Al dibattito “Riprendiamoci l’Atac” rivelati i segreti del disservizio dei trasporti

imagesRoma- Martedì sera si è tenuta un’assemblea pubblica intitolata “Riprendiamoci l’Atac”, in cui si è ampiamente discusso delle problematiche relative ai trasporti urbani nella capitale.

Ad aprire il dibattito, improvvisamente orfano dei rappresentanti istituzionali invitati, è Leone Lazzara, dipendente Atac e sindacalista Cgil di “area cremaschiana”, come da lui specificato.

Lazzara ha esposto con dovizia di particolari quelle che sono da considerarsi le principali cause dell’inefficienza dei trasporti urbani e fornito cifre dettagliate che fanno comprendere, a scanso di equivoci, cosa alberga realmente dietro ai disservizi.

Tanto per cominciare viene usato il confronto statistico fra Atac e Roma Tpl, per far balzare agli occhi gli sprechi e le inefficienze di Atac.( D’altro canto, anche i capi della Roma tpl “risparmiano” in manutenzione e diritti dei lavoratori per aumentare i propri profitti).

Ebbene, ecco qualche cifra assai interessante ” In vent’anni s’è passati da 6000 mezzi a 2300 più i 400 della Roma Tpl: in pratica meno della metà!!!  Mentre 400 sono di Roma Tpl (azienda privata), che fa Km in appalto e a sua volta subappalta ad altre aziende.

“In Atac lavorano 12 mila persone; in Tpl 1900. In Atac guidano 6300 in tutto, autisti e macchinisti (53% del personale impiegato), gli altri 47% sono di supporto, delle specie di “tutor “che accompagnano chi lavora, contro i 1600 della Roma Tpl, cioè l’85%. E’ mai possibile che ogni 53 persone che guidano ce ne siano 47 che le assistono visto che, per esempio, nella Roma tpl (e nelle aziende di trasporto in genere) ce ne sono 15 ogni 85?”.

L’assurdità della faccenda sta nel fatto che si tratta di mezzi avanzati tecnologicamente, per i quali non sarebbe necessario supporto ma manutenzione ordinaria.

Precisiamo inoltre che l’Atac ha un contratto di servizio di 115 milioni di chilometri, mentre la Roma Tpl ne ha uno di 30 milioni di chilometri.

1) Tempi di percorrenza: le tabelle di marcia vengono calcolate dagli ingegneri e se fossero studiate in maniera adeguata, tutto dovrebbe filare liscio, ma in realtà non è così. In verità, i tempi di percorrenza sono di proposito calcolati stretti per fare più chilometri, che poi non vengono fatti ma pagati lo stesso dal comune in quanto persi per traffico (la dicitura è proprio questa: persi per traffico.)

2) Cambi turno: in assenza di personale che sostituisce un autista, i tempi di percorrenza risultano insufficienti perché mancano le risorse fisiche. L’autista che si ammala aggrava la situazione perché mancano 1000 persone in pianta organica e questa è la ragione per cui non si danno ferie o si danno con il contagocce.

3) Guasti tecnici: basta un’avaria a causare un rallentamento nel traffico. “Queste ragioni” spiega Lazzara, ” causano lo spettacolo inaccettabile per cui si aspetta 40 minuti una vettura o magari si vedono due vetture dello stesso numero, l’una dietro all’altra”. Il numero dei guasti in linea (così definiamo noi i guasti che accadono mentre facciamo servizio) sarebbe davvero irrisorio se si facesse la manutenzione che è pensata dalle case costruttrici per essere ridotta al minimo.

4) Traffico imprevedibile. E’ colpa della maleducazione imperante degli automobilisti.

Secondo il sindacalista, tale criticità è frutto di scelte politiche viziate e così torna a bomba spiegando nel dettaglio i quattro punti.

Tempi di percorrenza: ” I tempi sono insufficienti perché il Comune paga l’Atac a Km” (dunque non vi è interesse a rispettare i tempi ndr).

Cambi turno: sono anni che solo il 60% degli autisti prende le ferie; gli altri le accumulano per “esigenze di servizio”. Il recupero psico-fisico per una categoria definita usurante non c’è.

Guasti: ” Le vetture non sono monitorate adeguatamente. Ci sono 13 centraline, dunque complesse dal punto di vista tecnologico, ma non si effettua una normale manutenzione. Si è arrivati in estate a un picco massimo di 80 guasti al giorno, ovvero circolavano la metà dei mezzi a disposizione.

Traffico imprevedibile: basta un incidente o gente che parcheggia in maniera selvaggia a far ritardare il giro. Lazzara puntualizza ” gli algoritmi degli ingegneri dovrebbero prevedere il tempo medio di percorrenza. Per realizzare una linea s’investono 180 mila euro e ci vuole almeno un anno e mezzo di lavoro.

Se tuttavia i primi tre punti sono imputabili alla cattiva amministrazione politica, l’ultimo è spesso causa dello scarso senso civico dei cittadini. Basta infatti una serie di macchine in doppia fila, magari in un punto nevralgico, privo di corsia preferenziale, a causare forti rallentamenti.

