Arriva il picco dell’influenza, come mitigare il malessere della patologia. Intervista al dott. Gargiulo

Ci siamo! Il picco dell’influenza previsto per fine gennaio e febbraio è alle porte, gli incontri conviviali, le corse in metro, il teatro e il cinema, oltre a piacevoli momenti di relax significano anche maggiori possibilità di trasmissione dei virus influenzali. Quest’anno ai classici mal di gola, naso chiuso, febbre alta e mal di testa, il Virus 2020 porta anche disturbi gastrointestinali e alle vie respiratorie. Ospedali e medici di famiglia si preparano “all’assalto” dei pazienti.

Come fare per mitigare i sintomi di questo fastidioso virus? 

InLibertà lo ha chiesto al dott. Carlo Gargiulo, popolare medico in studio per la trasmissione Rai “Elisir”.

Numerose le attività editoriali seguite dal dott. Gargiulo in tutti questi anni di carriera come Medico e Opinion Leader scientifico. Ha diretto le riviste Farmacia 33 e Agenda della Salute, ha curato per gli Editori Riuniti la collana di libri di divulgazione “Il medico di famiglia“. Ha pubblicato “La lunga vita di Elisir“, insieme a Michele Mirabella e a Patrizia Schisa. Successivamente ha scritto” Influenza A: niente paura”, “Helicobacter Pilory, benedetto il giorno che t’ho incontrato!” con il prof. Dino Vaira e Mai più sotto pressione” con il prof. Claudio Borghi. Da ultimo ha pubblicato, insieme a Marina Biglia, sempre per Mondadori, il libro Togliamoci il peso”

Dott. Gargiulo, anche quest’anno arriva puntuale il virus influenzale. Quali sono le persone più a rischio?

Sicuramente i bambini e gli anziani. I primi perché hanno un sistema immunitario in formazione e quindi non hanno quella che noi chiamiamo “memoria immunologica”, la capacità che ha il nostro organismo di mantenere il ricordo dei virus e dei batteri con cui viene in contatto. È una difesa importante che però si sviluppa anno dopo anno e di cui, di conseguenza i bambini non sono dotati. Per gli anziani il discorso è diverso: il loro organismo da una parte perde progressivamente questa memoria (come il loro cervello perde la memoria dei fatti) e contemporaneamente si rallentano i meccanismi di difesa che in un giovane vengono messi in atto quando un patogeno già conosciuto viene nuovamente in contatto con il nostro organismo.

Diverso è il discorso per le altre due categorie a rischio: i malati cronici e le donne in gravidanza. Nel primo caso l’organismo affetto da una malattia cronica è normalmente in una condizione di equilibrio precario (per quello che riguarda la salute) e di conseguenza la malattia influenzale può alterare questo equilibrio facendo precipitare la situazione e rendendo, di conseguenza, estremamente più lungo o più grave il decorso della malattia. Per le donne in gravidanza, invece, si è visto che l’influenza è una delle più frequenti cause di aborto. 

In tutte queste situazioni, dunque, la vaccinazione è fortemente consigliata e rappresenta l’unico metodo per evitare rischi, anche gravi, legati all’influenza.

Quali sono i vantaggi e gli svantaggi del vaccino?

vantaggi della vaccinazione sono di due tipi: vantaggi individuali e vantaggi collettivi. Il vantaggio individuale deriva, come ho detto, dal potenziamento del sistema immunitario che riduce la gravità dell’influenza e diminuisce il rischio di complicanze per il soggetto che si vaccina. Il vantaggio collettivo è invece determinato dal cosiddetto “effetto gregge”. Per comprendere meglio il suo valore occorre una premessa: il virus influenzale (come qualsiasi altro virus) si potenzia nel passaggio da un individuo all’altro. Per questo motivo, quindi, l’epidemia influenzale tende ad aumentare man mano che aumentano i soggetti che si ammalano, fino a raggiungere il picco epidemico, per poi cominciare a scemare. Se il virus però penetra in un organismo che ha già difese immunitarie “allertate” (come succede dopo il vaccino) viene rapidamente debellato o reso meno aggressivo e, di conseguenza, nel momento in cui dovesse passare in un altro organismo non sarebbe più forte di quando è entrato.

Per quello che riguarda gli svantaggi, la cosa peggiore che può accadere è che il soggetto vaccinato abbia nelle 24 ore successive una sintomatologia simile all’influenza (“mal di ossa”, lieve rialzo febbrile). Un piccolo prezzo che non tutti pagano, a fronte di un grande vantaggio che tutti hanno

Ci sono cibi che aiutano a prevenire l’influenza?

