Educazione siberiana al cinema, finzione o realtà?

Salvadores è alle prese con il suo primo film in inglese ed il suo primo incontro con John Malkovich, uno dei protagonisti del film, con il quale dice di essersi inteso da subito: “Prima ancora di entrare nel merito del film, ci siamo intesi perché entrambi siamo intorno ai sessant’anni, un’età che per un uomo rappresenta una svolta”.
Il film è stato presentato al Noir Festival di Courmayeur dove Salvadores si è concesso a qualche domanda dei giornalisti, “La nostra realtà di oggi è piccola, e diciamolo anche triste. Il linguaggio del cinema ha bisogno di un respiro più ampio, magari è più facile capire la stagione italiana attuale partendo dalla rete o dalla televisione” ha dichiarato, e il film di certo non è di quelli facili.

Girato in Lituania il film Educazione Siberiana narra la storia dell’omonimo libro di Nocolai Lilin, che è poi la storia della sua vita e della sua infanzia trascorsa nella regione della Transinitria, autoproclamatasi stato indipendente nel 1990 ma non riconosciuta dalla comunità internazionale e situato al confine con la Moldavia, dove lo scrittore ha vissuto fino all’età di 18 anni. Lilin racconta nel libro il mondo degli Urka siberiani, la comunità di criminali deportati da Stalin nella regione e regolati da un proprio sistema interno di regole e valori e che si autodefiniscono “criminali onesti”.  Gli Urka non possono commettere stupri o estorsioni, non possono spacciare stupefacenti e possono rapinare solo i ricchi e lo Stato, l’omicidio deve essere supportato da giusta causa. La vita degli Urka è regolata anche da una serie di regole pratiche: le armi usate per la caccia non possono essere contaminate da quelle usate per uccidere esseri umani, e non è possibile rivolgere la parola alle forze dell’ordine. Antiche regole che sembrano ricordare a noi italiani l’antico codice d’onore mafioso.

Il libro è stato pubblicato in 40 paesi del mondo ottenendo ampio successo ma su esplicito divieto dell’autore non è statoo tradotto in russo. Da un po’ di tempo tuttavia vengono avanzati dubbi sulla reale portata autobiografica del romanzo: gli Urka non sono una etnia, come invece vengono descritti nel romanzo, ma una generica comunità di criminali e Bender, la città dove è ambientato il romanzo, sembra che fino al 1940 appartenesse alla Romania, suona inoltre strano che vi fossero deportazioni dalla Siberia e non in Siberia e che l’autore, prima dei 23 anni, possa essere finito due volte in carcere in Transinitria e poi essere stato mandato, pur non essendo cittadino russo, a combattere in Cecenia, come racconta nel suo novo romanzo Caduta libera.

Secondo quanto raccontato da alcuni giornalisti anche gli abitanti di Bender negano che la vita della città sia quella raccontata dal romanzo e Salvatores sembra credere a Lilin decidendo di girare il film in Lituania perché troppo pericoloso farlo a Bender. Le riprese sono state complesse, racconta Salvatores: “Il gelo ad un certo punto ha bloccato la telecamera, e ci ha costretti a girare a passo uno, ci sono state scene veramente difficili da filmare, come il bagno nell’acqua ghiacciata, è stata durissima, ho perso 6 kg. Ma la soddisfazione è tanta, tra l’altro non avevo mai avuto l’occasione di girare una rissa, o un fiume in piena che spazza via ogni cosa. Come in “Nirvana”, abbiamo dovuto ricreare un mondo, e abbiamo in un certo senso girato un film in costume. Sembra stupido, ma trovare anche solo un pacchetto di sigarette russo anni ’80, per non parlare di auto sovietiche o vestiti, è tutt’altro che semplice”.

Accanto a Salvatores alla presentazione del film Lilin si dice molto soddisfatto: “Gli altri volevano girare un film sulla mafia russa, o avevano in mente qualcosa come “La promessa dell’assassino” di Cronenberg, che non c’entra nulla con il mio messaggio. Invece secondo Salvatores la mia era la storia di come un vecchio mondo viene fatto a pezzi dal nuovo che avanza. Lui ha capito esattamente cosa volevo dire”.

A febbraio il film sarà distribuito anche in Italia ma resta un mistero se si possa parlare realmente di una storia autobiografica o di invenzione.

di Claudia Durantini

foto: stanzedicinema.com

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