Quando il guardaroba femminile venne rivoluzionato
Il termine Smoking, che deriva dall’inglese Smoking Jacket (giacca da fumo), per svariato tempo è stato considerato un indumento prettamente maschile. Indossato per la prima volta da Griswold Lorillard, industriale del tabacco, al Tuxedo Club, in New Jersey, nel 1886, lo Smoking o Tuxedo (come viene chiamato negli Stati Uniti d’America), ha subito diverse mutazioni.
Appartenente al genere maschile fino al 1966, Yves Saint Laurent rivoluzionò, in quell’anno, il concetto de Le Smoking nell’Haute Couture, portandolo in passerella, indossato da donne. La strada era stata, in parte, spianata da Gabrielle Coco Chanel, che aveva donato alle donne il tailleur con la gonna, ma è grazie a Saint Laurent che il Women’s’ Wardrobe cambiò per sempre.
Le Smoking, in quegli anni, rappresentava un’alternativa audace per le donne, che erano limitate all’uso del Little Black Dress. Nonostante si respirasse un’aria femminista, negli anni sessanta, una donna che indossava i pantaloni, era ancora una provocazione.
Dopo di lui, molti altri Designers rimasero sedotti da Le Smoking da donna, come Nina Ricci, Dercanin per Balmain e Cristina Oriz, ed è diventato un indumento indispensabile nel guardaroba femminile.
Per Yves Saint Laurent Le Smoking non era un modo per dichiarare guerra alle discriminazioni di genere, bensì una maniera per risaltare la femminilità che risiede in ogni donna: “Il pantalone è un vezzo, un fascino supplementare, non un segno di uguaglianza o di liberazione”, aveva dichiarato.
Pierre Bergé, con il quale creò la maison Yves Saint Laurent, gli disse: “Se Chanel ha dato la libertà alle donne, tu hai dato il potere”.
Ed è questo, del resto, che Le Smoking rappresenta ancora oggi: un indumento di potere. Emblema della donna moderna, raffinata e in carriera, Le Smoking è adatto sia ad una giornata in ufficio che ad una serata elegante.
Ad amare l’anticonformismo de Le Smoking sono state donne quali Paloma Picasso, Loulou de la Falaise, Betty Catroux, Nam Kempner e Laetitia Casta.
La musa ispiratrice di Yves Saint Laurent fu, però, Catherine Deneuve, quando il regista spagnolo Luis Buñuel, nel 1967, affidò al Designer algerino il guardaroba dell’attrice per il film Belle de jour (Bella di giorno), che disse di lui: “Saint Laurent disegna per donne che hanno una doppia vita. I vestiti del giorno aiutano la donna a stare in mezzo agli estranei; le permettono di andare dappertutto senza attirare un’attenzione non desiderata: grazie alla loro naturalezza un po’ mascolina, le conferiscono una certa forza, la equipaggiano per incontri che potrebbero dar luogo a conflitti: però per la sera, quando la donna può scegliere con chi stare, Yves la rende seduttrice”.
di Roberta Colella Di Salvo
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