Alle Scuderie del Quirinale: Matisse, un’esplosione di colore

 

B_PctvxW8AA32yGLe Scuderie del Quirinale ospiteranno fino al 21 Giugno la mostra “Matisse. Arabesque”, un’esposizione di circa cento opere tra quadri, costumi teatrali realizzati da Matisse nel 1920, nella sua collaborazione con i balletti russi – in particolare realizzò gli abiti di scena dello “Chant du Rossignol”, balletto coreografico di Massine con musiche di Stravinskij – e bozze preparatorie e disegni dell’artista provenienti dai più grandi musei d’Europa, con un contributo speciale da parte del museo Puškin di Mosca e dell’Ermitage di San Pietroburgo che vantano le collezioni matissiane più ricche al mondo.

Non appena si entra nella prima sala della mostra, si viene come assorbiti dall’esplosione di colore delle opere dell’artista: rossi accesi, verdi intensi, azzurri brillanti e gialli vibranti colpiscono subito i nostri occhi, catturando immediatamente la nostra attenzione. E non si può far altro che ammirare stupiti quelle pennellate “grossolane” di puro colore, che non si curano della prospettiva classicista, dell’importanza data ai contorni delle figure che, costantemente, vengono ignorati andando a spargere il colore fuori dai margini, oltre i confini imposti dalle forme, andando a sperimentare un concetto differente di spazio, “una spazio più vasto, un vero spazio plastico” dove il predominio è tutto delle campiture piane, secondo il processo di sublimazione del colore compiuto dall’autore che si va a distaccare bruscamente anche dalla pittura di matrice ottocentesca.

In questa sua ricerca, Matisse risulta non accomunabile nemmeno alla decostruzione formale attuata dal Cubismo; non può nemmeno essere rigidamente e limitatamente inserito in una delle principali avanguardie di inizio secolo – nonostante la sua esperienza nella corrente artistica definita “Fauvismo” che però, già nel 1907 poteva dirsi conclusa- in quanto, Matisse è un autore autonomo, che studia e comprende la tradizione per reinterpretarla a suo modo, attraverso la sua interiorità.

C’è da ricordare, poi, il momento storico in cui Matisse (1869- 1954) si trova a vivere: già nel XIX secolo, grazie alle esposizioni Universali di Londra e Parigi, l’immaginario degli artisti entra in contatto con l’arte Orientale, rendendo possibile compiere in prima persona l’osservazione di tradizioni caratterizzate da una forte sensibilità primitiva, così lontane dalla cultura occidentale come quelle Africane e dell’Estremo Oriente.

La fascinazione dell’artista nei confronti dell’arte orientale, specialmente quella decorativa, è forte, anche perché Matisse crede fermamente nella possibilità di arricchimento nello scambio culturale, tanto che affermò “sono fatto di ciò che ho visto”, sottolineando l’importanza che le atmosfere e le suggestioni provenienti da queste differenti forme artistiche hanno avuto nello sviluppo del suo pensiero creativo. E proprio la grande ispirazione che l‘artista trae da queste culture lontane e misteriose è il punto centrale della mostra “Matisse.Arabesque”.

Zorah-sulla-terraI quadri esposti, oltre ad alcuni “grandi classici”, sono, infatti, quelli che meglio rappresentano questa fascinazione per l’oriente, dipinti in cui Matisse riesce ad evocare perfettamente l’atmosfera come fiabesca della tradizione nord-africana e medio-orientale come in “Zora sulla terrazza”, “Giovane con copricapo persiano” o “Pervinche-Giardino marocchino” o, ancora, quadri in cui l’artista riproduce fedelmente, con grande attenzione ai dettagli, i motivi decorativi dell’arte orientale; in opere come “Pavimento moresco” o “Angolo di tavola (Violette)” o “Interno con fonografo”, l’attenzione è, infatti, monopolizzata dalle curatissime e coloratissime decorazioni in cui i soggetti sono come immersi.

L’eleganza e la raffinatezza di questi mondi artistici così distanti dalla sensibilità occidentale emergono in moltissime delle opere esposte, fino a mischiarsi alla sensualità, a volte carica di erotismo, delle odalische rappresentate in varie opere dall’autore in pose sinuose, oppure pigre ed indolenti, ma sempre incorniciate da arredi elegantissimi e riccamente decorati con arabeschi che vanno a creare una dimensione come di sospensione, di attesa senza tempo.

Ed è in questa stessa dimensione che l’osservatore viene proiettato vagando per le sale allestite per la mostra, arricchita dalle numerose citazioni dell’autore che aiutano a comprenderne lo spirito e il genio artistico, favorendo, oltre al piacere di osservare, un’attenta riflessione sul pensiero di quest’artista rivoluzionario. Un evento al quale chi ama l’arte e la capacità che ha di farci perdere, per poi ritrovarci estasiati e, sicuramente, arricchiti, non può mancare.

di Noemi Cinti

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