AltaRoma 2019: Morfosis e la donna “mutevole” di Alessandra Cappiello

Morfosis è il brand di Alessandra Cappiello. La parola deriva dal greco μορφή (morphé), e significa forma. Una scelta che cade non a caso, per via della forte ossessione della designer per il concetto di mutamento: una sorta di evoluzione naturale che porta sempre le cose, e le persone a cambiare.

Un’idea costante che la Cappiello, tiene associata ben bene alle famosissime tavole di Rorschach, il test con disegni confusi, usato in psicoanalisi, per indagare sulle personalità. Mutamento e rappresentazione del sé dunque “perché l’obiettivo è creare capi che possano permettere alle donne di distinguersi, evitando qualsiasi genere di omologazione” spiega la designer nel backstage. 

Alessandra Cappiello

Così, ogni volta dietro Morfosis, lei usa gli abiti e quelle sue associazioni cangianti, per concentrarsi con garbo su imperfezioni. Imperfezioni che poi diventano peculiarità in un percorso di moda, ormai giunto alla fase numero 4. E neppure questo è un caso. Si chiama Going on… (imperfection 4) infatti, la linea A/I 19-20 presentata lo scorso 25 gennaio dal PratiBus District, headquarter dell’ultima edizione di AltaRoma.

Dove su una passerella underground, 26 modelli al ritmo (anch’esso) cangiante, viaggiano dalle sonorità deep house di Saschienne-Unknown, al dance elettronico del potente duo Weval. Tutto per dipingere in musica quella “donna consapevole, forte e ironica, che usa il vestire per segnare il suo posto nel mondo” argomenta con fermezza la designer.

Le silhouette così, raccontano di femminilità. Si tingono stilisticamente di romanticismo, di grunge, di flebili richiami seventy, senza mai schierarsi con durezza. Consapevole del suo credo estetico, la donna Morfosis spazia in atmosfere fumé, un po’ metropolitane un po’ nostalgiche, e vi si adagia con equilibrato soppiatto.

E allora si comprende quanto spesso non si possa prescindere dal background. Una doppia anima, quella della Cappiello che si vede tutta: da un lato il rigore, forgiato da una maturità classica e una laurea in legge; dall’altro la morbidezza che invece lo alleggerisce. Complici uno spassionato trasporto per l’arte, e l’adorazione per Anna Grauso, la sua amata nonna pittrice. 

Due facce della stessa medaglia che diventano materia, secondo un piano concertato quasi a tavolino, e grazie all’elevata ricercatezza dei tessuti “che sono sempre di primissima scelta”, puntualmente precisa la designer. 

Così la pelle, pura e nera, segue plissettature che valorizzano la sua lucentezza naturale, accarezzando le forme. La stampa pitone invece, si accorcia o si allunga assecondando tagli di gonne mini o longuette a completo di impeccabili tailleur. Rigidità che mutevole, improvvisamente si abbandona all’impalpabile morbidezza della seta e dei pizzi francesi. Questi ultimi recuperati direttamente nella prestigiosa maison Sophie Hallette

E poi le piume, ironiche, diluiscono l’impronta urbanwear della linea, accessoriando con tocco fluffy, i dettagli di una personalità pungente, contemporanea. Dove alla fine il floreale si veste d’inverno, e con toni naturali sottende quel richiamo nostalgico retrò, e morbidamente si alterna al check. Il pattern a quadri che, non molto lungi dalle stesse calde contaminazioni cromatiche, alza il tiro al grunge, sfociando in una visione nuova, quasi grigia e dai contorni gradevolmente noir.

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