E’ sparita l’arte nelle nuove parrocchie di periferia

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I cattolici residenti nelle periferie delle città italiane frequentano la parrocchia del quartiere dove vivono ma, anche i più attenti, spesso non fanno caso alla struttura, il più delle volte priva di quel calore e di quel magnetismo che nelle chiese antiche, basiliche, cattedrali o duomi, cattura l’animo. La caratterizzazione domiciliare della parrocchia ci fa sentire probabilmente più a nostro agio rispetto ad una chiesa qualsiasi ma in questi luoghi capita sovente di rendersi conto di trovarsi in chiese dove si constata la mancanza delle emozioni e dell’impressione spirituale, sensazioni che si dovrebbero percepire entrando nella “Casa del Signore” e che si avvertono entrando nelle antiche basiliche le quali, oltre ad essere luoghi di culto e di preghiera per i credenti, rendono affascinanti e suggestive molte piazze italiane. Le nuove chiese, in quanto luogo di culto, dovrebbero essere accoglienti come quelle più antiche e non, come a volte capita di vederne, semplici costruzioni che sembrano capannoni asettici dove Dio appare stipato in un angolo e i fedeli sembrano essere dei pacchi accatastati sulle loro mensole. L’arte, nella sua completezza, in queste strutture è sparita. Probabilmente questo è dovuto al timore dell’ostentazione della ricchezza da parte dei vertici della Chiesa Cattolica che, per ignoti motivi, perché dubitiamo che il problema sia economico, preferiscono evitare di costruire chiese con strutture architettoniche classiche e arricchite all’interno da opere artistiche come accadeva in passato. Oppure dipende solo dal periodo storico, probabilmente povero, secondo la Chiesa, di artisti con idee originali e di genio come gli antichi maestri italiani. Perché, anche qui, esitiamo a pensare che i responsabili della CEI (Conferenza Episcopale Italiana) considerino più la quantità che la qualità delle opere. Le nuove chiese sembrano essere costruite soltanto per dare l’opportunità ai fedeli di riunirsi in un luogo ufficiale, in un istituto riconosciuto dalla Chiesa Madre che sicuramente, in questa fase della vita cattolica dove la fede verso Dio è minata da un laicismo esasperato, non è poco ma il solo prestare fede e il congiungersi non può bastare ad alimentare quella fiammella di cui il fedele ha bisogno, perché la stessa deve essere integrata con un contesto adeguato al culto che egli pratica. Le istituzioni centrali e locali, insieme alla CEI, piuttosto di elargire fondi per cattedrali nel deserto che poi rimangono vuote, dovrebbero pensare di foraggiare ed incentivare la nostra Fede e la nostra cultura, laddove ce ne fosse bisogno, anche con luoghi appropriati allo scopo e non creando costruzioni asettiche, utili si ma a magazzini mercantili. Speriamo che Benedetto XVI, sempre attento ai temi sociali, ricordi ai costruttori di mausolei artici che le chiese sono luoghi di preghiera, che necessitano soprattutto di fede e mistero e non di lastre di vetro e cemento bianco.

Enzo Di Stasio

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