Cristianesimo: radici storiche, evidenze laiche

Sviluppatasi dal giudaismo (religione del popolo ebraico e della sua cultura), circa 2000 anni fa nasceva il Cristianesimo, religione monoteista e la più diffusa al mondo, che conta oggi circa due miliardi di fedeli. Tutti i cristiani – considerando i molti rami e le diverse pratiche che questa confessione assume nelle varie parti del mondo –  credono in un unico Dio, esistente come Padre, Figlio e Spirito Santo, che si è rivelato agli uomini per mezzo dei profeti e del suo “unigenito figlio”, Gesù Cristo,  morto in croce per il suo popolo e poi risorto.

Gesù nacque a Betlemme (dall’ebraico “Casa del pane”), vicino Gerusalemme, in Palestina, da una vergine di nome Maria, promessa sposa a Giuseppe. Fu a questa umile coppia che Dio decise di affidare il compito di crescere il futuro “Salvatore”, l’ebreo prescelto, inviato sulla Terra per salvare il mondo. Cresciuto a Nazaret, e per questo soprannominato “il Nazareno”, attorno ai 30 anni Gesù inizierà ad essere riconosciuto come “Il Messia”, divenendo così Gesù Cristo (dal greco, “unto”) in seguito al battesimo ricevuto da suo cugino Giovanni Battista nelle acque del fiume Giordano (che attraversa per circa 330 km tutta la Terra Santa). “Io vi battezzo nell’acqua per la conversione; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali”, annunciava Giovanni.

Secondo la leggenda, chi sentiva parlare Gesù, non poteva fare a meno di notare qualcosa di speciale in lui rispetto agli altri predicatori del suo tempo: studioso di libri sacri, si poneva come diretto conoscitore del pensiero di Dio, per certi versi innovatore e rivoluzionario rispetto alle tradizione del tempo.

Il miracolo attraverso il quale Gesù guarì un paralitico, ad esempio, venne duramente criticato dalle autorità ebraiche poiché compiuto durante il sabato, giorno considerato di riposo e in cui non si doveva fare nulla. L’ideale cristiano della fratellanza che tendeva ad eliminare la distinzione esistente tra liberi e schiavi e in generale tra classi sociali, assieme alla percezione di una profanazione dei costumi tradizionali, portarono ad una vera e propria intolleranza nei confronti di questa nuova religione da parte dei pagani.

Le gallerie sotterrane lunghe vari chilometri  conosciute come catacombe, oltre ad essere state i primi cimiteri dei cristiani e quindi luogo di sepoltura per i propri correligionari, hanno costituito difatti un rifugio per gli stessi fedeli, i quali potevano svolgervi i loro riti e comunicarvi liberamente attraverso simboli e codici segreti sui muri.

La storia racconta che quando un cristiano incontrava un estraneo nella strada, per capire se quest’ultimo fosse anch’esso un fedele, disegnava a terra una parte della sagoma di pesce; se lo straniero completava il simbolo tracciando l’altra metà, entrambi i credenti sapevano allora di essere in buona compagnia. Perché il pesce? Greci, Romani e molti altri pagani usavano il simbolo del pesce prima che lo facessero i cristiani. Per tal motivo  il pesce, a differenza, per esempio, del crocifisso, suscitava poco sospetto, rendendolo un perfetto simbolo segreto per i credenti perseguitati e permettendo di distinguere gli amici dai nemici. Il termine greco per pesce è “ichthys”. Da questa parola, fin dal primo secolo, i cristiani crearono un acrostico (componimento poetico in cui le prime lettere di ogni verso, lette per ordine, danno un altro nome o altre parole): Iesous Christos Theou Yios Soter, cioè Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore. Con l’editto di Milano del 313 d.C. cessò la persecuzione contro i cristiani e questi poterono iniziare a costruire chiese e ad acquistare terreni per realizzarvi nuovi cimiteri.

Foto di reenablack da Pixabay

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