Fino a toccare il cielo – L’arrampicata sportiva dagli anni del “No Limits” a oggi

Quarta e ultima parte.

Molti sono gli “atleti” che hanno fatto la storia e tra questi, tanto per ricordarne alcuni, gli italiani Maurizio Zanolla alias “Manolo”, l’americano Dean Potter, il tedesco Alexander Huber, l’austriaco Beat Kammerlander e il romano Alessandro “Jolly” Lamberti Bocconi, i francesi Alain Robert (Spiderman) che si cimenta sui grattacieli urbani e Catherine Destivelle, una vera leggenda femminile, alcuni facenti parte per anni del “No Limits Team”.

Negli ultimi anni è nata  una nuova generazione di giovani arrampicatori che annovera tra i migliori il cecoslovacco Adam Ondra, il californiano  Chris Sharma, il tedesco Alex Megos, l’americano Alex Hannold che pratica il “free solo”, ma anche una serie di ragazzini e ragazzine  eccezionali come la nostra Laura Rogora, campionessa italiana in carica capace di scalare a sedici anni il grado di 9a.

Arrampicata e Alpinismo a confronto  

La differenza fondamentale tra ”arrampicata sportiva”  e alpinismo sta soprattutto nel fatto che per quest’ultimo lo scopo è il raggiungimento di una vetta, della “fine” della montagna, durante il quale  le difficoltà che s’incontrano nell’ascensione possono essere molteplici, varie e impreviste e vanno dalle condizioni fisico-ambientali e metereologiche, all’altitudine, alla presenza di ghiaccio e neve, all’esposizione alle intemperie e alle variazioni del tempo, fino alla lontananza dai luoghi abitati, alla durata dello sforzo, ai dislivelli, alla rarefazione dell’aria.

Tutto ciò comporta  ovviamente un’adeguata preparazione fisica, ma anche una seria conoscenza dell’ambiente montano e la programmazione dello sforzo, che deve essere durevole e di tipo aerobico-continuativo.

 Nel “free climbing” invece, quelle condizioni si attenuano o spariscono del tutto, mentre  bisogna portare ai massimi livelli l’allenamento fisico e tecnico specifico e quindi la preparazione sistematica, soprattutto in palestra, in modo che la forza muscolare sia massimale e resistente principalmente sugli arti superiori; va inoltre approfondito  lo studio delle tecniche e la conoscenza delle dinamiche di una parte del corpo umano per  vincere le maggiori difficoltà (pareti strapiombanti, scarsità di appigli e appoggi, …) che si vanno ad affrontare o addirittura a cercare.

Insomma, in quest’ultimo caso non si ricerca la via più facile per raggiungere la cima che diventa il traguardo, ma quella più difficile, tecnicamente più complessa e atleticamente più divertente per arrivare a un obiettivo. Due appprocci diversi alla roccia che oggi (anche con l’esplosione e la nascita di decine e decine di palestre con pareti artificiali) possono definirsi due sport diversi, ancora complementari forse, dato che la grande progressione delle difficoltà superate in falesia ha contribuito a far innalzare di molto anche il livello di difficoltà delle salite in ambiente alpino, ma destinati a separarsi ulteriormente.

Due figli nati dalla stessa madre/padre/passione per la scoperta, per la conoscenza e l’avventura, ma che hanno trovato ognuno una propria  “via” per affrontare il futuro in autonomia e libertà, che sarà lungo e con molta probabilità ancora pieno di sorprese.

Dove arrampicare in Italia       

In Italia si può arrampicare in tutte le Regioni, dove si trovano ormai migliaia di vie attrezzate, tra le migliori risultano:

Val di Mello               in Lombardia  

Valle della Sarca        in Trentino

Valle dell’Orco            in Piemonte

Arco                              in Trentino

Finale Ligure                 in Liguria

Pietra di Bismantova        in Emilia Romagna

Gran Sasso                    In  Abruzzo

Sperlonga e Gaeta       nel  Lazio

Costiera Amalfitana     in Campania

Palinuro                       in Calabria

San Vito lo Capo         in Sicilia

Cala Gonone               in Sardegna

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