Addio alla celebre Punto, ora le gazzelle saranno Renault

punto carabinieri“Punto basta!” Questa sembra essere stata la frase pronunciata nelle varie centrali acquisti della pubblica amministrazione, nei confronti della celebre utilitaria italiana Fiat Punto.

Aggiornata nel 2012, con il nome di Fiat Punto, derivante dalla Fiat Grande Punto del 2005 disegnata dal famoso designer Giorgetto Giugiaro, per anni è stata la regina delle auto di servizio per gli enti pubblici, adoperata sia nei colori “commerciali” sia, e soprattutto, nelle varianti in livrea per il controllo del territorio da parte della Polizia di Stato e dell’Arma dei Carabinieri, come pure per gli altri corpi di polizia del nostro Paese ivi compresi i Corpi delle Polizie Locali.

Precisamente, possiamo immaginare che questa frase sia stata pronunciata negli uffici della Consip (Concessionaria Servizi Informativi Pubblici), di proprietà del Ministero dell’Economia e Finanze, che si occupa a supporto delle pubbliche amministrazioni dell’approvvigionamento dei beni necessari a svolgere le attività istituzionali.

Infatti la concessionaria dei servizi emana dei bandi per un quantitativo minimo di vetture (come in questo caso, o altre tipologie specifiche) destinate alle varie amministrazioni pubbliche, che dovranno avere il prezzo più vantaggioso per l’Amministrazione, ai quali partecipano le varie case automobilistiche.

Cosi sembra aver fatto l’Arma dei Carabinieri, che nelle settimane scorse ha presentato, presso il Comando Generale dell’Arma, la nuova Renault Clio in livrea con i colori d’istituto; il suo impiego dovrebbe essere analogo a quello che oggi vede utilizzata la Fiat Punto: vettura che appartiene alla fascia media, in dotazione principalmente alle stazioni, principale strumento per un controllo sul territorio puntuale ed efficiente. renault-clio-carabinieri-01

La nuova auto avrà gli ormai consueti dispositivi di sicurezza ed aiuto alla guida, come ESP (controllo di stabilità elettronico della vettura) ABS (Antilock Braking System, ovvero antibloccaggio delle ruote in frenata), fari diurni a led, fari fendinebbia, specchietti retrovisori elettrici; per il comfort avrà un impianto di climatizzatore manuale, gli interni saranno di colore nero.

Su richiesta dell’Arma la Clio sarà di colore blu scuro pastello per il corpo vettura, con il tetto bianco, dove troveranno posto una coppia di fari di colore blu, che emetteranno luce fissa o ad intermittenza e che potranno essere usati anche in sirena, oltre al pratico faro di profondità per illuminare dall’alto.

La vettura francese risulta essere un centimetro più corta rispetto all’italiana, ma è quattro centimetri più larga rispetto a quest’ultima.

Non possiamo parlare ancora di numero di unità che verranno acquistate per l’Arma in quanto siamo ancora in una fase di sperimentazione del veicolo; esperimento che sarà affidato al personale che quotidianamente adopera questa tipologia di vettura.

La vera novità però riguarda i motori, in quanto le motorizzazioni a disposizione saranno due: una benzina ed una diesel, entrambe da 75 CV. Questa novità è già stata introdotta sulle Fiat Punto acquistate da metà 2014, che montano oltre al classico diesel 1.3 multijet da 75 CV anche il 1.2 benzina da 69 CV.

La scelta dei motori è molto importante, con il ritorno all’alimentazione a benzina da anni esclusa per consumi e costi, ma necessaria dato che da quando è obbligatorio l’utilizzo del filtro antiparticolato per i motori diesel, in ambito cittadino si è riscontrato un eccessivo consumo d’olio (vetture fornite nell’anno 2009) o , peggio, l’intasamento del filtro stesso, che comporta continue soste in officina.

La Renault del resto già da anni fornisce all’Arma veicoli non in livrea. Questo nuovo veicolo molto probabilmente sarà fornito anche alla Polizia di Stato e alla Guardia di Finanza. Ormai il libero mercato ha vinto, con il supporto non indifferente della globalizzazione, mentre il nazionalismo automobilistico è morto.

Dispiace tuttavia che questo accada soprattutto in Italia, dove sempre più spesso si ricorre all’acquisto di auto prodotte da marchi stranieri che producono all’estero, invece di acquistare prodotti Made in Italy.

Ci si può chiedere come possa essere credibile, a livello internazionale, uno Stato che non compra un prodotto costruito sul suo territorio dai propri cittadini?

Auguriamoci almeno che, se si è voluta trascurare la nazionalità per pure ragioni di risparmio economico, questa scelta non abbia comportato una diminuzione della sicurezza di chi opera a tutela dell’incolumità della popolazione.

di Giorgio Chiatti

Articoli che potrebbero interessarti: Addio alle mitiche Alfette…

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.