Crimea: referendum illegale? Non più della deposizione di Yanukovich

yanukovich_viktor_thumb400x275Il 16 marzo si è tenuto il referendum che ha dichiarato la secessione della Crimea dall’Ucraina e la conseguente annessione alla Russia. La zona della Crimea è stata trasferita nel 1954 dal leader sovietico Nikita Chruscev alla RSS Ucraina, il che spiega una popolazione composta per il 59% di etnia russa -e soltanto per il 25% di etnia ucraina più una minoranza tatara- ma anche il suo status di Repubblica autonoma che conferisce alla Crimea un proprio Parlamento.

Usa e Unione Europea hanno da subito bollato il referendum come illegale; scopriamone le motivazioni.

La Costituzione Ucraina stabilisce che la secessione di una parte del territorio nazionale deve essere votata da tutti i cittadini ucraini (non soltanto dalla regione interessata) e ratificata dal governo di Kiev; la supervisione del referendum è stata garantita unicamente da forze armate filorusse che hanno occupato la Crimea; tre settimane di preavviso dall’indizione di un referendum sono un tempo troppo esiguo; il referendum ha semplicemente confermato una decisione già presa pochi giorni prima dal Parlamento della Repubblica Autonoma di Crimea; il diritto internazionale non contempla la modalità di annessione usate dalla Crimea alla Russia.

È strano, però, che Usa e Ue non abbiano definito illegale anche il colpo di Stato con il quale è stato deposto il governo di Viktor Yanukovich, democraticamente eletto nel 2010 e confermato dall’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa).

Yanukovich, dopo essere scappato dalla rivolta armata, è stato deposto direttamente dal Parlamento di Kiev; un’azione legale? In realtà, no. Infatti, la Costituzione non consente nemmeno che il parlamento nazionale possa rimuovere il presidente dalla sua carica. L’iter, per avere valore democratico, sarebbe dovuto essere il seguente: nomina di una commissione d’inchiesta, voto parlamentare di due terzi dei proponenti, i tre quarti dei voti di condanna, verifica del caso da parte della Corte Costituzionale.

E ancora: possibile definire “illegale” lo strumento referendario -quindi di democrazia diretta- ma legittima una rivoluzione armata? Il referendum sarebbe dovuto essere ratificato dal governo di Kiev, non eletto e dunque illegittimo?

La realtà è ben diversa e riguarda interessi geopolitici: la rivoluzione armata non viene definita illegale perché avvicina l’Ucraina all’Unione Europea (e, quindi, all’Occidente), allontanandola dall’influenza russa. Inoltre, la Crimea è una zona strategica per gli interessi di Putin nel Mar Nero.

L’Ucraina è diventata, a sua insaputa, la pedina di complessi interessi mondali che riguardano il decennale scontro tra Usa e Russia, il petrolio, il gas, la volontà attrattiva ed espansiva dell’Unione Europea.
di Giovanni Succhielli

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