Abusi e violenze: come l’arte esprime il dolore

Fernand Pelez mendicantiSi parla ormai moltissimo e da troppo tempo, purtroppo, di violenza domestica, dove sempre più spesso, le vittime di abusi sono donne e bambini.

Gli ultimi, orrendi casi, sono quelli della piccola Fortuna, vittima dell’ignoranza, del degrado, dell’indifferenza all’interno di uno stesso palazzo e non solo di famiglie degradate. I casi sono ormai tantissimi e non sempre maturano in ambienti di difficoltà e degrado sociale; gli abusi e le violenze sono terribilmente diffusi nel nostro Paese.

Le ragioni storiche e culturali sono note ma c’è anche un’incapacità, mista a mancanza di volontà efficace e progettualità, unita a difficoltà legislative e politiche, che impediscano o prevengano la violenza verso i bambini e le donne.

Le Istituzioni faticano ad arginare il pericoloso andamento degli abusi soprattutto sui bambini, vittime e spettatori innocenti di vere tragedie.

Ma come affronta l’arte, questo delicato tema? Storicamente, nei secoli scorsi, come era visto il problema dell’infanzia abbandonata, abusata e dei minori mendicanti nelle strade o vittime di lavoro minorile? Bisogna tornare molto indietro, nei secoli.

Fernand PelezA tale proposito, desidero porre l’attenzione su un pittore della metà, fine dell’800, un artista francese, Fernand Pelez, che nel 1885 dipinse un paio di quadri molto esplicativi sul drammatico problema dell’infanzia abbandonata e sottomessa. Il primo quadro che vogliamo porre oggi all’attenzione è “Un Martire” ed “Il piccolo mendicante di violette”, entrambi del 1885. La figura esile e sofferente del bambino è un pugno allo stomaco.

Subito ci chiediamo, il bambino dorme o è morto? Questo piccolo venditore ambulante di violette è crollato per la fatica, la fame ed il sonno, nell’androne di una casa; i piedi scalzi, i vestiti a brandelli, il volto sofferente, la mano destra abbandonata lungo un fianco, la bocca aperta.

Quanti bambini oggi vediamo sofferenti nelle nostre moderne strade, tra i poveri e gli ultimi delle nostre città, in zone periferiche degradate o tra i piccoli profughi che tentano di scappare dalle guerre e dai tormenti di Paesi violentati e bombardati?

Tornando al dipinto di Pelez, il bambino potrebbe essere malato, magari di tubercolosi (malattia che colpiva in quel tempo sia adulti che bambini, ma erano proprio i più piccoli a farne le spese peggiori, poichè non c’erano cure).

I bambini, soprattutto quelli che vivevano in strada, ne erano le principali vittime. Erano migliaia: spazzacamini, mendicanti, venditori stagionali ed ambulanti. Fernand Pelez ha dato due titoli al suo quadro, il primo lo ha chiamato Il Martire, il secondo Il Mendicante di Violette: ed aveva ragione, perchè la sorte di questo bambino era proprio quella di un “martire”, destinato a soffrire fino alla morte.

Fernand Pelez particolare quadroIl secondo titolo, Il Mendicante di Violette, è ispirato al famoso racconto di Hans Christian Andersen del 1845, La Piccola Fiammiferaia; è la nota storia di una bambina, mendicante, costretta a vendere fiammiferi sotto la neve. Ne accende parecchi, per potersi scaldare, ma i fiammiferi termineranno presto e la bimba verrà ritrovata di mattina presto, congelata e morta di freddo.

In Francia, nell’800, le leggi cercavano di combattere contro i maltrattamenti riservati ai minori. Una di queste leggi, del 1851, prevedeva per esempio l’obbligo di frequentare la scuola, almeno per una parte della giornata. Lo scopo era di combattere i maltrattamenti, incentivare lo studio, evitare che i bambini lavorassero di notte. Una seconda legge, del 1874, vietava ai minori di 16 anni di lavorare, soprattutto al calare del sole.

Ma come assicurarsi che questi bambini che cambiavano spesso lavoro e non avevano domicilio fisso, andassero veramente a scuola? Bisognerà aspettare infatti il 1882 per aspettare una legge definitiva che obbligasse i genitori a mandare i loro figli a scuola o comunque l’obbligo per tutti i bambini di frequentare, dalla mattina alla sera. Come vediamo però dal quadro, dipinto nel 1885, la legge non veniva rispettata sempre o applicata dappertutto ed i piccoli in strada continuavano ad essere numerosi. Gli abusi continuavano, le violenze ed il lavoro minorile non era debellato. Le violenze fisiche e psicologiche, gli abusi, i maltrattamenti, si perdono dalla notte dei tempi, soprattutto sui bambini.

Sono sempre stati i minori, infatti, a subire i danni peggiori ed a farne le spese. Situazioni psicologiche negative, dolore, bambini a cui è stato tolto il sorriso troppo presto. E’ sconvolgente per un bambino essere abbandonato, lavorare ed essere costretto a situazioni tremende; è terribile assistere alla violenza domestica, ascoltare grida ed oggetti che si rompono, assistere a botte verso le loro madri e su se stessi, conoscere e capire che questo orribile fenomeno esiste, capire le conseguenze traumatiche, assistere impotenti o subirne. I diritti dei bambini sono intoccabili: il diritto di avere una famiglia, il diritto allo studio, al gioco, all’educazione, il diritto alla salute: ricordiamolo sempre, diffondiamolo, parliamone ancora e sempre, impediamo con tutte le nostre forze che un bambino possa essere oggetto di abuso e violenza e che gli venga negato e tolto il diritto ad una vita libera, ad una vita migliore.

di Alessandra Paparelli

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