Governo: i leghisti subito all’attacco. Salvini querela Saviano

Il nuovo governo è appena nato e a fronte dei primi annunci di alcuni membri dell’esecutivo in quota Lega, inevitabili sorgono le prime critiche da parte di opinionisti e commentatori politici. Una su tutte quella dello scrittore Roberto Saviano in risposta alle affermazioni del neo ministro dell’Interno Matteo Salvini: “Per i clandestini è finita la pacchia. Le ong? No a vicescafisti nei porti”.

La risposta dello scrittore non si è fatta attendere e ieri in un video pubblicato da Repubblica.it ha così replicato:“La poca conoscenza che ha il ministro Salvini del diritto del mare lo porta a ignorare un elemento fondamentale: le Ong agiscono sempre coordinate dalla Guardia Costiera italiana, quindi sempre nel rispetto delle regole. Dando dei ‘vice scafisti’ a persone che salvano vite in mare, sta dando anche colpa alla Guardia costiera italiana e di questo deve prendersene responsabilità”. Infine dice: “Il diritto del mare ha una regola eterna: Non si lasciano persone a mare, non si lasciano annegare. E non sarà Salvini a interrompere questo diritto sacro”.

Decisa la controreplica del neo ministro che poco fa, via Twitter, ha annunciato querela nei confronti di Saviano.

Insomma, almeno a parole, si parte con strappi risoluti verso il passato e non solo da parte di Matteo Salvini che dice “no all’accoglienza indiscriminata di tutti i migranti”. Il suo collega di governo e di partito Lorenzo Fontana (ministro della Famiglia) sostiene che “le famiglie gay non esistono”; Erika Stefani (ministro Affari Regionali) afferma che bisognerà rafforzare il “si all’autonomia di Veneto e Lombardia”.

Ma se con gli annunci da campagna elettorale tutto sembra di facile realizzazione, la complessità di tali atti, già presenti e regolati nelle passate amministrazioni governative, ci fa ritenere verosimile che lo stato in essere dei temi evocati dai nuovi ministri non appare di facile modificazione e applicazione, almeno per i primi due casi.

Andiamo per ordine.

L’accoglienza dei migranti, proclami a parte, non può essere dettata da regole contrarie a quelle internazionali già esistenti, le quali attestano che vige l’obbligo – da parte di chiunque – di soccorso e assistenza delle persone in mare (SAR- International Convention on Maritime Search and Rescue, Amburgo, 1979). Pertanto, tale obbligo vale anche per le navi delle organizzazioni non governative e per quelle dello Stato italiano.

Il nuovo ministro dell’Interno potrà quindi limitare gli arrivi di migranti, impegnandosi a cercare di stipulare accordi bilaterali con i paesi di appartenenza dei “naufraghi” e in seguito garantire loro un’accoglienza dignitosa, con un lavoro e una casa, a chi di questi sarà autorizzato a fermarsi nel nostro paese ma non potrà omettere la regola primaria del diritto del mare sopra citata. Così come non ci si potrà sottrarre dall’offrire assistenza ai profughi di guerra, ma questo punto il neo ministro Salvini non l’ha messo in discussione.

Riguardo alle famiglie gay, tirate in ballo dal ministro Fontana, queste sono invece già parte integrante della nostra cultura e della nostra collettività, non si può negarne l’evidenza, né tantomeno la mutazione verso questa nobile regola della società. Nel XXI secolo non dovrebbe esistere alcuna discriminazione tra persone, né per il colore della pelle, né per la razza, né per la religione, né ovviamente per le proprie preferenze sessuali, soprattutto da parte di chi dovrà rappresentare la nostra nazione nelle sedi pertinenti in giro per il mondo.

D’altronde non si può tornare indietro nella storia e questo, grazie a Dio e all’evoluzione della comunicazione e all’avvento globale dei social network, i nostri figli ce lo confermano quotidianamente con la loro apertura verso il diverso. Le nuove generazioni sono indiscutibilmente più aperte ai cambiamenti culturali rispetto ai nostri nonni, nati e vissuti prevalentemente nel secolo scorso quando il confronto sociale era possibile soltanto con i propri conterranei.

In quanto all’autonomia di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, il percorso per il raggiungimento dell’obiettivo del nuovo ministro agli Affari Regionali Stefani è meno tortuoso rispetto a quello dei suoi colleghi di partito e di governo, perché l’autonomia differenziata, oggi, è possibile grazie all’articolo 116, comma terzo, della Costituzione e grazie all’accordo preliminare firmato tra il governo e le tre Regioni citate lo scorso 28 febbraio 2018. Questo accordo, con la firma definitiva del contratto, consentirebbe alle suddette regioni di legiferare, per esempio, su istruzione e tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali.

Sicuramente il cambiamento di rotta tanto annunciato dai due leader del nuovo governo in carica, Di Maio e Salvini, almeno verbalmente è cominciato. Ora bisognerà vedere se alla prova dei fatti i due saranno determinati, e sempre sostenuti dalla maggioranza del Parlamento, a cambiare le leggi correnti e soprattutto a rispettare le regole democratiche già in atto nel Bel paese.

Quello che però oggi ci lascia basiti, non sono le esternazioni prevedibili dei neo ministri in carica ma l’assenza di una presa di posizione al riguardo da parte del premier Giuseppe Conte. Il nuovo capo del Governo avrà la considerazione da parte dei partiti che lo sostengono, l’autorevolezza, l’autonomia e il potere decisionale necessari a dimostrare la forza del ruolo che ricopre? Speriamo di sì.

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