Avvocati e solicitors, due mondi distanti

L’avvocato britannico è, nel comune immaginario, un signore con una parrucca  ricciolina e bianca in testa.

Sono felice di potervi dire che no, gli avvocati britannici sono come noi e vestono come noi; è solo che lavorano in uno modo diverso dal nostro. Il “come” me lo spiega Alessandro Gaglione, avvocato romano e solicitor in Inghilterra e Galles, che mi ha ospitata nel suo studio.

Mi ha accolta in una assolata sala riunioni affacciata sul Tamigi. Il grande e signorile edificio dove ha lo studio è interamente occupato da professionisti ed è strutturato in modo da avere, su ogni piano, bagni, cucine e docce: se arrivi in ufficio in bici o correndo, potrai risistemarti. 

È un posto ben diverso dalla stanzetta che, agli inizi della sua professione in Inghilterra, Alessandro aveva affittato:

“Era grande molto meno della metà di questa stanza” mi dice “ma dalla finestra si vedeva il Big Ben e quella vista mi piaceva tanto”. 

Sono passati quasi vent’anni da quella piccola stanza e adesso Alessandro – con i  suoi fratelli Giuseppe e Roberto, anch’essi avvocati e solicitors –  è titolare della SLIG LAW LLP, studio legale associato che si occupa, prevalentemente, di diritto commerciale, compravendite immobiliari, successioni.

Diventare solicitor è stato un percorso lungo, costoso ed impegnativo anche da un punto di vista umano: lasciare il proprio paese, per quanto incasinato possa essere, non è mai un passo facile. 

Oggi, tra solicitors e R.E.L. (Registered Euroean Lawyers, equivalente dei nostri avvocati stabiliti ), ci sono 330 avvocati italiani  registrati presso la Law Society Inghilterra e Galles (comparabile, all’incirca, con il nostro Consiglio Nazionale Forense)  ma agli inizi degli anni 2000 erano pochissimi, circa 20, e le opportunità di lavoro molto interessanti. È così che Alessandro aveva deciso di studiare e fare pratica per diventare solicitor ed ha costruito la sua intera vita professionale in Inghilterra.

Ma casa è casa ed Alessandro ha mantenuto strettissimi rapporti con l’Italia, tanto da essere stato nominato referente di Aiga Londra, Associazione Italiana Giovani Avvocati.

“Ci proponiamo come punto di incontro tra gli avvocati italiani e la realtà legale inglese e viceversa.” Per questo, Alessandro organizza, per Aiga, incontri e seminari che coinvolgono i due mondi forensi, nel tentativo di spiegare gli uni agli altri.

È un impegno serio perchè le diversità sono profonde. 

Tanto per dirne una, in Inghilterra i clienti ti pagano.

“Non capita quasi mai che un cliente inglese si alzi dal tavolo senza chiedere quanto deve pagare, anzi, per solito lo ha già chiesto prima.” mi dice Alessandro.

“Pagano sempre?” domando incredula.

“Pagare è la regola.” ribadisce. Quindi qui niente “Avvocà, per ora grazie!”, frase che la maggioranza dei colleghi italiani conosce bene.

Il cliente inglese è così corretto che non fa una piega nemmeno quando, se si deve adire il tribunale, deve pagare un secondo professionista: il barrister.

Solicitor e barrister sono due professioni diverse. Il cliente inglese sa che, se ci sarà litigation, molto probabilmente incaricheremo un barrister. Il problema è spiegarlo al cliente italiano che non si capacita del perchè chi ha seguito tutta la vicenda non prosegua il suo lavoro in aula. Lui pensa: non parli in aula, non stai seduto accanto al barrister, non hai nemmeno la parrucca… ma cosa ti ho pagato a fare?”

“Ma un solicitor non si sente sminuito non potendo rappresentare il cliente in aula?” domando io, con la mia formazione da avvocato italiano.

“Tu ti senti sminuita quando devi dire al cliente di andare dal notaio per una compravendita?” mi risponde Alessandro.

“Ovviamente no, non è il mio lavoro”.

“Esatto, per noi è lo stesso: ognuno fa il proprio lavoro.”

Due modi di vivere la professione forense completamente diversi.

Come straordinariamente diverso è l’iter che si segue per le compravendite immobiliari.

È noto che in Italia il pagamento viene fatto nelle mani del venditore al momento del rogito, che è un atto notarile al quale si giunge, spesso, dopo un esasperante rimpallo del contratto tra l’avvocato del venditore e quello dell’acquirente.

In Inghilterra della intera compravendita si occupano i solicitors ed anche il passaggio di denaro avviene tra loro.

“L’acquirente versa il prezzo sul conto clienti del suo solicitor il quale, alla conclusione del contratto, bonificherà la somma sul conto clienti del solicitor incaricato dal venditore.” mi spiega Alessandro.

Considerando i prezzi medi delle case a Londra, sui conti dei colleghi britannici transitano somme da capogiro. 

“Non oso immaginare cosa succederebbe in Italia se adottassimo lo stesso sistema.” mi viene spontaneo pensare.

“Qui la correttezza ed il rispetto tra colleghi sono enormi” continua Alessandro, “violare il rapporto deontologico è imperdonabile” e, ancora una volta, ritorno a pensare ai rapporti tra noi avvocati, in Italia… e vabbè, lasciamo perdere.

“Vuoi sapere come possono avvenire le due fasi in cui si paga il prezzo della compravendita, exchange e completion? Al telefono. Nella maggioranza dei casi, noi non ci incontriamo tra solicitors, semplicemente ci telefoniamo, leggiamo il contratto e, se siamo d’accordo, sulla base della promessa telefonica, bonifichiamo il prezzo.”

Ma vi rendete conto? Se penso che in Italia, per evitare ricorrenti malversazioni, le assicurazioni ormai pagano direttamente il cliente e non più l’avvocato, pensa un po’ stipulare al telefono. Altro mondo!

“La correttezza è tutto” continua Alessandro e, per darci il colpo di grazia, mi spiega come effettua le notifiche:

“Di frequente usiamo la posta ordinaria, francobollo first class da 67 cent.”

Questo mi annienta: niente raccomandata con ricevuta di ritorno, ufficiali giudiziari, file interminabili, atti smarriti, ricevute mai tornate indietro. Semplice posta ordinaria. Non voglio pensare a cosa accadrebbe qui.

“Ma se il cliente dice di non aver ricevuto la notifica?” chiedo, è già sto formulando, nella mia mente, mille eccezioni che potrebbero essere proposte in Italia.

“Non lo può dire” mi risponde, serafico, Alessandro “perchè io, solicitor, dichiaro di aver notificato e la mia forza probatoria è maggiore.” e nessun solicitor eccepirebbe la mancata notifica perchè nessun solicitor mentirebbe mai.

Sto immaginando un processo impostato nello stesso modo in Italia, con tutti gli avvocati a dichiarare “ho notificato” e tutti i clienti a dire “non ho ricevuto niente” e magari, considerando il nostro sistema postale, avrebbero anche ragione entrambi.

“Non stupirti” mi dice Alessandro vedendo la mia mandibola ciondolare, “ogni sistema giuridico è figlio della cultura e della mentalità di un paese” ed io penso che sarebbe bello se un po’ di quella cultura e mentalità la avessimo anche noi.

Grazie, Alessandro, per averci fatto riflettere.

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