I Viaggi di ZioGiò – Vacanza in Sicilia fra vulcani e granite

Foto per Home PageCosa c’è di meglio per concludere le vacanze estive di una settimana in Polinesia? La risposta ce la suggerisce il portafoglio ed è quella giusta: una settimana in Sicilia orientale, girando fra spiagge e paesi alle pendici del vulcano più alto d’Europa.

E’ inizio settembre, con la mia famiglia e quella di mio fratello arriviamo a metà mattina alla casa che abbiamo affittato presso l’abitato di Aci S. Antonio: è una villa molto grande con un numero di stanze e bagni perfetti per ospitare comodamente nove persone fra adulti, ragazzi e bambini. E’ nuova e ben attrezzata, speriamo che i miei nipoti (affettuosamente ribattezzati da tempo “i macachi” per la loro abilità nel far confusione e litigare) non la distruggano più di tanto!

Le Isole dei Ciclopi di fronte al porto di Aci Trezza

Le Isole dei Ciclopi di fronte al porto di Aci Trezza

Dopo aver scaricato i bagagli ed aver fatto una prima spesa veloce, ci dirigiamo verso Aci Trezza, il paese sul mare reso celebre dalla penna di Giovanni Verga nel suo romanzo “I Malavoglia”. E’ ora di pranzo e l’arancino consumato sul traghetto con cui abbiamo attraversato lo Stretto di Messina è ormai un lontano ricordo, quindi troviamo un ristorantino davanti al porto dove i nostri figli fanno conoscenza con i sapori locali: pasta al pomodoro, cotoletta, hamburger, patatine, insomma tutto ciò che potresti trovare anche in una stazione di servizio sull’Autobrennero, ma come si dice….. de gustibus non disputandum est!

Granita di fichi

Granita di fichi

Dopo aver assaporato il caffè con la granita (ci siamo resi conto che se non avessimo accettato il suggerimento del ristoratore questi si sarebbe letteralmente offeso) ci mettiamo d’accordo con dei pescatori per un giro in barca lungo la costa: un’ora e mezza per ammirare le Isole dei Ciclopi e la Grotta di Ulisse, sempre scortati dall’Etna che ci sorveglia maestoso dall’alto, con qualche tuffo qua e là che non ci soddisfa pienamente perché l’acqua è torbida. Terminato il giro in barca ci rechiamo a visitare quella che, secondo recente tradizione, è la Casa del Nespolo dove il Verga avrebbe ambientato il suo capolavoro. Ci accoglie una ragazza gentile che ci spiega come era la vita un tempo nei paesi marinari della zona, ci mostra oggetti tipici della cultura locale e ci fa conoscere i retroscena del film “La terra trema” girato qui da Luchino Visconti nel 1948 ed ispirato a “I Malavoglia”. Particolarmente affascinanti abbiamo trovato gli aneddoti sul reclutamento di protagonisti e comparse, in massima parte pescatori ed altri abitanti della zona che recitarono nel film, la maggior parte dei quali senza neanche essere in grado di leggere il copione, e ci si dischiude davanti un mondo antico e genuino di cui ormai non c’è più traccia.

Pareti di basalto lungo l'Alcàntara

Pareti di basalto lungo l’Alcàntara

Adesso ci vuole una sosta rinfrescante a base di brioche e granite: che spettacolo! Di tutti i colori, di tutti i sapori! Potete sbizzarrirvi dai fichi al melone, dal gelso alla mandorla, dal caffè al limone ed alla fragola, tutte fresche e davvero saporite. Per cena andiamo ad un ristorante vicino casa, siamo stanchi ed il giorno dopo ci aspetta, volendo alternare mare e visite all’interno, la gita alle Gole dell’Alcàntara.

Dopo un sonno rigenerante, una corsetta mattutina sempre con l’Etna sullo sfondo ed una bella colazione in giardino, partiamo ed in meno di un’ora siamo nei pressi di Motta Camastra, dove entriamo al Parco Botanico e Geologico delle Gole dell’Alcàntara, un posto davvero piacevole e ben organizzato. Dapprima percorriamo il sentiero che offre begli scorci sul fiume Alcàntara, fa caldo e nei tratti non protetti dagli alberi il sole si fa sentire, ma per fortuna in gran parte è in ombra e la vegetazione stessa è uno spettacolo di colori. Dagli affacci si vede il greto del fiume, che là dove riesce a trovare più spazio fra le pareti di roccia basaltica permette di bagnarsi e che promette frescura e refrigerio. Prima però una sosta al self service del Parco per uno spuntino a base di pesce spada ed arancini, poi giù al fiume dopo aver indossato i costumi da bagno. E mentre i macachi partono per una spedizione guidata dal personale locale per una sorta di mini-rafting, noialtri ci avventuriamo a nostra volta in acqua, risalendo il corso del fiume verso le pareti di roccia.

