Il cioccolato fondente… “al latte”

Il nome latino dell’albero del cacao, Theobroma cacao, significa “cibo degli dei”. 

Il cioccolato è noto da più di 2.000 anni e, nel corso della storia, è stato utilizzato in vari modi, dalla fermentazione per un tè amaro, alla fermentazione per una bevanda alcolica.

Numerosi studi hanno dimostrato che il cioccolato fondente è ricco di flavonoidi, che hanno proprietà antiossidanti e possono aumentare la funzione cardiovascolare.

Volendo bypassare le proprietà benefiche del cioccolato puro, in questo articolo ci preme segnalare soprattutto una evidente incongruenza relativa alla dicitura “fondente”, che farà giustamente storcere il naso ai vegan.

La normativa

I prodotti “di cacao e cioccolato destinati all’alimentazione umana” sono regolamentati a livello comunitario dalla direttiva 2000/36/CE, attuata in Italia dal decreto legislativo del 12 giugno 178 del 2003 (pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 165 del 18 luglio 2003), in vigore in tutti gli Stati Membri dal 3 agosto 2003.

La normativa disciplina le denominazioni di vendita, le relative definizioni e le caratteristiche di fabbricazione, nonché l’etichettatura dei prodotti e sanziona chiunque utilizzi prodotti non conformi alle caratteristiche per essi stabilite.

Tra queste denominazioni troviamo: il cioccolato, il cioccolato al latte, il cioccolato bianco, il cioccolato ripieno, il chocolate a la taza, il chocolate familiar a la taza, il cioccolatino o pralina, il cioccolatino ripieno, ma non vi è traccia del cioccolato fondente!

Sia la direttiva che il decreto italiano stabiliscono che le denominazioni di vendita “cioccolato”, «cioccolato al latte»… possono essere completate da espressioni o aggettivi relativi a criteri di qualità (extra, finissimo, superiore… ma non puro)

E quindi il fondente come viene regolamentato?

In pratica, il cioccolato fondente, dovrebbe indicare un cioccolato privo di latte, teoricamente vegan, ma non è esattamente così.

Basta acquistare una tavoletta di cioccolato fondente e leggere l’etichetta per incappare in qualche amara sorpresa.

Sulla confezione spesso è riportata la dicitura “può contenere tracce di latte”, che attesta una probabile contaminazione (i macchinari per la produzione sono gli stessi usati per produrre le tavolette al latte).

In altri casi, nonostante venga sponsorizzato un prodotto fondente (complice ovviamente il vuoto normativo)  l’etichetta riporta tra gli ingredienti la dicitura: latte in polvere (un esempio sono i baci perugina fondentissimi al 70%).

E i vegan?

A noi vegan non resta che leggere attentamente l’etichetta.

In mancanza del logo Vegan Ok, assicuratevi che il vostro cioccolato non contenga 

  1. zuccheri aggiunti 
  2. olio di palma,
  3. grassi vegetali idrogenati (più nocivi dei grassi saturi) www.veganitalia.com/2004/.12/ evitate i grassi- vegetali- idrogenati)
  4. latte (anche in polvere poiché è un comune latte vaccino che ha subito un processo di disidratazione.)
  5. assicuratevi che la lista degli ingredienti non sia lunga, c’è il rischio che contenga qualcosa che non conoscete
  6. Più la percentuale di cacao è alta (tra il 55 e l’85%) più pura è la barretta.

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