In un momento storico pandemico come quello che stiamo vivendo, ove la nostalgia del cinema e del suo suggestivo buio in sala si fa sentire davvero tutta, festeggiare oggi, sabato 27 marzo 2021, il cinquantottesimo anno di Quentin Tarantino, straordinario regista dall’inconfondibile cognome italoamericano, ci aiuta a sognare un po’.
Originalissimo cultore del genere cinematografico pulp, che in linea generale esprime una sorta di consumismo trash puntato su temi di “facile presa” come il sesso, il sangue, il crimine e la violenza, tra loro mescolati con magistrale ironia in chiave sofisticatamente colta, Quentin Tarantino – nativo del Tennessee – è l’indiscusso protagonista di questo fenomeno cult, esploso nella letteratura e nel cinema della fine secolo scorso.
Siamo infatti in moltissimi a rivedere spesso e volentieri, ridendo di gusto, le fantasmagoriche scene in sequenza del mitico Pulp Fiction del 1994, in cui, all’elegante confezione delle forme filmiche, si contrappone la rilettura di temi e situazioni tipici della narrativa popolare, condite con scene iperrealisticamente caricate della violenza tipica dei fumetti e dei cartoni animati, tendenzialmente innocua ma sostanzialmente comica.
Quello del pulp – che letteralmente significa “polpa” o “poltiglia” – è un genere che affonda le radici nel tempo, ovvero quando negli Stati Uniti, alla fine degli anni trenta, nacquero i cosiddetti pulp magazines: si trattava di periodici popolari con racconti di qualità letteraria spesso scadente, stampati su carta dozzinale ricavata direttamente dalla pasta di legno, ma che, nel tempo, hanno “promosso”, generi letterari fortunati come il “poliziesco”, grazie alla scrittura dei loro collaboratori, non sempre così mediocri.
Su questa scia, nascono quindi progressivamente i seguitissimi generi ispirati al “gotico” e all’”horror”: storicamente, i loro due inizi si ebbero – nel primo caso – con il famosissimo Frankenstein di cui all’omonimo romanzo di Mary Wollstonecraft Shelley pubblicato tra il 1816 e il 1818 a cui fecero seguito moltissimi films e – nel secondo caso – con il non meno celebre Nosferatu il vampiro del 1922 realizzato dal regista tedesco Friedrich Whilem Murnau.
E così, Quentin Tarantino, autentico “mostro sacro” del cinema mondiale, crea una serie infinita di pellicole tra cui svettano “Le iene”, “Kill Bill” (in due volumi e interpretato dalla sua unica “musa” Uma Thurman) e “Bastardi senza gloria”, che sono poi i suoi capolavori più noti insieme all’emblematico “Pulp Fiction”.
Ma è stato grazie al suo ultimo pluripremiato “C’era una volta…a Hollywood”, che Quentin ha dimostrato in concreto che la figura del maestro Sergio Leone ha rappresentato per lui un chiaro punto di riferimento nella sua attività di autentico cineasta d.o.c., premiato ai festival più importanti del mondo.
Tuttavia, come quasi tutti i personaggi “geniali” di sempre, anche Quentin ha avuto una vita non semplice: all’età di due anni, si trasferì a Los Angeles con la giovanissima mamma separata e trascorse la maggior parte del suo tempo a leggere fumetti e a guardare film che ben presto diventeranno la sua principale occupazione; lasciò la scuola a soli diciassette anni e iniziò a lavorare saltuariamente per autofinanziarsi i corsi di recitazione.
Lavorando in un negozio di noleggio di videotapes, iniziò a scrivere le sue prime sceneggiature e così cominciò ad esordire con i caratteristici lungometraggi che apriranno la strada al suo formidabile successo.
Ha anche scontato una pena carceraria di dieci giorni per l’omesso pagamento di settemila dollari di multe per divieto di sosta e non solo: a quindici anni venne arrestato con l’accusa di furto per aver presumibilmente rubato un libro di Elmore Leonard, che poi, anni dopo, egli stesso trasformò fantasiosamente nell’omonimo film “Jackie Brown”.
Dopo una burrascosa vita sentimentale, è oggi felicemente sposato con una cantante israeliana ed è papà di un bimbo che ha appena compiuto un anno.
Auguri, Quentin!
Foto di press 👍 and ⭐ da Pixabay
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