Area balneabile all’interno del Parco

Area balneabile all’interno del Parco

L’acqua è gelida, ma è proprio piacevole stare in questo posto che, pur affollato, ha un fascino particolare. Stiamo al fiume quasi due ore, poi torniamo su per una merenda al bar con le ormai immancabili granite. Ad un tratto si sentono delle urla che di umano hanno poco….ed infatti è uno dei nipoti che è stato punto, poverino, al dito di un piede da un’ape. Dopo una mezz’ora di pianti ed urla l’antidolorifico comincia a fare effetto e possiamo ripartire per tornare verso casa, fermandoci a comprare delle “tipiche specialità” all’immancabile fast food e delle pizze per cena. E per dessert? Granite, così la serata si conclude dolcemente.

Spiaggia davanti all'Isola Bella

Spiaggia davanti all’Isola Bella

Il giorno seguente andiamo alla scoperta di Taormina, spettacolare cittadina arroccata in alto sulla costa e con belle spiagge, con una comoda sia pur un po’ costosa funivia che porta dal mare al paese. Dopo aver trivellato a fatica gli ombrelloni sulla spiaggia ciottolosa davanti all’Isola Bella ci tuffiamo tutti in acqua e partiamo per l’esplorazione della baia con maschere ed occhialetti. L’acqua è molto bella, ci sono tanti scogli e una gran quantità di pesci, fuori fa caldo e non usciremmo più, però lo stomaco reclama ed andiamo a pranzare in un ristorantino sulla spiaggia accarezzati dalla brezza. Nel pomeriggio un altro bagno, una bella nuotata anche se l’acqua non è pulita come la mattina perché la corrente ha portato così tante buste di plastica che quasi ci si può camminare sopra.

Ceramiche decorate di Taormina

Ceramiche decorate di Taormina

E’ ormai sera, fa meno caldo ed è ora di tornare al parcheggio, lasciare borse ed ombrelloni in macchina e prendere la funivia che ci porterà 200 m. più su in paese per esplorare Taormina. Purtroppo il Teatro Greco è già chiuso e non riusciamo a visitarlo, allora giriamo per il paese che è molto carino ed affollato di turisti e di tanto in tanto offre scorci panoramici verso Giardini Naxos. Oltre a sostare davanti alle tante botteghe di ceramiche ed altri oggetti di artigianato locale facciamo conoscenza con altri due pilastri della zona: il cannolo con la ricotta, uno spettacolo nello spettacolo, ed il “seltz limone e sale”, una bevanda molto dissetante. Con il nostro carico di ceramiche riprendiamo la funivia per tornare al parcheggio e rientrare a casa.

Sveglia presto, oggi si va sull’Etna, e per rendergli omaggio e chiedergli protezione una bella corsetta mattutina è l’ideale! Dopo esserci persi per le campagne intorno a Nicolosi ed aver ritrovato miracolosamente la strada – evidentemente il vulcano aspetta la nostra visita – arriviamo in cima al grande parcheggio nei pressi del Rifugio Sapienza a quota 1.920 m. s.l.m.. Il paesaggio è lunare, dappertutto roccia scura che rende tormentata la morfologia, niente vegetazione se non qualche raro cespuglio. Subito indossiamo giacche a vento, scarponi, cappelli, sciarpe e quant’altro: la temperatura, che sulla costa è intorno ai 30 °C, qui è di pochi gradi sopra lo zero e tira un forte vento freddo!! Ci sono diverse possibilità di escursione, noi scegliamo quella che prevede inizialmente la risalita in funivia fino alla stazione a monte a quota 2.500 m. s.l.m., quindi il percorso in speciali fuoristrada ed il giro guidato sulle pendici del vulcano.

Una bocca secondaria sull'Etna

Una bocca secondaria sull’Etna

E’ bello osservare dal finestrino della funivia mentre saliamo su, e ci dà i brividi immaginare le colate laviche che a più riprese in passato hanno provocato distruzione e tragedie, spazzando via case e minacciando interi paesi. Anche il percorso in fuoristrada è spettacolare e scopriamo che oltre ad italiani ci sono molti turisti stranieri, dagli spagnoli agli ormai immancabili russi. Per la visita guidata a piedi ci accompagna una guida che scopro aver studiato Geologia all’Università di Catania, ed accomunati da questa colleganza (nella notte dei tempi anch’io mi laureai in Scienze Geologiche alla Sapienza di Roma) chiacchieriamo un po’ delle attività di ricerca e monitoraggio che vengono svolte sull’Etna.

