Ecotassa, Di Maio vuole salvare la Fiat Panda

La tassa porterebbe un calo delle vendite dell’auto italiana e un conseguente rischio di perdita di posti lavoro

Ecotassa si, ecotassa no; la tassazione delle auto sulla base delle emissioni nocive tiene banco anche in Parlamento. Ma perché tutto questo clamore? Facciamo un passo indietro: è di poche settimane fa la proposta di legge di tassare più di quanto siano già attualmente le auto in base ai valori di CO2 emessi dallo scarico, condannando – se così si può dire – quelle vetture non più nuovissime ma che continuano a resistere in vetta alla classifica dei modelli più venduti in Italia come la Fiat Panda, la Fiat Punto e la Lancia Ypsilon. Che cosa vuol dire questo? Posti di lavoro a rischio.

Posti di lavoro a rischio

Proprio su questo è voluto intervenire il vicepremier Luigi di Maio che ha spiegato come, se l’ecotassa prendesse il via così com’è, la Fiat Panda sarebbe al di sopra delle dirette concorrenti più virtuose sul fronte emissioni. Chi infatti la comprerebbe ancora se più inquinante e, soprattutto, più costosa della media? Non si può non tener conto inoltre dei problemi che si avrebbero relativi al calo delle vendite con un conseguente rischio di perdita di posti di lavoro (la Panda attuale viene prodotta a Pomigliano D’Arco). Di Maio ha voluto confortare i cittadini e sottolineare inoltre di come si stia “andando verso una soluzione che garantirà il bonus per le auto elettriche fino a 6.000 euro e allo stesso tempo consentirà di non tassare le auto delle famiglie”.

Quanto avrebbe pagato la Panda?

Di tutti i motori della gamma Panda solamente quella a Metano sarebbe stata esente dall’ecotassa perché inquinante meno di 110 g/km di CO2. Tutte le altre versioni invece, benzina o diesel che siano, avrebbero dovuto pagare un extra tra i 300 e i 400 euro. A far compagnia alla Panda a metano in zona franca troveremmo tutte le concorrenti dell’utilitaria italiana tra cui Citroen C1, Toyota Aygo e Peugeot 108.

Salvare la Panda per salvaguardare l’occupazione

Insomma, salvare la Panda per non perdere gli investimenti programmati per l’Italia dal Gruppo Fiat-Chrysler, fondamentali per salvaguardare l’occupazione nell’azienda torinese. 

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