E’ davvero finito l’idillio tra Matteo e Silvio?

Drenziberlopo poco più di un anno, era il 18 gennaio del 2014, Matteo Renzi e Silvio Berlusconi interrompono la loro “intesa d’onore” nata nella sede del Partito Democratico, situata a Roma, a pochi passi dal largo del Nazareno. Da qui il nome del patto rotto oggi dal leader di Forza Italia.

L’accordo nasceva con l’intento comune di portare a termine la riforma elettorale ed una serie di riforme costituzionali volte al superamento del bicameralismo perfetto e alla modifica del titolo V che regola il rapporto Stato-Regioni.

Secondo Berlusconi, però, con l’indicazione, e l’elezione, di Sergio Mattarella a capo dello Stato, decisa da Renzi e avallata dal Partito Democratico, sono venuti meno i punti fondamentali che tenevano in piedi il patto del Nazareno.

Tant’è che ieri intervenendo telefonicamente all’incontro del «Governo ombra» organizzato da Gianfranco Rotondi a Roma, l’ex premier ha annunciato «Ci siamo sgravati di un peso, possiamo tornare a lavorare fortissimamente nella direzione di ricostruire un forte e compatto centrodestra e, sempre disposti a dare il nostro voto a qualunque proposta ci venga dalla sinistra che ritenessimo utile per il paese, riprendiamo il nostro ruolo di oppositori in pieno, a 360 grado. Siamo in una democrazia commissariata, dobbiamo operare perchè questa situazione possa essere cambiata e si possa tornare ad una democrazia completa».

«Sosterremo le riforme che riterremo positive, – ha continuato Berlusconi – ma non accetteremo più ciò che avevamo accettato per amore di un risultato positivo, come ad esempio il doppio turno con soglia al 40 per cento».

Ma la porta lasciata aperta dal leader di Forza Italia lascia perplessi molti esponenti del suo partito, tra questi Raffaele Fitto, che ritengono che quello dell’ex cavaliere sia soltanto un bluff per calmare le acque interne.

Dal canto suo Renzi ha risposto che «la riforma costituzionale è ormai avviata. Vorrà dire che al referendum confermativo ci sarà da una parte l’alleanza Berlusconi, Salvini, Vendola e Grillo e dall’altra il Pd».

Mostrando quella sicurezza ricevuta dalla ritrovata unità interna al suo partito e dagli otto parlamentari di Scelta Civica passati nelle ultime ore nel Partito Democratico.

Tuttavia, finché la pace interna al Pd stabilita con l’elezione del Presidente Mattarella al Quirinale durerà, Renzi potrà dormire sonni tranquilli e fare a meno (forse) dei voti di Forza Italia ma dubitiamo fortemente che la minoranza del suo partito formata da diverse correnti, come la vecchia Dc dei Forlani, Andreotti e Moro, si sia addomesticata con la questione Quirinale.

Così come non crediamo che la fronda interna a Forza Italia sotterri l’ascia e faccia prevalere la tesi rosa delle donne vicine all’ex cavaliere, su tutte Francesca Pascale e Mariarosaria Rossi, che vorrebbe far fuori i due fedelissimi Letta e Verdini.

Insomma il Patto del Nazareno è come tutte le storie passionali, ci si lascia ma con la porta del cuore aperta. Cosicché se uno dei due spasimanti facesse un passo avanti l’altro sicuramente non disdegnerebbe il generoso atto.

di Enzo Di Stasio 

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