Dalì e gli Orologi Molli: la vita in fuga, il tempo che fugge

Orologi Molli DalìL’ossessione del tempo che scivola via, gli anni che si “sbriciolano” dietro di noi.

La vita in fuga ed una via di fuga. Come può fuggire la vita? Scivola via perché il tempo scorre; la vita si consuma perché il tempo è irreversibile, si dissolve perché il suo tempo l’annienta. Siamo esseri storicamente determinati, ed il tempo vissuto ci definisce come soggetti storici. Ecco perché la nostra unica e vera ricchezza è il tempo e come ogni ricchezza che si teme di perdere, avvertiamo il fluire del tempo come un’ossessione che consuma la nostra esistenza fino a ridurla a nulla. L’ossessione della fine, la paura della morte. Temi molto delicati e complessi che ritroviamo anche nell’arte, nella pittura.

Dalì

Salvador Dalì ha affrontato a suo modo  questa paura, in un suo celebre dipinto “La persistenza della Memoria”, noto anche come “Gli orologi molli“; un quadro del 1931, conservato al Museum of Modern Art di New York. Il dipinto raffigura orologi che “si sciolgono”, molli appunto. Ma perchè questi orologi si sciolgono? Che cosa ci fanno in quello strano ambiente? Il paesaggio è ben noto all’artista, si tratta di Port Ligat, piccolo villaggio della Spagna, dove Dalì e sua moglie Gala avevano comprato una casa. Che cosa rappresenta quel palco su cui troneggia un albero ormai secco, morto? E quella strana forma, bizzarra, a terra? Sono le semplicissime domande che un osservatore del dipinto si pone, naturalmente.

Se giriamo il quadro di 90 gradi a destra, possiamo scorgere un viso di profilo: naso ed un occhio chiuso, labbra, bocca, baffi, è il profilo dello stesso Salvador Dalì, un autoritratto. Quei tre orologi molli, disposti in quella strana maniera, il quarto orologio rigido, rovesciato ed invaso da formiche, cosa rappresentano, cosa ci avrà voluto dire il famoso artista ? E’ proprio Dalì a toglierci ogni dubbio ed a fornirci la risposa ” Avevamo finito la nostra cena con un ottimo Camembert” , “il quadro che stavo dipingendo rappresentava il paesaggio di Port Ligat, avrebbe dovuto fare da sfondo ad un’idea ….” Ma quale ? Ciò che l’artista non ci dice è proprio la sua ossessione per il tempo che passa, per la vecchiaia che inesorabilmente arriva per tutti. Il tempo non scorre nello stesso modo per gli animali, i vegetali ed i minerali; un’ora è tanto per una formica che vive appena pochi mesi ma è nulla per noi esseri umani. E’ ben poca cosa perfino per un albero, un ulivo in questo caso, che può vivere per ben due secoli. Gli alberi sopravvivono a noi, ci dice l’artista, per due, tre secoli, sono spettatori muti di tragedie sociali, guerre, cataclismi naturali.

Dalì e la moglie Gala

Dalì, ossessionato dal tempo che passa, il male universale ed il male moderno, traduce in ossessione anche la scogliera del mare: cosa vogliamo che sia un’ora per uno scoglio, muto e perenne per decenni, al confronto con la vita di una persona? L’animale, l’uomo, l’albero e la scogliera sono tutti evocati nel quadro. Ognuno ha una sua speranza di vita ed una memoria che vanno a velocità diverse, proprio come questi orologi a cipolla, cremosi quanto un buon Camembert, un ottimo formaggio da gustare. Salvador Dalì ha consacrato con il pennello quella che è una vera e propria malattia, non solo sua, di epoca moderna e contemporanea: il terrore del tempo che fugge; per assaporare il proprio tempo, bisogna avere un buon rapporto con se stessi ed invece si è sempre proiettati verso altro da sé, verso quello che viene dopo, verso una corsa incessante: c’è sempre qualcosa che non va e che andrebbe ascoltata, qualcosa che fugge, qualcosa da rincorrere, sia il fermare una ruga, organizzare e pianificare qualcosa, tenere sotto controllo il quotidiano, mentre le nostre ossessioni impediscono di vivere serenamente l’oggi.

di Alessandra Paparelli

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