Dl Cura Italia – 85 milioni per il potenziamento della didattica e distanza

Nuovo modo di fare istruzione in tempo di Covid-19

Era il pomeriggio del 4 marzo quando si susseguivano, incessantemente, una serie di informazioni contrastanti che rimbalzavano dai social alle chat di alunni e genitori, su un’imminente chiusura delle scuole in tutta Italia.

Un evento straordinario, che la popolazione faceva fatica a digerire, e che portava con sé un misto di sconcerto e paura per quanto stava accadendo. Tutti con il fiato sospeso per la gravità della situazione, una notizia di tale portata, se confermata, avrebbe messo tutti difronte ad una seria realtà, qualcosa di molto grave stava accadendo su tutto il territorio nazionale.

Mentre le ansie sul da farsi, dal giorno dopo, investivano genitori, dirigenti scolastici, insegnanti – la gioia infervorava tra i più piccoli per l’ingenuità dei loro ragionamenti, bambini spensierati in grado di cogliere della notizia solo l’aspetto più ludico, qualche giorno di spensierata vacanza a casa; atteggiamento quest’ultimo modificatosi nel tempo per la presa di coscienza che esiste un bisogno vitale di stare con i compagni e ritrovarsi sui banchi di scuola.

Come era prevedibile le voci, che oramai circolavano da ore, trovarono conferma nella conferenza stampa delle 18 alla presenza del presidente del Consiglio Giuseppe Conte e della Ministra Lucia Azzolina la quale comunicò che, sentito il parere della commissione scientifica e considerata la salvaguardia della salute dei bambini, giovani e adulti le scuole e tutte le istituzioni educative sarebbero rimaste chiuse fino al 15 marzo.

Decreti in continua evoluzione

Con la pubblicazione del DPCM del 4 marzo 2020 – all’art.1 “Misure per il contrasto e il contenimento sull’intero territorio nazionale del diffondersi del virus COVID-19” – si leggeva ciò che avrebbe determinato un drastico cambiamento per milioni di famiglie, studenti e docenti.

Con immediata applicazione dal giorno successivo venivano “sospesi i servizi educativi per l’infanzia di cui all’articolo 2 del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65, e le attività didattiche nelle scuole di ogni ordine e grado, nonché la frequenza delle attività scolastiche e di formazione superiore, comprese le Università e le Istituzioni di Alta Formazione Artistica Musicale e Coreutica, di corsi professionali, master e università per anziani, ferma in ogni caso la possibilità di svolgimento di attività formative a distanza; sono esclusi dalla sospensione i corsi post universitari connessi con l’esercizio di professioni sanitarie, ivi inclusi quelli per i medici in formazione specialistica, i corsi di formazione specifica in medicina generale, le attività dei tirocinanti delle professioni sanitarie, nonché le attività delle scuole di formazione attivate presso i ministeri dell’interno e della difesa”.

Il Coronavirus dettava, e continua a farlo ancora, le regole comportamentali di un’intera nazione, la quale si trovò nel giro di pochi giorni, per via di un numero sempre screscente di contagiati in quasi tutta la penisola e per una sanità non pronta a fronteggiare un’ emergenza di così tale portata, a dover procedere alla chiusura non più soltanto delle scuole ma, come descritto nel DPCM dell’8 marzo, divenuto ancora più restrittivo il giorno dopo con un nuove integrazioni al DPCM del 9 marzo, a dichiarare tutta l’Italia “zona rossa” ad estendere la chiusura di tutte le attività educative e delle scuole al 3 aprile e da lì ad elencare giorno dopo giorno, con il susseguirsi di ordinanze, decreti ministeriali e direttive regionali, una serie di limitazioni e restrizioni in tutta lo scenario socio economico produttivo, lasciando aperte solo quelle attività considerate di estrema utilità.

La chiusura delle scuole continua

Il 3 aprile è alle porte ma anche questa data non verrà rispettata perché nel frattempo la situazione non si è stabilizzata il rischio del contagio è molto alto e di conseguenza le scuole, università e tutte le istituzioni educative e formative continueranno a rimanere chiuse.

Di fronte a questo scenario c’è tutto un mondo nuovo che nel giro di pochi giorni si è dovuto reinventare e se all’inizio si pensava a salvaguardare una emergenza adesso si deve pensare a qualcosa di più, che richiede maggiori sforzi da parte di tutti.

Se i primi giorni si riteneva che la didattica non si poteva assolutamente fermare, i ragazzi non si potevano abbandonare in un momento di così alta tensione, adesso la parola d’ordine è qualità e non più solo continuità e per garantirla servono strumenti adeguati. Per fronteggiare la nuova didattica a distanza necessitano supporti informatici e personale docente e operatori qualificati in grado di gestirla al meglio.

Una serie di legittimi interrogativi sul come comportarsi sul nuovo che avanza e su quali modalità organizzare ciò che era consolidato in tema di conclusione di un percorso scolastico come quello degli studenti che si trovano a dover affrontare la maturità, in queste ore hanno trovato risposte nelle dichiarazioni del Ministro Azzolina che ieri in Senato ha reso pubbliche le iniziative attivate dal Governo concernenti la prosecuzione dell’anno scolastico in corso.

Il Ministro ha confermato la validità dell’anno scolastico 2019-2020 e ha ribadito che non ci sono le condizioni per un rientro a scuola e assicurata la proroga dei contratti del personale docente e del personale Ata. Nei prossimi giorni si attendono le indicazioni operative per la valutazione intermedia e finale. Per ciò che riguarda l’esame di Stato l’orientamento è quello di proporre commissioni interne con un solo membro esterno.

85 milioni di euro per il potenziamento della didattica a distanza

Dai dati presentati risultano essere stati stanziati 85 milioni per il potenziamento della didattica a distanza più 8,2 milioni aggiuntivi sono stati destinati al lavoro di supporto degli animatori digitali e 43,5 milioni per pulizie straordinarie e acquisto di gel e prodotti igienizzanti.

10 milioni saranno utilizzati dalle istituzioni scolastiche per favorire l’utilizzo di piattaforme e-learning e per dotarsi immediatamente di strumenti digitali utili per l’apprendimento a distanza, o per potenziare quelli già in loro possesso, ponendo attenzione anche ai criteri di accessibilità per gli studenti con disabilità.

70 milioni saranno utilizzati per mettere a disposizione degli studenti meno abbienti, in comodato d’uso gratuito, dispositivi digitali per la fruizione della didattica a distanza, saranno distribuiti fra le scuole tenendo conto del numero totale di alunni dell’istituto (per il 30% del totale dell’importo), ma anche dell’indicatore Ocse Escs (per il 70% del totale dell’importo), che consentirà di individuare le aree dove ci sono famiglie più bisognose e dove, soprattutto, sono meno diffuse le dotazioni digitali.

Ci sono ulteriori 5 milioni di euro destinate alla formazione del personale docente, verranno impiegati 1.000 assistenti tecnici informatici a dare supporto ai docenti per la didattica a distanza nelle istituzioni scolastiche del primo ciclo. Il decreto incrementa, infine, il Fondo per le emergenze educative del Ministero di 2 milioni di euro, anche questi utilizzabili per le esigenze delle scuole per fronteggiare l’emergenza Coronavirus sul piano della didattica.

A breve con una circolare operativa alle scuole verrà data istruzione per l’attuazione del decreto ‘Cura Italia’ in modo tale che i dirigenti scolastici potranno utilizzare immediatamente i fondi che riceveranno.

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