Alzheimer, il gene REST è la soluzione al problema?

Alzheimer-AloisLa notizia è buona. I neuroscienziati  della Harvard University hanno identificato un nuovo gene regolatore che giocherebbe un ruolo chiave nello sviluppo della Demenza.

La patologia è stata descritta per la prima volta nel 1906, dallo psichiatra e neuropatologo tedesco Alois Alzheimer (foto). 

Nel 2006 vi erano 26,6 milioni di malati in tutto il mondo, e si stima che ne sarà affetta 1 persona su 85 a livello mondiale entro il 2050.

La demenza è un disturbo acquisito e con base organica delle funzioni intellettive che sono state in precedenza acquisite: memoria (a breve e lungo termine) e almeno una tra pensiero astratto, capacità critica, linguaggio, orientamento spazio temporale, con conservazione dello stato di coscienza vigile.

Nel complesso è affetto da demenza oggi circa il 5% della popolazione oltre 65 anni, ma addirittura il 30% degli oltre 85. L’incidenza è compresa tra l’1 e il 5 per mille della popolazione generale, e tra l’1% e il 24% negli anziani e negli ultraottantenni.

Il fattore di rischio principale pare dunque essere l’età, seguita dal sesso (le donne parrebbero più colpite da demenza rispetto agli uomini, ma questo dato è considerato controverso, stante la maggiore attesa di vita per le donne); non sembrano invece implicate l’etnia o le condizioni socioeconomiche. (Fonte Wikipedia).

Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature (19 marzo  2014) a firma di Tao Lu, B. Yankner et al.  Nello studio  per la causa della demenza in passato i ricercatori si sono spesso concentrati su gruppi tossici di proteine “aggregate” .

Gli Scienziati sospettavano che questi grovigli sorgessero parzialmente e fossero dovuti a disfunzioni nel sistema di regolazione all’interno delle cellule.

Il problema è che in alcuni individui con questi aggregati proteici nel cervello non si sviluppano i sintomi di demenza. Ed allora? Quali altri fattori possono essere coinvolti nello sviluppo della malattia? I neuroscienziati della Harvard University hanno pubblicato questi nuovi risultati che indicano la presenza di un nuovo gene regolatore noto come REST che controlla la risposta allo stress del cervello e può aiutare a proteggere il cervello dagli effetti tossici di questi aggregati proteici.

Il gene REST è sempre stato considerato importante nello sviluppo iniziale del cervello, ma questo nuovo lavoro evidenzia che REST si “riaccende” più tardi nella vita appunto per proteggerci dallo stress.  

Uno degli autori dello studio, Bruce Yankner (professore di genetica) , ha dichiarato: “ Se tutto fosse vero, ciò apre una nuova via in termini di trattamento per gli oltre 5 milioni di americani che attualmente vivono con la malattia di Alzheimer”. Ed ha aggiunto che “la demenza non è il risultato inevitabile di meccanismi  biologici dell’invecchiamento”.

La strada per una terapia idonea probabilmente è ancora lunga, ma questo importante studio apre nuove prospettive, nuovi punti di vista su un problema che coinvolge anche molti italiani.  

Dr. Gherardo Tosi

Psicologo Psicoterapeuta      

00152 Roma

E. mail : tosighe@libero.it

Foto:  unicornhaven.co.za

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