Il Mediterraneo è l’avamposto delle iniziative Nato

La-Nato-pronta-ad-intervenire-in-Siria_h_partbL’Italia, fedele alleata degli Usa, concede agli amici d’oltreoceano di utilizzare spazi di mare nel Mediterraneo come avamposto per esercitazioni e altre iniziative.

Secondo i report della capitaneria di porto, si registra un «Brillamento di ordigni bellici dal 17 al 20 giugno 2013», nelle acque adriatiche di Ancona, recita l’Ordinanza numero 68/2013, a firma del contrammiraglio Giovanni Pettorino.  Per una strana coincidenza si sono registrate scosse sismiche durante le operazioni in corso, e non è la prima volta.

Stesse esercitazioni si svolgono in altre città marittime come La Spezia, dove dal 20 al 28 giugno (ordinanza numero 117/2013) si svolgono regolarmente “esercitazioni militari” e in Sardegna, vera e propria fucina Nato, dove oltre alle esercitazioni degli F35, vengono testati i nuovi missili e ordigni altamente tecnologici (ordinanza numero 111/213).

Durante il mio viaggio in Sicilia, passo come sempre da Augusta, città inquinata come poche, insalubre e costellata da ciminiere fumanti. La città, è sede di attività chimiche, porto commerciale riservato alle navi gasiere, chimiche e petrolchimiche e altresì, base aeronavale degli Stati Uniti d’America che accoglie navi e sommergibili atomici.

Quello che più sorprende e soprattutto allarme, è il fatto che vengano condotte operazioni ed esercitazioni, come “lancio di siluro da elicottero”, (ordinanza numero 74/2013) sul filo della faglia sismica più a rischio d’Italia e «Tiri a caldo da parte di unità navali» (ordinanza numero 74/2013), contemporaneamente «unità a propulsione e armamento nucleare della NATO in immersione» (ordinanza numero 65/2013 e ordinanza numero 73/2013).

Per capire meglio le dinamiche e le “leggi” intestine che regolano tali progetti, basta leggere attentamente l’ultima” Direttiva ministeriale in merito alla politica militare per l’anno 2013”, siglata dal Governo Letta (dell’ammucchiata eterodiretta), e dai vari ministri che nonostante abbiano giurato fedeltà alla Costituzione “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, continuano a praticare una politica militaresca ossequiosa ai diktat di Nato ed Europa.

Il documento non lascia spazio a fraintendimenti e si richiama prevalentemente alle normative di guerra e in particolare alle decisioni della NATO. Inoltre, presenta un vistoso omissis, ovvero un riferimento a una norma che non è indicata, ma solo presunta: la “Delega al Governo per la revisione dello strumento militare nazionale e norme sulla medesima materia.Nel sommario c’è un riferimento esplicito alle «Direttive specifiche per il potenziamento della condotta delle operazioni», belliche e basta andare più avanti per leggere:

In ragione della mutevolezza del quadro internazionale, l’Italia deve saper concorrere ad iniziative multilaterali caratterizzate da un significativo impegno militare, per affrontare in tempi brevi e in maniera risolutiva, crisi che dovessero accendersi in aree o contesti di critica rilevanza per la sicurezza del Paese e della stabilità internazionale.

Nel contempo, alla luce delle istanze che giungono dal paese, le Forze Armate devono tenersi pronte ad assicurare quel supporto tecnico e organizzativo che risulta decisivo in caso di particolari emergenze nazionali, nei modi e nei tempi che verranno richiesti da parte delle autorità preposte alla gestione di tali eventi. Non può essere, infine, ignorata la possibilità, per quanto remota, di un coinvolgimento del Paese e del sistema delle alleanze del quale siamo parte in un confronto militare su vasta scala e di tipo “ibrido”, ovvero che implichi sia operazioni militari convenzionali, sia operazioni nello spettro informativo, sia operazioni nel dominio cibernetico..

Elemento irrinunciabile della politica nazionale c’è anche il rispetto degli impegni assunti in sede europea, impegni finalizzati a garantire la stabilità di lungo periodo della moneta comune e, con essa, dell’intero sistema economico comunitario. Tale stabilità deve essere considerata come essenziale per il perseguimento del fine ultimo costituito dalla sicurezza del sistema internazionale e delle relazioni politiche ed economiche che in questo si sviluppano…».

A voi le conclusioni…

di Simona Mazza

foto: Panorama News

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