Federica Vergaro: una giovanissima leva dell’Antimafia

CarovanaAntimafiaIl tema della lotta alla Mafia e dell’Associazionismo, coinvolge sempre più spesso il mondo dei giovani, eppure spesso la notizia non trova una degna rilevanza. Sarà forse perché oggi si tende a sottolineare gli aspetti futili dei reagazzi, sarà perché è più facile esaltare la loro scarsa attenzione al sociale (tema che sembra  marcire insieme ai responsabili diretti di tale marciume), sta di fatto che in mezzo a tanta negatività, c’è ancora chi spera e lotta.

Oggi raccontiamo la storia di una ragazza “qualunque”, Federica Vergaro (classe 1995) che ha deciso di contrastare a modo suo questa autentica cancrena sociale che è la Mafia

Simona Mazza: Federica , quando ti sei avvicinata al mondo dell’antimafia e qual è stata la “scintilla” che ha fatto accendere in te tali nobili sentimenti?

Federica Vergaro:  La Storia è iniziata un giorno di metà maggio del 2007. Stavo sfogliando casualmente una rivista televisiva. Mi soffermai incuriosita su una foto che, avrei saputo dopo, ritraeva il Generale Dalla Chiesa nel giorno delle sue seconde nozze con Emanuela Setti Carraro. Non avevo la minima idea di chi fosse Dalla Chiesa, all’epoca avevo 12 anni. Mi misi a leggere l’intervista accanto alla foto. L’articolo parlava di un’anteprima di una fiction che sarebbe andata in onda il successivo autunno su canale 5, dedicata alla figura del Generale. Scoprii entusiasta che l’ex conduttrice di “Forum”, Rita, che stimo moltissimo, era Sua figlia. Da quel giorno cominciai a fare ricerche per conto mio, sfruttando il tempo libero delle ferie estive. Scoprii a poco a poco la storia del pool antimafia su internet, studiai puntigliosamente con amore la storia del Generale Dalla Chiesa.

Fu allora che nella mia coscienza cominciò a delinearsi un ritratto negativo della mafia. Capii che dovevo fare qualcosa per contribuire anch’io a debellarla. Non sapendo però come. Nel settembre 2007 acquistai il libro “Delitto imperfetto” di Nando dalla Chiesa, perché la storia del Generale mi affascinava sempre di più. Dopo averlo letto, dentro di me nacque qualcosa. Il libro mi sconvolse emotivamente. E da allora la mia vita cambiò. Il Generale diventò per me (lo è tutt’ora) un esempio di vita da seguire. Pensare alle sue parole, e ai suoi insegnamenti mi aiutò più volte a rialzarmi nei momenti più difficili. 

S.M.: Federica, ti sei appassionata al fenomeno mafioso a soli 12.anni. Non credo che i tuoi coetanei abbiano condiviso con te la stessa sete di giustizia, soprattutto considerando che vivi a Ruffano, un paese del Salento, dover la Mafia non ha esteso i suoi tentacoli e se lo ha fatto, porta nomi diversi. Come hai vissuto la tua condizione di “mosca bianca”?

F.V.: Io ho un carattere un po’ chiuso, sono timida; per questo alcuni ragazzi negli anni in cui frequentavo le medie mi prendevano spesso di mira, urlandomi parole irripetibili e dandomi improvvisi e violenti spintoni.         

Ebbi paura, lo ammetto. Per i primi tempi tacqui, tenendomi tutto dentro. Ma poi mi ribellai, perché capii che quello era un atteggiamento omertoso, e comportandomi così, mi sembrava di uccidere un’altra volta tutti quelli che si erano sacrificati per darci delle speranze, un futuro migliore. E che noi, giovani, dovevamo, come diceva il giudice Borsellino, “continuare la Loro opera”. Raccontai quello che subivo alla dirigente della mia scuola, e dopo, anche a miei genitori.

I colpevoli furono richiamati in direzione ogniqualvolta cercavano di infastidirmi. E da allora non ho avuto più paura. Ora riesco ad affrontare i momenti difficili con maggiore serenità. Credevo che denunciare quello che mi stava capitando avrebbe richiesto un grande atto di coraggio. Ma, come il Generale mi ha insegnato, “Certe cose non si fanno per coraggio, si fanno solamente per poter guardare più serenamente negli occhi i propri figli e i figli dei nostri figli”. E neanch’io l’ho fatto per coraggio, ma solo perché era giusto, ed era un mio dovere farlo, parlare, scegliere tra rimanere succube nel silenzio o “assaporare il fresco profumo di libertà”, e riprendermi la mia vita.  

Oggi Federica è una “guerriera” in prima linea, ma la sua unica arma sono una macchina da presa e una fotocamera, attraverso le quali immortala gli eventi più significativi legati al mondo dell’anti Mafia. Parla con entusiasmo e divulga soprattutto il suo pensiero ai giovani, con grande generosità e spirito indagatore.

Non potrebbe esserci esempio migliore del suo per stimolare le masse ancora in erba e nutrirle di sana speranza

Allora, Vai Federica, Vai!

di Simona Mazza

foto: radiondadurto.org

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