Dazi amari. Le strategie politiche e commerciali dell’amministrazione Trump

Il Fondo Monetario Internazionale ha rivisto la stima di crescita mondiale al 3.3% per l’anno in corso, quindi ai minimi dal 2009 con il dato sugli Stati Uniti al +2.3%.

Gli effetti negativi della fase di debolezza sulla crescita globale, le ripercussioni del prolungato shut down, inflazione e tassi che non risalgono come sarebbe stato auspicabile, contribuiscono ad innervosire l’amministrazione americana già messa sotto pressione da vicende interne ed internazionali.

Sul fronte delle controversie commerciali prosegue il braccio di ferro con la Cina che ribatte colpo su colpo gli affondi americani. Ora sembra essere la volta dell’UE.

Attuando strategie già note sin dall’inizio del proprio mandato, l’amministrazione Trump, ha annunciato che intende imporre dazi su circa 11 miliardi di dollari di importazioni dall’Unione Europea, attendendo un risultato favorevole agli USA nella disputa aperta presso il WTO riguardo ai sussidi governativi ad Airbus. 

I dazi sarebbero giustificati dalla sezione 301 del Trade Act che autorizza il presidente a introdurre misure ritorsive contro entità estere che violino accordi commerciali e/o provochino restrizioni o danni non giustificabili al commercio americano. 

La lista di prodotti che diverrebbero soggetti ai dazi include non solo aerei Airbus ma anche prodotti di industrie molto diverse. In particolare i rischi che corrono le aziende italiane che esportano verso gli USA sono davvero significativi.  I possibili nuovi dazi riguarderebbero, come detto, 11 miliardi circa di importazioni dall’UE, fra cui non solo aerei Airbus, ma anche un’ampia gamma di altri prodotti. Tra essi molti di quelli che rappresentano le eccellenze del made in Italy quali quelle del settore agro-alimentare che esporta verso gli Stati Uniti circa 4,2 miliardi di euro ogni anno.

Secondo il rappresentante del commercio USA, Lighthizer, la lista definitiva dei beni eventualmente soggetti ai dazi sarà determinata dopo la pubblicazione del parere del WTO, che conterrà una stima del danno subito dall’industria americana in seguito ai sussidi europei.  In ogni caso appare certo che ad essere incisi non saranno solo i settori più contigui alla vicenda in atto (e quindi aerei ed elicotteri). 

Da parte degli organismi americani è stato sottolineato che le trattative con l’UE sono divise per comparti e gli eventuali nuovi dazi riguarderebbero una disputa aperta da 14 anni. Ora il Presidente Trump avrebbe detto basta al fatto che la UE, per anni, si sia “approfittata” di questa situazione.

Nella lista (provvisoria) dei beni pubblicata lunedì, il controvalore totale è di 23,8 mld e richiederebbe quindi dazi pari a circa 47%. Le decisioni sul caso verranno prese probabilmente in estate, quando il WTO dovrebbe concludere la propria valutazione. 

Lo spostamento di attenzione sul commercio con l’Europa potrebbe essere l’inizio di possibili tensioni attese da metà maggio in poi, quando Trump dovrà rispondere al rapporto del Commerce Department sul settore auto.

Nonostante le affermazioni del Commerce Department, è comunque probabile che la questione Airbus venga usata come arma negoziale nelle trattative in corso con l’UE e come monito per avvertire i partners europei che stanno mostrando grande attenzione agli sbocchi e alle relazioni con la Cina.  

A stemperare parzialmente la questione, almeno per ora, dall’ufficio dell’US Trade Representative sono stati diffusi alcuni commenti e precisazioni che cercano di circoscrivere l’impatto dell’annuncio di nuovi dazi collegati al caso dei sussidi a Airbus.

Bastone e carota “as usual”.

Fonte foto: eunews.it

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.