Fiat Chrysler Automobiles, il trend di produzione a Melfi inizia a essere positivo

A new Fiat Chrysler Automobiles sign is pictured after being unveiled at Chrysler Group World Headquarters in Auburn Hills, MichiganIl 2014 è stato un anno molto importante per la storia automobilistica italiana. Lo storico marchio torinese Fiat SpA, ormai proprietario dei celebri marchi nazionali Alfa Romeo, Fiat, Lancia, Abarth, Maserati e Ferrari, si fonde definitivamente con la casa automobilistica statunitense Chrysler, di cui aveva cominciato l’acquisizione nel 2009.

Oggi il gruppo viene denominato FCA (Fiat Chrysler Automobiles) dividendosi a sua volta in FCA US LLC e FCA Italy SpA, con quotazione azionaria presso la borsa di New York e quella di Milano. La grande novità è sicuramente la decisione di spostare la sede storica da Torino a Londra come sede fiscale, e in Olanda la sede giuridica. L’artefice di tutto il cambiamento è senza dubbio l’amministratore delegato Sergio Marchionne, con il suo piano industriale arduo ma concreto, che pur con la forte ostilità di alcuni settori sindacali e politici italiani, sta puntando a trasformare il gruppo FCA in uno dei sette maggiori costruttori di automobili al mondo, in grado di confrontarsi con le richieste del mercato attuale.

Il segno che qualcosa sta davvero cambiando si è visto a Dicembre: infatti nello stabilimento Fiat-Sata di Melfi, in provincia di Potenza, proprio in concomitanza con il Natale, dopo anni di cassa integrazione con la settimana di produzione ferma al venerdì, si è cominciato a produrre anche nel giorno di sabato a partire dal 13 dicembre. A Melfi vengono prodotti alcuni veicoli del gruppo FCA tra i quali la celebre Punto che sembra non conoscere crisi, grazie anche alle ultime campagne di vendita che offrono le motorizzazioni verdi a metano e a gpl allo stesso prezzo di quelle a benzina, l’attesissimo SUV che si richiama alla piccola utilitaria Fiat 500 prodotta in Polonia, la 500 X, che non è ancora alla commercializzazione su tutti i mercati, ma è in prevendita con un forte gradimento da parte del pubblico, e la Jeep Renegade, importante per i numeri – 5.000 unità settimanali prodotte – e per la storia del marchio americano Jeep, in quanto è il primo modello prodotto fuori dagli Usa. Quest’ultimo modello, per l’aumento della domanda di ordini, che a novembre in Italia ha raccolto 1026 immatricolazioni,complice anche l’offerta vantaggiosa proposta ai dipendenti del gruppo, ha portato la casa costruttrice a mettere in programma una produzione di circa 700 Renegade per il sabato, richiamando così 3.000 lavoratori, che guadagneranno 100 euro nella prossima busta paga.

A piccoli passi, sembra prendere forma il piano industriale del gruppo che, anche se lungo il percorso ci sono stati ripensamenti, ora sembra avere imboccato la strada giusta. In fin dei conti, la conquista per essere tra i grandi dell’automobile non è cosa facile.

di Giorgio Chiatti

1 risposta

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.