Paesaggio lunare sull'Etna

Paesaggio lunare sull’Etna

Ogni tanto si vedono sbuffi di vapore uscire da fenditure della roccia e le nuvole basse rendono il paesaggio ancora più affascinante. Salutiamo la nostra guida che ci dà anche dei consigli su qualche spiaggia da visitare il giorno dopo e facciamo il percorso a ritroso per tornare nei pressi del Rifugio Sapienza (ricostruito dopo essere stato distrutto dalla lava nel 1983). Dopo un pranzo ventoso all’aperto, riprendiamo le macchine per dirigerci verso Catania. E’ proprio vero, come si dice nel famoso film di Benigni “Johnny Stecchino”, che il più grave problema della Sicilia è il “ ’ciaffico “!!

Fontana dell'Elefante a Catania

Fontana dell’Elefante a Catania

Infatti tutta la zona del catanese, sia costiera che all’interno, è un susseguirsi di centri abitati grandi e piccoli senza soluzione di continuità e spesso ci si trova in fila. Arrivati nei pressi del centro di Catania parcheggiamo e ci dirigiamo a piedi verso la piazza della Cattedrale, dove troneggia la Fontana dell’Elefante, simbolo della città. Tanto per cambiare ci rinfreschiamo con granite e brioche, dopo entriamo nella Cattedrale e ci facciamo un giro per le strade, scoprendo che quelle principali presentano begli edifici in stile barocco, mentre alcune di quelle secondarie hanno proprio l’aspetto di un paese, con tanto di piante fuori dalla porta e salotti improvvisati con sedie all’esterno. Rientriamo a casa, cena, relax in giardino e tutti a nanna.

Oggi è l’ultimo giorno, le previsioni promettono un peggioramento, comunque decidiamo di andare alla spiaggia S. Marco nei pressi di Fiumefreddo (il toponimo non è casuale, lo scopriremo di lì a poco tuffandoci in acqua!) consigliataci il giorno prima dalla guida. Una cosa particolare sono i cartelli stradali che di tanto in tanto segnalano di procedere con cautela in caso di cenere sulla strada, e ci ricordiamo che il pescatore che ci ha accompagnato il primo giorno durante la gita in barca ci aveva infatti detto che quando l’Etna è in attività tutti i paesi e le strade fino alla costa si ricoprono di un manto grigio che persiste poi per giorni e giorni e che ogni tanto è responsabile della temporanea chiusura dell’aeroporto di Fontanarossa vicino a Catania.

Spiaggia S. Marco

Spiaggia S. Marco

La spiaggia è bella, lunga e profonda, di sabbia vulcanica scura e ci sono poche persone. Nuotata e bagno, l’acqua è piuttosto fredda ed il sole va e viene. Relax sulla spiaggia e pranzo a base di pesce, poi sentiamo i primi tuoni e facciamo appena in tempo a tornare alle macchine che si scatena il diluvio. La pioggia ci accompagna fino a casa dove fortunatamente cessa. Un’ultima corsa per salutare dal basso sua maestà il vulcano: domani si parte, siamo alla fine della vacanza, che peccato! Per cena andiamo al paese di Aci Castello, distante una ventina di chilometri, anche qui c’è molto traffico. Dalla piazza del castello che dà il nome al paese parte una piacevole passeggiata con affacci sul mare, l’ideale per concludere la serata dopo aver cenato in un ristorante con i tavoli all’esterno.

Mosaico a Villa del Casale

Mosaico a Villa del Casale

Per fortuna anche il giorno della partenza abbiamo programmato qualcosa d’interessante ed infatti nel tragitto verso Palermo, dove la sera abbiamo il traghetto, ci fermiamo a visitare la Villa del Casale nei pressi di Piazza Armerina. E vi assicuro è valsa davvero la pena di percorrere qualche chilometro in più, perché la Villa è uno spettacolo: sembra di essere in Africa per il caldo e la vegetazione, e la visita per ammirare i mosaici e gli ambienti ben conservati è molto interessante perché offre anche uno spaccato di come si viveva e di quali erano le abitudini di un tempo in questa zona.

Mosaico a Villa del Casale

Mosaico a Villa del Casale

E’ ora di raggiungere Palermo ed imbarcarci, è stata davvero una bella vacanza, fra spiagge, paesi, arancini e granite all’ombra di “Iddu”, l’antico nome con cui gli abitanti chiamavano sua maestà il Vulcano.

di Giovanni Gemelli (ZioGiò)

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