Il diritto alle armi dell’America di Trump

armiusaMolti anni or sono ero Commissario di Tiro al Poligono Nazionale di Roma e facevo gare di TPS (Tiro Pratico Sportivo) con revolver 3,57 magnum. Ho, dunque, dimistichezza con le armi da fuoco e non posso dire che non trovi interessante la loro meccanica o divertente il loro uso sportivo, che mi è valso anche qualche medaglia. Ciononostante ho sempre categoricamente rifiutato di richiedere il porto d’armi. Non è incoerenza. Le armi da fuoco non sono solo strumenti sportivi, ma anche e soprattutto strumenti offensivi; come tali, non li amo.

A tutti i civili che venivano al Poligono per ottenere il porto d’armi usavo chiedere se fossero davvero pronti ad uccidere un altro essere umano. Molti di loro mi rispondevano di no, altri mi dicevano che non stavo centrando il problema, che non sarebbero usciti di casa con la pistola per uccidere, ma per difendersi. Erano loro a non centrare il problema: tirare fuori un’arma per difendersi significa essere pronti a sparare ed uccidere; diversamente si diventa bersagli, perché la persona che abbiamo di fronte, se a sua volta armata, non conosce i nostri scrupoli, non sa della nostra intenzione di non uccidere. Quella persona ci vede armati ed è cosa sufficiente a reagire. E’ possibile che sia un delinquente avvezzo all’omicidio e non abbia, dunque, i nostri scrupoli; è possibile che sia qualcuno che ha paura e non gode di lucidità. In ogni caso ci vuole un secondo, un solo secondo per premere il grilletto, per creare un ponte tra la vita e la morte.

Ebbene, l’America di Trump, sulle ali del Secondo Emendamento della Costituzione, sembra stia correndo alle armi da difesa personale ancor più che in passato. Il giro di affari intorno alle armi private è incredibile: dai 20 ai 30 milioni di dollari all’anno, per un totale di più di 350 milioni di armi in circolazione.

Il ringraziamento del neo-eletto Donald Trump alla NRA (National Rifle Association) la dice lunga sulla sua posizione in merito alle armi da difesa personale, così come esplicito è il disegno di legge che consente l’acquisto di armi anche in uno Stato diverso da quello nel quale è stata ottenuta la licenza, cosa che di fatto vanifica il blocco di alcuni Stati all’acquisto di armi.

Forse, a monte del problema, si dovrebbe coscienziosamente parlare delle armi a chi voglia acquistarne e, soprattutto, ritoccare un tantino il Secondo Emendamento, stilato nel 1791, quando il problema della difesa personale era decisamente diverso.

di Raffaella Bonsignori

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