Ci sono molte “leggende” al riguardo, ma non esiste alcuna evidenza che i cibi riescano a contrastare l’influenza. Un dato è certo tuttavia, che una alimentazione sana, leggera e facilmente digeribile, ricca di frutta e verdura e povera di grassi aiuta il nostro organismo a potenziare le difese immunitarie. 

Quali le abitudini da evitare e le buone azioni da attuare?

La stagionalità delle epidemie influenzali che riserva all’inverno il primato, contrasta apparentemente con il dato che il virus influenzale è sempre presente ed attivo. Potrebbe sembrare un paradosso, ma in realtà in inverno gli ambienti chiusi sono più frequentati che in estate e in questi ambienti il passaggio del virus da persona a persona è più facile. Infatti la trasmissione del virus avviene attraverso le goccioline di saliva e di secrezione che vengono proiettate da colpi di tosse e starnuti anche a diversi metri di distanza. Non solo, ma anche se il virus che rimane sulle mani o su altri oggetti ha vita breve, tuttavia un contatto rapido, anche una stretta di mano, può trasmetterlo da persona a persona.

Per ridurre questi rischi è opportuno restare a casa ai primi sintomi di influenza (per evitare di portare il contagio a scuola o sul luogo di lavoro), starnutire o tossire coprendosi naso e bocca con un fazzoletto, lavarsi spesso ed accuratamente le mani ed evitare di portarle (anche se sono lavate) a contatto diretto con naso o bocca.

Sono ancora validi i consigli della nonna oppure è necessario assumere medicinali?

I consigli della Nonna sono sempre validi… ma solo per rispetto verso le nostre nonne. In realtà non tutti lo sono. Vediamone alcuni non validi: la “maglietta della salute” in lana a pelle io la sconsiglio, rischia di farci sudare e difficilmente può essere cambiata durante il giorno. Molto meglio vestirsi “a cipolla” con una maglietta di cotone a pelle che assorbe il sudore e la lana al di sopra della camicia per poterla mettere o togliere agevolmente. Un altro consiglio da… evitare è quello del tenere coperto il paziente con la febbre. Soprattutto nei bambini questo è un errore perché diminuisce la possibilità di disperdere il calore corporeo naturalmente e, di conseguenza, abbassare la temperatura corporea. Tuttavia, spesso il rialzo febbrile è accompagnato da brivido e sensazione di freddo. 

Che fare allora?

Il mio consiglio è quello di restare coperti finché questa sensazione non si attenua, quando cioè la temperatura ha raggiunto l’acme. A quel punto bisogna eliminare coperte ed indumenti pesanti e lasciare che il paziente disperda il calore e riduca la temperatura, accompagnando questa dispersione termica con impacchi freddi o borsa del ghiaccio sulla testa.

Infine, una breve notazione sulle medicine. Il loro è un uso sintomatico. Antifebbrili ed antidolorifici (come il paracetamolo) non accelerano il decorso della malattia, ma ne riducono i sintomi. Usiamoli tranquillamente se ne abbiamo bisogno.

Con quali sintomi dobbiamo rivolgerci ad un medico o addirittura chiamare un’ambulanza?

Il ricorso al medico di famiglia è importante, in prima battuta, come consiglio telefonico circa le precauzioni da adottare. Tuttavia, trascorsi tre quattro giorni dall’esordio, in presenza di una tosse persistente ed una febbre che recede con i farmaci ma puntualmente si ripresenta, è indispensabile sottoporsi ad una visita per valutare correttamente la situazione e per far si che il medico decida se usare un antibiotico (nel dubbio di una superinfezione batterica) o il ricorso ad accertamenti più accurati (esami radiografici, analisi del sangue e simili). Quello che non consiglio è il ricorso al Pronto Soccorso. Nell’ambiente del PS è infatti frequente il rischio di contrarre infezioni più resistenti di quanto non succeda in casa o, nella migliore delle ipotesi, entrare in un PS con il virus dell’influenza spesso può significare portare nel suo interno l’epidemia.

L’influenza può portare alla morte?

Come ho detto prima l’influenza è una malattia tutt’altro che “banale” (aggettivo che spesso la accompagna). Per il soggetto adulto e sano il più delle volte rappresenta solo un fastidio, ma per i bambini, gli anziani ed i malati cronici può rappresentare un grave rischio per la salute e, purtroppo, per la vita stessa. Per questo non dobbiamo mai prenderla sottogamba

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