Entra nel vivo la campagna elettorale per le Presidenziali in Francia

IMG_5386Domenica scorsa a Lione, di fronte a 5 mila militanti del Front National e non solo, la leader dell’estrema destra francese Marine le Pen ha aperto la sua campagna per le presidenziali del 7 maggio prossimo in Francia. Dopo l’apertura di rito, al suono della “Marsigliese”, lo slogan che ha mandato in visibilio la folla è stato: “Contro la sinistra e la destra dei soldi, io sono la candidata del popolo”.

Marine ha evitato di citare il suo genitore e fondatore del partito ma piuttosto quel Charles De Gaulle, riferimento dei suoi avversari di centro-destra, ideologo dell’Europa “delle Patrie”, della “politica della sedia vuota”, in ambito NATO e fiero avversario – a suo tempo – dell’ingresso della Gran Bretagna nella UE; proprio quella Gran Bretagna che oggi, votando la Brexit, ha implicitamente dato ragione al generale, dopo cinquant’anni. Marine è andata anche oltre, esprimendo il suo no reciso alla NATO e all’Europa, in qualunque forma; il ritorno al franco e ancora un no all’immigrazione.

Guerra al fondamentalismo islamico in ogni sua forma

Il discorso di Marine Le Pen è stato interrotto una sola volta, dai militanti, al grido di “qui siamo a casa nostra”, quasi a ricordare alla candidata che la Francia appartiene al popolo francese, o meglio, a coloro che in Francia sono nati, ereditandola da chi l’ha costruita e fatta grande. Per la leader del Front National è stato il “la”.

Il fondamentalismo e il terrorismo, che ne è la sua conseguenza, ha detto Le Pen “fa strage di massa” e “vuole cancellare un sistema di valori”, tanto che ormai, in alcuni quartieri periferici delle città francesi “alle donne è vietato portare la minigonna o andare nei bistrot”. Ma, se “siamo in guerra contro il fondamentalismo islamico … oggi, comincia la vera battaglia”. Infine, un colpo alle comunità gay, che votino o no per il FN, ribadendo la sua volontà di vietare i matrimoni omossessuali, qualora dovesse salire all’Eliseo.

Avversari di Marine Le Pen

I partiti avversari del Front National sono smarriti o divisi. Il Partito Repubblicano, già “gollista” e di centro-destra, ha espresso, alle primarie, un François Fillon, subito coinvolto in scandali privati per aver assunto la moglie come assistente parlamentare, a diecimila euro al mese.

Le sinistre hanno sostanzialmente gettato ai rovi un’alleanza di quasi mezzo secolo, esprimendo tre candidati: Jean-Luc Melenchon, uomo forte della sinistra radicale; il candidato ufficiale del Partito socialista, Benoit Hamon e l’ex ministro dell’economia, Emmanuel Macron, che dal PS è uscito, per fondare un nuovo partito. Il Presidente uscente, François Hollande, non ha neppure tentato di ricandidarsi.

Sondaggi: Le Pen in testa al primo turno

Di fronte a tale smarrimento generale, la candidata di estrema destra, secondo i sondaggi, è destinata a imporsi al primo turno, con il 26% dei voti. A ruota, però, la segue un outsider, fose ancor più di lei: l’ex socialista e ora indipendente Emmanuel Macron, con il 23%. Il repubblicano Fillon annaspa intorno al 20%, mentre gli altri candidati della sinistra; Hamon e Malenchon, non andrebbero oltre, rispettivamente, al 14 e all’11% delle preferenze.

A questo punto, secondo il sistema francese (e se, ovviamente, i sondaggi rispecchino la situazione reale delle espressioni di voto) si dovrebbe tenere un turno di ballottaggio tra i due candidati più votati e, la strada per l’Eliseo, si farà molto più dura per Marine Le Pen. Ad affrontare la leader del FN, infatti, dovrebbe esserci l’ex ministro Macron, sul quale, sicuramente, confluiranno i voti di coloro che, al primo turno, hanno votato gli altri candidati di sinistra.

Al ballottaggio: tutti contro Marine

Fatti i conti, perciò, se al 23% dei voti del primo turno, sommiamo un altro 25%, ottenuto dalla somma dei voti che – secondo i sondaggi – costituiscono l’elettorato di Hamon e Malenchon, otteniamo un 47%, molto vicino alla meta, per Emmanuel Macron. Basterebbe, quindi, che meno di un quinto dei sostenitori di Fillon voti per Macron, al turno di ballottaggio, per garantire la Presidenza della Repubblica francese all’ex ministro dell’economia.

Gli stessi sondaggi sull’esito finale supportano l’esattezza di tali ragionamenti: Macron batterebbe Marine con il 65%, contro il 35% e addirittura Fillon, nel caso riuscisse a spuntarla per concorrere al ballottaggio, batterebbe la Le Pen 61% a 39%.

Ora, è vero che i sondaggi statistici, alle ultime elezioni (Brexit, Presidenziali USA e referendum in Italia) sono stati molto poco affidabili; è pur vero, però, che il divario tra voti attribuiti ai candidati che potrebbero arrivare al ballottaggio finale sembra veramente notevole. Inoltre la storia delle elezioni francesi insegna che costantemente, ai turni di ballottaggio, tutti quanti – se necessario – si coalizzano senza eccezioni contro il candidato del Fronte National. Per Marine Le Pen, quindi, la vittoria sembra veramente ancora un miraggio.

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