Crisi dell’atletica italiana agli europei indoor di Belgrado

Stadio di BelgradoSi sono svolti a Belgrado, da venerdì a domenica della scorsa settimana, i XXXIV Campionati europei di atletica leggera indoor. La parte del leone, nel medagliere complessivo, è stata recitata dalla Polonia, che ha conquistato ben sette medaglie d’oro, una d’argento e quattro di bronzo. I conterranei di Papa Woytila, si sono aggiudicati gli 800 metri, i 1.500, il salto in alto, il salto con l’asta, il getto del peso e la staffetta 4×400, in campo maschile e ancora getto del peso e staffetta 4×400, in campo femminile.

Le sette vittorie ottenute dalla squadra polacca rappresentano un record: nessun altra Nazione era riuscita a tanto nelle 33 edizioni precedenti. Subito dopo, non ha sfigurato la Gran Bretagna, con cinque ori, quattro argenti e un bronzo. Ma questo non rappresenta una sorpresa.

Španović senza rivali nel salto in lungo

SpankovicL’eroina della manifestazione, almeno per il pubblico di casa che la ha sostenuta, è stata Ivana Španović. L’atleta serba – terza a Rio 2016 – ha conquistato il titolo europeo con la misura di 7.24, mondiale stagionale e terza misura indoor di ogni tempo. Ma, attenzione: a causa dell’intensificarsi dei controlli antidoping, erano 27 anni che una donna non saltava così tanto. Ciò significa che i risultati precedenti erano stati ottenuti con l’aiuto della chimica (nella DDR, il doping era una pratica “di Stato”) e che, virtualmente, la misura della Spanovic può essere considerata il vero record mondiale della specialità.

Laura Muir imbattibile nel mezzofondo

La mezzofondista britannica Laura Muir è stata semplicemente straripante, sia nei 1500 che nei 3000 metri. Prima ha corso i 1500 e ha stabilito il primato europeo stagionale. Il giorno dopo si è ripetuta nella distanza doppia ed ha battuto di ben quattro secondi il primato continentale della portoghese Fernanda Ribeiro, risalente al 1996. Gli ultimi quattrocento metri (due giri di pista), li ha corsi in 60”41, cioè un tempo da far invidia ai colleghi maschi. Le sue avversarie non hanno potuto far altro che annaspare alle sue spalle.

I più bravi in campo maschile

Tra gli uomini, si segnala la prestazione del francese Kévin Mayer, nell’eptathlon, dove con 6479 punti ha battuto il primato europeo. Nel getto del peso, inoltre, ha stupito la prestazione del polacco Konrad Bukowiecki, che ha conquistato la medaglia d’oro con la misura di 21.97. Il risultato costituisce il record europeo di categoria – il vincitore ha solo diciannove anni! – e la miglior prestazione stagionale continentale. Inoltre, per i “lanci” vale ancor più che per i “salti” il discorso dell’intensificazione dei controlli e sfiorare i 22 metri, nel peso, rappresenta veramente un grande prestazione.

Italiani sempre più giù

Donato CorseraLa nazionale italiana ha ottenuto soltanto una medaglia d’argento, grazie all’encomiabile Fabrizio Donato, nel salto triplo, con la misura di 17.13; peggio era riuscita a fare soltanto nel lontano 1988, con una sola medaglia di bronzo (nel lungo maschile, con Evangelisti). Ciò che sconcerta è il fatto che, per ottenerla, è stato necessario richiamare in servizio il quarantenne reatino, già oro agli europei all’aperto (2012) e indoor (2009), nonché medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Londra, nel 2012. Inoltre, il nostro triplista ha saltato anche in condizioni fisiche precarie, effettuando due soli salti utili e, preferendo impegnare i tendini solo nel caso che fosse stato scavalcato. Cosa che, fortunatamente, non è avvenuta (il vincitore era già irraggiungibile).

Per il resto si può citare il quarto posto della 4×400 femminile, pur essendo “orfana” della campionessa europea Libania Grenot; il sesto posto di Silvano Chesani, nel salto in alto, con la stessa misura ottenuta del bielorusso medaglia di bronzo (2.27); i tre finalisti nel mezzofondo uomini (sesto Razine nei 3000) e il tredicesimo posto di Simone Cairoli nell’eptathlon.

La responsabilità del naufragio non è certo degli atleti che hanno fatto ciò che hanno potuto. E nemmeno della carenza di fondi, visto che la vincitrice Polonia investe soltanto un decimo di quanto spende la nostra federazione. La responsabilità e della mancanza di impianti e dell’impoverimento tecnico di una scuola che, in passato, aveva dato grandi soddisfazioni agli appassionati.

di Federico Bardanzellu

Fonti Foto

Foto1: Stadio Belgrado (Fonte:EP Atletika 2017/Twitter)

Foto 2: Ivana Spankovic (Fonte: IAAF)

Foto 3: Fabrizio Donato (Fonte: Corriere della Sera)

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