Cesare Battisti estradato in Francia o Messico

Cesare-Battisti-il-giudice-federale-favorevole-allespulsioneTre anni e mezzo dopo aver ricevuto i primi documenti che gli hanno permesso di vivere e lavorare in Brasile, Cesare Battisti (60 anni) l’ex terrorista e scrittore italiano membro del gruppo Proletari Armati per il Comunismo, potrà essere estradato in Messico o Francia, paesi dove si era rifugiato prima di arrivare in Brasile nel 2004.  Arrestato in Italia nel 1979, riuscì ad evadere due anni più tardi e a fuggire in Francia, dove trascorse la prima fase della sua latitanza. Nuovamente arrestato in Brasile nel 2007, Battisti fu detenuto nel complesso penitenziario di Papuda a Brasilia, fino al 9 giugno 2011. Nell’agosto dello stesso anno, vinse l’approvazione di soggiorno permanente. Ricordiamo che invece nel gennaio del 2009, ottenne lo status di prigioniero politico in Brasile, concessogli dall’allora ministro brasiliano della Giustizia Tarso Genro.

In Italia era stato condannato in contumacia a due ergastoli per quattro omicidi compiuti durante gli anni di piombo, in aggiunta ai reati imputati per insurrezione armata, possesso illegale di armi, rapina e furto.
Per tre dei quattro delitti era stato giudicato concorrente nell’esecuzione (in due avrebbe sparato di persona i colpi mortali), uno co-ideato ed eseguito da altri.

I DELITTI.

6 giugno 1978. A Udine venne ucciso il Maresciallo di Polizia Penitenziaria Antonio Santoro e il delitto fu rivendicato il giorno dopo dai PAC con una telefonata al Messaggero Veneto. I colpi furono inferti da Battisti e dalla complice Enrica Migliorati. Santoro era reo, secondo il PAC, di maltrattamenti ai danni di detenuti.

16 febbraio 1979. A Milano toccò al gioielliere Pierluigi Torreggiani. Durante il conflitto a fuoco, venne ferito il figlio Alberto, che restò paralizzato. Questo e il successivo delitto Sabbadin , furono rivendicati dai Nuclei Comunisti per la Guerriglia Proletaria, attraverso un volantino lasciato in una cabina telefonica di piazza Cavour. Battisti fu condannato come co-ideatore e co-organizzatore. Il 22 gennaio il gioielliere aveva ucciso un rapinatore durante una tentata rapina in un ristorante, in cui si trovava con i gioielli che aveva mostrato a una vendita televisiva. Il figlio affermò che i PAC scelsero il padre come vittima perché diffamato dalla stampa locale che lo definirono “sceriffo” contro gli “espropriatori proletari”.

Sempre 16 febbraio 1979 alle ore 18 circa fu freddato Lino Sabbadin, un macellaio che si era opposto con le armi al tentativo di rapina nel suo negozio, oltre ad essere un militante del Movimento Sociale Italiano.
Battisti fu complice dell’omicidio facendo da “copertura armata”. A sparare fu invece Diego Giacomin.

19 aprile 1979 a Milano fu la volta dell’Agente della Digos Andrea Campagna, colpito in pieno volto. Il delitto fu rivendicato dai PAC. Campagna aveva partecipato ai primi arresti legati al caso Torregiani.

Ma torniamo ai nostri giorni. Nella sentenza pronunciata il 26 febbraio e divulgata martedì 3 Febbraio, la giudice Adverci Tariffe Mendes de Abreu (20° Corte del Distretto Federale) ha accolto con favore la richiesta del Procuratore federale, che considera atto illegale la decisione del Consiglio Nazionale Immigrazione (che aveva concesso un visto di soggiorno a Battisti). Per il giudice, la legge contraddice lo statuto “standard di conformità obbligatoria” degli stranieri, che vieta la concessione di visti per gli stranieri condannati o processati in casa per un reato intenzionale. Dunque il permesso di soggiorno italiano come rifugiato politico è “illegale”. La decisione, potrà essere impugnata dalla difesa e non avrà alcun effetto immediato. Intanto, i legali brasiliani di Battisti hanno annunciato che ricorreranno contro la sentenza. “Non capiamo come si possa modificare una decisione della Corte costituzionale e del presidente della Repubblica”. Il legale Igor Sant’Anna Tamasauskas ha dichiarato “Ci è arrivata la richiesta, ma non c’è ancora una data precisa”. Bisognerà vedere in appello come si inseriranno le posizioni della Corte Distrettuale Federale, Tribunale federale (TRF), Corte Superiore di Giustizia (STJ) e Tribunale federale (STF), ma al momento il giudice ha ordinato il processo di deportazione di Battisti verso il Messico o la Francia, come preannunciato nelle prime righe dell’articolo. Il magistrato ha poi voluto evitare un possibile incidente diplomatico, specificando che l’espulsione non implica un affronto alla decisione della Presidenza della Repubblica. Ha dunque spiegato che l’estradizione non avverrà in Italia perché Battisti 1) è entrato illegalmente nel paese; 2) ha condanna per reati intenzionali in patria; e 3) secondo la Corte Suprema, ha commesso reati comuni, e non politici. Utile ricordare che il governo italiano aveva chiesto la sua estradizione e la decisione era stata approvata dalla Corte Suprema (STF). Ma l’allora presidente Luiz Inacio Lula da Silva, l’ultimo giorno del suo mandato nel 2010, decise che Battisti sarebbe rimasto in Brasile e l’atto fu successivamente confermato dalla Corte Suprema. Il giudice ritenne infatti che l’ultima parola sul caso sarebbe spettata proprio al presidente, dato che era una questione di sovranità nazionale.

di Simona Mazza

foto: focustech.it

Scrivi

La tua email non sarà pubblicata

Per inserire il commento devi rispondere a questa domanda: *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.