Il ladro con la forchetta: soluzioni per illuminare meglio

illuminazione

Fa freddo, molto. Un paio di carrozze. Solo qualche incauto si avventura a piedi nelle strade mal illuminate di una città di metà Ottocento.

Alza gli occhi al cielo, sconfortato, e tra le stelle cerca la sua, quella buona, che gli porterà un “cliente”. Brividi. L’istinto suggerisce sempre le stesse cose: batti i piedi, strofina le mani sulle braccia, chiudile una sull’altra e alitaci dentro. Lui non può fare niente di tutto questo, troppo rumore. Verrebbe notato e non può permetterselo. Perché finalmente sta arrivando qualcuno.

Ieri a due operai è scivolato lo specchio che andava nel negozio dei signori per bene. E’ andato in mille pezzi; uno lo ha raccolto lui mentre i manovali si rimpallavano la colpa.

Lo aveva raccolto per istinto e, mentre ora fissa l’immagine della sua prossima vittima che arriva dalla strada principale, sorride compiaciuto sotto la pesante sciarpa di lana.

E’ il momento, via!

Le gambe sono intirizzite, è stato troppo tempo nel vicolo. Se il tizio dovesse mettersi a correre, difficilmente potrebbe raggiungerlo. Ma l’altro non può saperlo e lui ha un coltel…

Non può essere, una forchetta! 

La situazione è ridicola, se ne rende conto anche lui: ha appena detto “O la borsa o la vita” a un damerino -dal riflesso non aveva notato il bastone da passeggio- minacciandolo con una forchetta!

La mano “armata” puntata sulla vittima e l’altra a frugarsi le tasche. Il damerino non ha ancora parlato ma è chiaro che lo giudica un perdigiorno e buono a nulla. BOK! Il bastone da passeggio non l’ha alzato sopra la testa, calandolo come normalmente si fa. Glielo ha invece tirato direttamente di punta sul naso. Un male tremendo.
Fugge, il naso stretto tra le dita, le parole della moglie che ora hanno un senso: “Devo tagliare le verze, prendo il tuo stupido coltello”. “Stupida tu! E fai come vuoi!”. Così imparo a non ascoltare le domande.

La correlazione che si faceva -e spesso si fa ancora- tra illuminazione e sicurezza è questa: più illuminato = più sicuro.
E’ del 10 ottobre la notizia che dentro il disegno di legge “stabilità” si trova anche l’operazione Cielo buio. Lo scopo è quello di definire standard tecnici per la riduzione dei consumi energetici attraverso lo spegnimento o la diminuzione di una parte dell’illuminazione pubblica.

Il progetto ha subito suscitato qualche perplessità, dando spazio all’immaginazione dei cittadini timorosi di ritrovarsi a vivere in città buie come quelle del diciannovesimo secolo.

Non è esattamente così: sulla spinta della riduzione dei costi si sta cercando di utilizzare al meglio le risorse disponibili lavorando su più fronti.
Tra questi:

  • ammodernamento della rete di illuminazione: da solo significherebbe risparmi per il 15% circa
  • regolazione della luminosità sulle strade trafficate: si regolano sia in base al sole, sia in base al traffico
  • riequilibrio della luminosità di alcune zone: sembra paradossale, ma se si illumina a giorno solo un pezzo di una piazza il resto, ciò che prima si percepiva come abbastanza illuminato, pare piombare nelle tenebre. La soluzione sarebbe quindi quella di illuminare meno, ma meglio
  • spegnimento di alcuni punti luce in determinate ore: tenere illuminato tutta la notte il monumento di una piazza secondaria di un piccolissimo paese di provincia forse non è utile

In Francia si fa anche di più, si “spengono” alcune strade extraurbane del nord. Questo, al contrario di quel che si potrebbe pensare, ha ridotto il numero di incidenti. La ragione, psicologica, è che quando c’è molta luce ci si sente più sicuri e si preme con forza sull’acceleratore.  

Non vogliamo tornare alle atmosfere di Jack Lo Squartatore o del ladro con la forchetta, questo è certo. Un consumo più intelligente della luce porterà però piccoli e grandi benefici. Non ultimo, quello di non essere obbligati a vedere le stelle solo nei ricordi, ma di poterle ammirare come gli uomini hanno sempre fatto, semplicemente alzando gli occhi al cielo.  

Luca Munaretto

foto: ecodallecitta.it

 

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