Il delitto di via Rubens, il nuovo romanzo di Patrizia Calamia

IMG_5233Patrizia Calamia è romana e vive a Trieste. Lavora in un gruppo finanziario-assicurativo e viaggia fra Milano, Roma e Parigi. Scrive negli aeroporti, sui treni e nel tempo libero: prevalentemente gialli, spy-stories, racconti e articoli di costume. Nei romanzi mette le sue passioni: l’arte, la storia, i viaggi e la sfida per sciogliere i suoi stessi enigmi.

Ha già scritto: Sodalizio mortale, (ilmiolibro, 2013); La galleria dei mille volti, (Gelmini, 2014); La killer senza nome (Gelmini, 2015); Il labirinto di sangue (Gelmini, 2016).

L’abbiamo intervistata per InLibertà.it

Patrizia, oramai credo tu abbia fatto pace con il tuo essere considerata una scrittrice?

Si e no… in effetti ora scrivo viaggiando e non più “nei pochi ritagli di tempo” perché alla fine dedico molte energie e tempo alla scrittura. Di giorno, di notte, negli aeroporti e sui treni. Diciamo che le mie sono parole in movimento.

Questo romanzo, Il delitto di Via Rubens, è diverso dagli altri a cominciare dal fatto che ha una dedica, una vera dedica! Chi è il misterioso personaggio?

Ah, ah, ah… hai ragione e so già che la dedica deluderà alcuni lettori e amici. Negli altri quattro romanzi ho sempre usato dei bizarri giri di parole per evitare la dedica personale e queste frasi sono diventate una specie di sfida alla ricerca dell’originalità. Stavolta invece c’è un nome ma ho un motivo validissimo.

Il delitto di via Rubens ha un ispiratore. Nello scrivere questo giallo ho potuto attingere dall’esperienza sul campo di un esperto di investigazione, una persona che negli anni in cui si svolge la vicenda narrata nel libro (metà anni novanta) era a capo della squadra omicidi di Roma, esattamente come Roberto Verdani, il protagonista.

Quindi questo misterioso personaggio è di fatto il protagonista.

Si e no. Ovviamente ci sono degli elementi di invenzione nel testo, ma mi sono ispirata alla sua carriera e al suo modo di essere.

Spiegaci come nasce l’idea di questo romanzo.

Come di sicuro saprete io sono romana e a Roma c’è stato un omicidio che ha segnato uno spartiacque nella storia del crimine, ce ne sono stati diversi ma uno in particolare è stato rilevante perchè da subito ha attirato l’attenzione dei media: il delitto di Via Poma, avvenuto nell’agosto del 1991.

Ricordo che all’epoca la cronaca nera non era seguita con l’attenzione, quasi morbosa, di adesso. Tutto è iniziato con Via Poma. E io nel palazzo romano in cui è avvenuto quell’omicidio ci sono stata davvero, due anni dopo il delitto. Ricordo di essere rimasta molto impressionata nel percorrere quel cortile, quello stesso – mi dicevo – che un assassino tutt’ora ignoto ha attraversato, per uccidere la povera Simonetta Cesaroni.

Ci stai dicendo che nel tuo romanzo il delitto resta irrisolto?

Di sicuro sarebbe una trovata originale per un giallo, ma potrebbe apparire un inganno. Tranquilli il nostro vice-questore Verdani e la sua squadra riescono a risolvere il mistero.

Come lettore in effetti sarei rimasto deluso. Prosegui pure con la genesi dell’idea…

Si, dicevo che sono sempre stata interessata a quel periodo romano e quando il destino, o meglio il mio primo romanzo, ha messo sulla mia strada una persona che era stata a capo della omicidi mi è sembrata una occasione da non perdere. Ci siamo confrontati scoprendo che il progetto era non solo realizzabile ma interessante per entrambi.

E’ iniziato così lo studio da parte mia, mi è stato recapitato un enorme manuale sulle tecniche di investigazione (scritto da lui) da imparare alla perfezione perché non sarebbe stato tollerato alcun errore procedurale e ho iniziato.

In cosa è consistita concretamente questa ispirazione?

Mail, fiumi di mail e di domande. Revisioni chiacchierate e confronti su cosa si prova sulla scena del crimine, su come si sente una persona chiamata a raccogliere elementi per incriminare un essere umano che ne ha ucciso un altro. L’atmosfera di una squadra investigativa, le relazioni fra colleghi e con il capo. Il rapporto con i giornalisti a volte difficile a volte strumentale. Tutte cose che io, facendo tutto altro nella vita non avrei saputo descrivere con tale veridicità.

Un percorso interessantissimo e formativo. Un’altra novità di questo romanzo è la casa editrice. Una case editrice di Firenze, Edizioni Polistampa, che ha sottoposto il testo a editing e anche per me questo è stato un percorso nuovo e da cui ho appreso moltissimo. Discutere del proprio romanzo con una persona fantastica come Alessandro Bini, anche lui scrittore e autore teatrale, che lo ha letto andando a scovare negli angoli più bui è stata una esperienza nuova.

E adesso?

E adesso invito tutti a leggere il libro, a recensirlo sui social. Faremo in autunno delle presentazioni. Innanzi tutto a Firenze il 18 ottobre al Teatro Nicolini, poi Roma e probabilmente Trieste e Milano. Mi raccomando fatemi fare bella figura con le persone che hanno creduto in me!

E’ una domanda che si fa sempre a un autore: hai già qualcosa in cantiere?

9788856403633Ovviamente si. Ho da poco completato un altro romanzo, sempre giallo ma con un taglio un po’ più criminologico. Ambientato, quasi per caso, a Firenze e con un piccolo elemento di continuità con il Delitto di Via Rubens, nel senso che ho voluto includere nel romanzo Roberto Verdani assegnandogli il ruolo di questore di Firenze, esattamente come è avvenuto nella realtà.

Ho capito, per svelare chi sia questo ispiratore dobbiamo andare a leggere la dedica! Oppure per conoscerlo di persona fare una gita a Firenze il 18 ottobre alle h. 18 al Teatro Nicolini, dove ci sarà la presentazione del libro.

 Il libro si può trovare in libreria o ordinandolo sul sito Polistampa.com

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