraria promossa dal governo.

Dunque, oltre all’abolizione dei filtri di ammissibilità ai ricorsi dei cittadini, si parla del principio di “rivalsa”, ovvero, lo Stato pagherà il cittadino danneggiato e poi si rifarà sul magistrato “entro tre anni”. Il risarcimento sarà al massimo pari al 50% dello sti­pen­dio annuale del magi­strato: più di quanto è pre­vi­sto ora (un terzo), meno di quanto c’era nel testo della com­mis­sione (nes­sun limite).

Il provvedimento dovrà essere approvato in via definitiva a dicembre e c’è chi ravvisa una “forzatura” da parte del Ministro Orlando, dal momento che gli emen­da­menti pre­sen­tati dal governo fanno riferimento a un arti­colo del testo Buemi, presentato la seconda settimana di settembre, che la com­mis­sione aveva già appro­vato, e quindi dovreb­bero essere pre­clusi.

Aspra la reazione di alcune associazioni di magistrati che hanno promosso uno sciopero.

Orlando ha commentato in una nota “Lo sciopero mi lascia francamente sorpreso. Come in più occasioni affermato, il Ministero della Giustizia sta lavorando per accompagnare a tale riforma una normativa che affronti il tema della previdenza e delle retribuzioni, auspicata da anni e ad oggi ancora non realizzata. Non corrisponde al vero il fatto che si parlerebbe di una mera proroga più lunga rispetto alle precedenti. La proposta in discussione prevede un limite massimo di mandati per magistrati onorari di nuova nomina, accompagnato a norme transitorie concordate con la stragrande maggioranza delle organizzazioni che rappresentano la categoria per coloro che già esercitano la funzione, verificato che un mera stabilizzazione non è compatibile con il nostro ordinamento”.

di Simona Mazza

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