Dai “Mandala” una meditazione che coinvolge mente e spirito

Da qualche tempo anche in Occidente si è diffusa la conoscenza dei “Mandala“: una forma d’arte utilizzata nell’induismo e nel buddismo.

Etimologia

Màndala in sanscrito significa “cerchio” o “centro” e rappresenta in maniera assai schematica e geometrica il mondo ed il cosmo: si può quindi dire che un mandala è un “cosmogramma”. Con questo termine si indicano infatti degli elegantissimi motivi geometrici, diagrammi e disegni circolari che simboleggiano, a livello spirituale e rituale, un microcosmo dell’universo.

I “mandala” sono usati in vari ambiti (dalle pratiche spirituali alla psicologia) per ritrovare calma, equilibrio e pace e, in ultimo, aumentare la consapevolezza di sé durante la meditazione. Essi aiutano infatti a “distaccare” il pensiero mentre lo stesso viene coinvolto pienamente nel processo creativo. Durante i periodi di stress, figure mandaliche ci possono apparire in sogno per indicare la possibilità di un ordine interiore e dare espressione e forma a qualche cosa che ancora non esiste. 

A livello simbolico dunque i mandala esercitano anche un’azione sull’autore del disegno o di colui che lo colora perché in questo simbolo si nasconde un effetto magico ancestrale: la figura ha lo scopo di tracciare un magico solco intorno al centro, un recinto sacro della personalità più intima, un cerchio protettivo che evita la “dispersione” e tiene lontane le preoccupazioni provocate dall’esterno.

Mandala e Buddismo

Nella tradizione buddista tibetana il mandala viene realizzato con sabbie colorate dalle abili mani dei monaci.

Attraverso delle cannucce di diverse dimensioni (per fare segni più o meno sottili) i monaci fanno cadere in degli spazi precedentemente disegnati, i colori che comporranno l’immagine finale. 

Per completare un mandala ci vogliono diversi giorni.

Per tutto il tempo, l’ipnotico sfregare delle cannucce diventa il sottofondo ideale per la meditazione cui tutti possono assistere. 

Curiosità 

A prescindere dalla preziosità, dal tempo e dalla grandezza, il mandala viene distrutto con una cerimonia finale, durante la quale le sabbie vengono rimescolate e gettate in un corso d’acqua.

Questo simboleggia l’impermanenza del mondo materiale.

Mandala: una originale terapia

Karl Jung studiò le proprietà terapeutiche dei mandala, per oltre 20 anni e scrisse quattro saggi sull’argomento, evidenziandone la potenza e le proprietà rilassanti. Il noto psichiatra considerava i “mandala” come simboli vivi in grado di avere effetti benefici sulla mente utili a far crescere l’aspetto intellettivo.

Disegnare e colorare i mandala significa infatti dedicare un po’ di tempo a se stessi, attivando la concentrazione, l’attenzione, la creatività e la memoria, oltre ad essere una pratica molto rilassante.

Carl Gustav Jung fa riferimento agli “archetipi” che presentano tre caratteristiche peculiari: l’universalità, l’impersonalità e l’ereditarietà, la cui presenza è ricorrente, per esempio, nei sogni, dove si manifestano spesso contenuti non individuali e non ricavabili dall’esperienza personale del sognante.

Per Jung i “Mandala sono uno dei migliori esempi dell’operazione universale di un archetipo” cioè dell’azione di quei temi e schemi dominanti presenti nell’inconscio collettivo di tutti noi.

Poi scrive “Il Mandala rappresenta uno schema ordinatore che in certa misura si sovraimpone al caos psichico, così che l’insieme che si sta componendo viene tenuto insieme per mezzo del cerchio che aiuta e protegge.

Ogni mattina schizzavo in un taccuino un piccolo disegno circolare un Mandala che sembrava corrispondere alla mia condizione intima di quel periodo. Solo un po’ per volta scoprii che cosa è veramente il Mandala: il Sè, la personalità nella sua interezza, che è armoniosa se tutto va bene.”

Come si compone un “mandala” 

Ultimamente si trovano libri di mandala ovunque e si possono realizzare anche dei disegni personalizzati.

Quando disegniamo e coloriamo un mandala, la nostra opera può diventare una rappresentazione del nostro mondo interiore e del nostro stato d’animo in quel momento.

Ma parliamo di quelli “tradizionali”.

Di solito nel mandala troviamo una sorta di “cintura” esterna, ovvero una “barriera di fuoco” (la coscienza metafisica) che brucia l’ignoranza, ed una serie di cerchi concentrici, al cui interno si trova un quadrato suddiviso a sua volta in quattro triangoli.

In mezzo ad ogni triangolo, dunque anche al centro del mandala ci sono altri cerchi, raffiguranti le immagini di divinità. Altre volte il “mandala” ha una struttura labirintica o rappresenta un palazzo con le sue torri, difese da “guardiani” protettori della coscienza.

Il dato comune è la ripetitività dei disegni floreali o altre strutture, come ad esempio i cristalli.

La meditazione dei “mandala”

Quando meditiamo sul mandala, riviviamo il processo eterno della creazione-distruzione-creazione periodica dei mondi; siamo così in grado di penetrate nei ritmi del tempo cosmico e soprattutto spezzate le catene del samsara (la vita terrena, il mondo materiale), per approdare infine a un piano trascendente.

 

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