2 Giugno, una diversa Festa della Repubblica nei giorni del Covid-19

Il significato della Festa della Repubblica

Il 2 Giugno è una della festività più sentite dagli italiani, insieme al 25 Aprile. E’ sempre stata l’occasione per rispolverare l’attaccamento alla bandiera, grazie alle emozioni che solo le parate militari regalano.

Dal 1946, in questo giorno si celebra la data del referendum istituzionale che sancì la nascita della Repubblica Italiana, ponendo la definitiva parola fine ai dolori della Seconda Guerra Mondiale.

Non tutti sanno che in questo giorno si ricorda anche l’anniversario della morte dell’Eroe dei 2 mondi, Giuseppe Garibaldi

Tutto cambia ai tempi del Coronavirus

Chi non ha canticchiato l’inno dei bersaglieri quando la fanfara di questo corpo attraversava correndo Via dei Fori Imperiali negli anni scorsi ?

E chi non si è sentito fiero di vedere sfilare in uno scenario unico al mondo corpi come i paracadutisti della Folgore, i nostri eroici Vigili del Fuoco, l’arma dei Carabinieri o i volontari di Croce Rossa e Protezione Civile.

Chi scrive sente ancora addosso l’emozione di aver visto sfilare i reduci dalle missioni di pacificazione all’estero, privi di arti o costretti alla sedia a rotelle ma fieri nello sguardo per aver portato il nome dell’Italia nel mondo.

E poi, al risuonare delle prime note dell’inno di Mameli, l’immagine più forte di tutte, lo sfrecciare nel cielo romano del nostro orgoglio nazionale, le Frecce Tricolori!

Da anni ci eravamo abituati alla assenza di carri armadi e altri mezzi bellici alla parata, sia nel rispetto del delicato ambiente archeologico in cui la parata si svolge, sia per un rafforzato spirito pacifista dell’opinione pubblica.

Mai avremmo però pensato che le celebrazioni per la Festa della Repubblica potessero essere cancellate, stravolte, dall’arrivo di un virus che solo qualche mese fa non era inquietante presenza costante dei nostri giorni.

Eppure ciò è avvenuto ed è notizia dei giorni scorsi che il Presidente Mattarella, considerando la situazione imposta dal COVID-19 ed al fine di evitare assembramenti e rischio di contagio, abbia cancellato la parata stessa.

Ci saranno le Frecce Tricolori ed il loro colorato e rumoroso volo a ricordarci l’evento, insieme ad una ridottissima cerimonia al Vittoriano con lo stesso Presidente e poche altre cariche dello stato.

Anche il tradizionale bagno di folla nei Giardini del Quirinale, aperti eccezionalmente solo in questo giorno dell’anno, è stato cancellato causa Coronavirus.

Pochi sono i casi in cui la celebrazione venne sospesa.

Nel 1963, in forma di rispetto per l’agonia di Papa Giovanni XXIII, la parata non si tenne (fu associata alla festività del 4 Novembre), mentre lo spostamento a Torino (1961) non ne cambiò importanza e significato.

Ci furono i 2 anni di sospensione ordinati da Giorgio Napolitano (2013 e 2014) così come lo slittamento alla prima Domenica di Giugno nel periodo della crisi economica degli anni ’70. Poca cosa se ripensiamo ai 74 anni di storia intercorsa!

Anche la politica si cala nella celebrazione

In un frangente in cui il Paese si trova alle prese con una delle più severe crisi economiche ed occupazionali dal dopoguerra, anche la politica cercherà di fornire risposte e messaggi nella celebrazione del 02 Giugno.

Interessi di schieramento e diversi approcci al momento che stiamo vivendo, sono abbastanza evidenti dai proclami di questi giorni.

Chi siede in questo momento alla guida del Parlamento, come il PD di Zingaretti, cercherà di cementare il sentimento di unità nazionale chiedendo di apporre ad ogni finestra il tricolore il giorno dell’evento.

L’opposizione guidata dalla Lega e da Fratelli d’Italia, vorrà invece di dare una risposta al malumore di chi ha perso il lavoro e la speranza a causa del lockdown, chiamando la discesa alle manifestazioni di piazza.

La speranza di tutti è che al di là delle diverse iniziative delle parti politiche, il Parlamento tutto sia poi capace di dare risposte unitarie e concrete al fabbisogno di un Paese che deve, per l’ennesima volta, rinascere dalle sue ceneri più forte e determinato che mai.

Non ci dovrà essere spazio per strategie di palazzo che non rispettino il dramma dei connazionali oggi rimasti indietro, che sarebbe anche un tradimento degli ideali che nel 1946 mossero l’Italia verso la Repubblica.

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