Il diritto alla sessualità e la disabilità

disabilitàE’ stata recentemente presentata al Senato una proposta di legge che prevede l’introduzione dell’assistenza sessuale per i disabili. La sua approvazione è fortemente voluta da varie associazioni di difesa dei diritti dei portatori di handicap, tra le quali il Comitato per la promozione dell’assistenza sessuale.

E’ un progetto di legge proposto da un gruppo trasversale di senatori, che si prefigge l’obiettivo di rendere tutelato come un diritto il bisogno alla sessualità dei disabili, che -nella maggior parte dei casi- essi non possono soddisfare se non andando all’estero o, peggio, con l’aiuto dei genitori. Queste sono infatti le uniche due vie legali concesse, non considerando la via illegale -pur praticata, nella disperazione- del ricorso alla prestazione di prostitute. Attualmente la figura dell’assistente sessuale è illegale nel nostro ordinamento: la questione rientra nella disciplina dettata dalla famigerata legge Merlin, che regola la pornografia e la prostituzione.

In relazione a quest’ultima, molti hanno sostenuto che essa sarebbe, in buona sostanza, legalizzata tramite l’introduzione dell’assistenza sessuale, per via delle evidenti affinità. Preme però sottolineare anche le numerose e fondamentali differenze tra le due pratiche.

La figura che si creerebbe con l’approvazione della proposta, quella dell’assistente sessuale, è di tipo puramente professionale; da ciò deriva il fatto che per fare tale mestiere si avrebbe l’obbligo di seguire un corso  di formazione specifica, il quale -si può immaginare- si concentrerebbe prevalentemente sul delicato aspetto umano del mestiere e sui problemi di tipo medico e psicologico che gli assistenti si troverebbero inevitabilmente ad affrontare. Va considerato inoltre che il disabile, come abbiamo visto sopra, non ha altre opportunità degne di tale nome, se non questa, per poter sviluppare la propria sessualità.

Si potrebbe affermare che esistono anche altre persone, non portatrici di handicap, che pure non hanno la possibilità di avere -per i più svariati motivi- rapporti sessuali; non si considererebbe però che il problema non è sempre e solo riconducibile all’atto fisico, e quando lo è, esiste anche l’opzione dell’autoerotismo. Tale via però -anche questa- non è praticabile nel caso di una disabilità grave quale quella di cui si sta discorrendo.

Certo, il discorso è delicato e tocca svariate problematiche. Può essere utile esserne a conoscenza, se non per altro, al fine di potersi creare una propria opinione sul tema, che potrebbe diventare tra i più dibattuti in un futuro prossimo.

di Lorenzo Masucci

foto:  latina24ore.it

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