Il junk food danneggia il cervello?

L’Alzheimer potrebbe essere causato da un consumo eccessivo di grassi trans e idrogenati: era il 2005 quando, per la prima volta, alcuni medici sostennero che l’Alzheimer potesse essere una forma di diabete e proposero di rinominarlo diabete di Tipo 3. Notarono infatti una maggiore incidenza di demenza senile nei pazienti che soffrivano di diabete di Tipo 2, ma anche in soggetti obesi o affetti da sindrome metabolica.

Da allora le attenzioni dei ricercatori si sono concentrate sulle reazioni chimiche causate da un eccesso di zuccheri, acidi grassi trans e grassi saturi idrogenati nel sangue. Nelle persone che hanno un’alimentazione ricca di questi “grassi cattivi”, si nota un danneggiamento delle cellule cerebrali e, di conseguenza, una riduzione del volume del cervello. Che è appunto uno dei fattori che porterebbero all’insorgere dell’Alzheimer, secondo uno studio condotto dall’Oregon Health & Science University di Portland e pubblicato dalla rivista Neurology.

Rispetto a chi segue una dieta ricca di vitamine C, D ed E e di acidi grassi Omega 3 –quelli “buoni”-, i risultati dei test cognitivi mostrano anche effetti più immediati, quali una ridotta capacità di memoria e attenzione, inferiori velocità e capacità di elaborazione del linguaggio.

Aumento del rischio cardiovascolare e di insorgenza del diabete, da una parte; peggioramento delle capacità cerebrali e quindi insorgenza di Alzheimer in età senile, dall’altra. Ad oggi le stime parlano di 35 milioni di malati di Alzheimer nel mondo, cifra che potrebbe impennarsi fino a raggiungere i 100 milioni entro il 2050.

E non è tutto. Anche il cervello di bambini e adolescenti sembrerebbe particolarmente esposto ai danni causati da cattive abitudini alimentari.Secondo una ricerca della Goldsmiths University of London su un campione di 4mila bambini scozzesi tra i 3 e i 5 anni, il consumo abituale di cibi da fast food, prodotti confezionati, pasti pronti, fritture e margarina, comporterebbe una riduzione del quoziente intellettivo. Il cibo con cui nutriamo e cresciamo i nostri figli influenza infatti lo sviluppo del loro cervello: i test condotti hanno dimostrato come i bambini che totalizzavano punteggi inferiori nei test d’intelligenza e quelli con più difficoltà a scuola, provenissero in genere da un background familiare disagiato, oppure da famiglie dove i genitori sono impegnati fuori casa molte ore al giorno. In entrambi i casi la minor possibilità di preparare pranzi genuini, a base di prodotti freschi, è stata individuata come la causa di uno scorretto sviluppo delle capacità cerebrali e cognitive.

La cattiva alimentazione è una delle piaghe sociali del Ventunesimo secolo. Prenderne coscienza è il primo passo per abbracciare uno stile di vita più sano non solo per noi, ma più di tutto per il benessere futuro dei nostri figli.

di Eleonora Alice Fornara  

WebRep
 
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Foto: forbes.com

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