Donna vs Stereotipo: il potere della TV

sex-and-the-city-002Parliamoci chiaro: una rubrica sulle donne in genere sa di “già visto”. Gli argomenti girano sempre intorno alla vita casalinga, al sesso, alle relazioni sentimentali o più spesso alle complicazioni che derivano dalle tre cose.

La moda e il gossip vengono solitamente riservati alle più giovani o a quelle che si concedono un po’ di evasione dalla routine. Non ci sarebbe niente di sbagliato se non fosse che è stato già fatto mille volte. Questo è stato il mio primo pensiero quando ho saputo che mi sarei occupata di Woman’s Wor(l)d.

Da quel giorno una prevedibile sequenza di pensieri mi ha portato a riflettere sul successo della serie tv più femminista e controcorrente degli anni 90: Sex & The City. Ricordate? La riccia riflessiva, la bionda sfrontata, la rossa razionale e la bruna dal cuore tenero. Perennemente innamorate di Manhattan, conquistavano gli uomini o si abbandonavano ad essi, parlavano liberamente di sesso e spendevano nella moda cifre di cui quasi nessuna donna comune dispone.

Era come avere un filo diretto con tutte le altre donne del pianeta. Per assurdo quella vita così distante e diversa dalla nostra era diventato il paradigma del gentil sesso, una delle poche cose della tv davvero rappresentative del mondo al femminile. Era logico che i giornali sfruttassero quel consenso per dedicare intere sezioni agli stessi temi, puntando allo stesso successo.

Arrivati al 2014 perfino questo meccanismo è diventato obsoleto, le rubriche e le riviste femminili vengono prese di mira come spazzatura per femminucce e nemmeno le donne che scrivono delle donne si prendono più sul serio.

Eppure in seconda serata su La7 continuano a mandare in onda il programma. Perché? Perché Sex & The City, e tutte le serie tv affini, hanno colto in pieno la correlazione tra il periodo storico e la fase psicologica che tutt’ora attraversano le donne, quella linea sottile che collega ogni cosa al suo contrario: il senso di rivoluzione alla volontà di ritornare alle certezze tradizionali, la staticità degli eventi alla voglia di sperimentare, il rigetto per la condizione passata alla continua ricerca di approvazione.

Gli eccessi degli anni ’90 erano il risultato di una faticosa ribellione contro le insicurezze, di quella determinazione nel voler fare ciò che non si poteva e nel volersi affermare in ogni cosa, e finalmente la tv riusciva a concretizzarne lo scopo: la libertà di sentirci noi stesse senza la pressione di uno stereotipo, di non essere per forza bamboline né macchine da guerra, né virago né mamme a tempo pieno. Ci veniva insegnata la possibilità di scegliere. L’attenzione si sposta sui veri obbiettivi da porsi, sui problemi più insoliti e sconosciuti delle donne, nel modo più diretto: dandogli voce.

L’obiettivo di questa rubrica è lo stesso: essere realisti e provare a ricreare quel filo diretto tra le donne che vivono nella stessa società in subbuglio.

di Simona Scardino

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