Queste 4 e solo queste sono le ragioni per cui un autobus di linea non passa per 20-30-40 o più minuti e poi se ne vedono arrivare 2 o 3: non l’autista che parla al telefono etc. etc. etc. Dunque è su di esse che bisogna intervenire così come bisogna pretendere finanziamenti sufficienti dal governo. “E’ come essere stretti da una tenaglia”- aggiunge Lazzara- “con la quale da un lato si saccheggiano le aziende pubbliche e dall’altro si strozzano tagliando le risorse con l’intento lampante di farle fallire e poterle privatizzare. Perciò è possibilissimo avere un’azienda pubblica efficace ed efficiente alla condizione di sottrarla dalle grinfie del malaffare e di dotarla delle risorse necessarie.”.

Dopo essere entrati nei meandri tecnici, il dibattito si è poi spostato su un piano più politico. “Quello che ci sentiamo dire sempre più spesso è che mancano i fondi, ebbene la situazione è nettamente peggiorata negli ultimi quattro anni, quelli dello scandalo “Parentopoli” che ha investito l’ex sindaco Alemanno”.

Il sindacalista sottolinea ” 854 persone sono state impiegate inutilmente e 35 milioni di euro sono entrati grazie all’aumento del biglietto a 1,50, serviti appunto per pagare queste 854 persone”.

“Parentopoli” insiste Lazzara “è stata l’apoteosi dello schifo. Ha fatto lievitare il debito da 34 a 512 milioni: il più grande nella centenaria storia di Atac fatto nel periodo più breve. E se in passato l’azienda aveva contratto debiti, lo aveva fatto nel corso di decenni e li aveva recuperati: mai in quattro anni!”.

Fatte queste precisazioni, si evince che la situazione dei trasporti non gode di buona salute, ma ciò che è peggio è che, siccome il governo ha deciso di sforbiciare ulteriormente del 35% gli investimenti necessari a normalizzare la situazione, il Sindaco non può fare a meno di tagliare i servizi.

Nel frattempo il debito è lievitato a 1 miliardo e 100 mila euro e sebbene l’Atac dovrebbe prendere soldi dal Comune e dalla Regione, tutto ciò ad oggi non è avvenuto.

“Marino non deve privatizzare” urla a gran voce Leone Lazzara ” il suo consenso l’ha ottenuto proprio perché parlava di non voler privatizzare e si è guadagnato parecchi voti fra dipendenti e familiari dell’azienda. Se gli manca questo consenso ha chiuso”.

A prendere la parola dopo il “cremaschiano” è Walter Sforzini, responsabile provinciale di Usb, il quale parlando dei ritardi accumulati durante le corse, sottolinea ” L’autista è costretto a scrivere sulla causale del rapporto: traffico. Poi Atac va dal Comune e dice che non è riuscita a servire efficientemente per i calcoli errati degli ingegneri e batte cassa”.

Il sindacalista s’infervora e sostiene che i media divulgano solo informazioni parziali. ” Nessuno parla di come vengono assegnati gli appalti di Atac e a chi vanno”.

Sforzini ricorda a questo punto il famoso scandalo di Ciclat e Ditta Amati “la stessa vettura in manutenzione, veniva fatta uscire per 2/ 3 giorni e riparata in maniera assai dozzinale. Essendo necessarie 38 ore di lavoro per ripararle e venivano affidate a ditte esterne chele riparavano talora con fil di ferro e nastro adesivo”.

Il riferimento alle 38 ore riguarda la vera e propria truffa delle ore pagate pro capite per le riparazioni. Siccome ci sono tabelle prestabilite che assegnano tempi pagati ben precisi per ogni riparazione, si arriva al paradosso che gli operai di piazza fanno 38 ore al giorno di riparazioni ciascuno. E qui entra in gioco la provocazione di Sforzini, il quale afferma che nessuno schiavista, per quanto inflessibile e determinato, è in grado di far concentrare 38 ore di lavoro nelle 8 o nelle 10 di un turno del proprio schiavo. Quindi, anche qui, una montagna di soldi pagati all’appaltatore per non fare niente sfruttando comunque le maestranze all’inverosimile.

Il responsabile Usb poi sferra un attacco alle forze politiche e ai vertici aziendali, quando asserisce “Atac muove 1 miliardo di passeggeri l’anno (il 25% non paga il biglietto). Il debito come l’ha fatto? Dove e chi gestisce il debito, dal momento che la tariffa del biglietto è stata aumentata?”.

 Altra provocazione di Sforzini.  Ammettendo pure il 25% di evasione dei romani (e molto probabilmente non è così) che non pagano il biglietto, la stessa Atac dice di muovere un miliardo di persone. Ebbene: con il biglietto ad 1.5 euro, ma anche solo a 1 euro, com’è stato possibile accumulare un debito così enorme?

Un aspetto su tutti poi preme al sindacalista ed è quello della tutela dei lavoratori ” I tagli sul servizio comportano un aumento di carico lavorativo per gli autisti. L’azienda non ha mai pensato alla prevenzione e alla salute del lavoratore, negandogli addirittura le ferie e in assenza di ciò è più facile che esso si ammali, causando una reazione a catena.

Il costo infatti ricade sull’INPS, gli autobus vengono soppressi per mancanza di sostituzione del personale”.

di Simona Mazza

foto: ilmessaggero.it

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