10 film da vedere a casa consigliati da InLibertà

Dopo le disposizioni del nuovo decreto governativo, siamo tutti costretti a rimanere a casa e quale momento migliore per riprendere le attività che più ci piacciono come leggere libri, suonare, fare giochi di società e… vedere dei bei film?

Eccovi quindi una lista di quelli che secondo noi sono alcuni dei migliori film da vedere in casa, sperando vi aiutino a passare questi giorni di quarantena con un po’ più di spensieratezza. Buon divertimento!

Luci della Ribalta1952genere: drammatico

Sicuramente non troviamo in questa pellicola la comicità di Charlie Chaplin, protagonista e regista, che tutti conosciamo. In questo film preferisce farci vedere un suo alter-ego, Calvero, un comico caduto nel dimenticatoio in età avanzata. Tuttavia la storia non verte solo sulla sua ricerca del successo perduto bensì sul suo tentativo di spronare una giovane disperata, Theresa, ballerina di talento ma paralizzata. Per tutto il tempo si assiste a un incitamento al bello, ad agire, alla vita: <<“Viva! Viva! Viva! Pensi alla forza che è nell’universo. Che fa muovere la terra e crescere gli alberi. E c’è la stessa forza dentro di lei, purché abbia il coraggio e la volontà di usarla!>> Tutto ciò corroborato da una colonna sonora meravigliosa, scritta dallo stesso Chaplin.

A qualcuno piace caldo (Someone like it hot) – 1959 – genere: commedia, sentimentale

Billy Wilder ci presenta un film che possiede tutto: leggerezza, spensieratezza, romanticismo, azione e, forse, anche un po’ di nostalgia per quegli anni. Siamo a Chicago nell’epoca del proibizionismo e, tra commercio illegale di alcolici e scontri tra gang mafiose, lo scenario che ci si prospetta dinanzi si trasforma in una commedia di gran classe messa in scena da tre grandi protagonisti quali una bellissima Marylin Monroe, Jack Lemmon e Tony Curtis, tre degli attori più importanti del vecchio cinema americano. I due protagonisti maschili si ritroveranno per una serie di equivoci a dover vestire i panni di due donne musiciste, portando ad un susseguirsi di episodi tutti da ridere.

Piccola curiosità: questa pellicola vincitrice di un Oscar e tre Golden Globe viene considerata uno dei 100 film migliori in assoluto del cinema statunitense, aggiudicandosi il 14esimo posto.
Inoltre vanta una delle battute più famose della storia del cinema:
<<“Beh, nessuno è perfetto!”>>

Frankenstein Junior – 1974 – genere: comico

<<”Lupu ulula.”
Lupululà?”
Là!”
Cosa?”
Lupu ululà e castello ululì!”>>

Un grande classico, ideale per chi vuole riscoprire i film di una volta! Film in bianco e nero del 1974 diretto da Mel Brooxs, comprende un cast di un certo livello con nomi quali Gene Wilder (“Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato”, “Mezzogiorno e mezzo di fuoco”), Peter Boyle (“Taxi Driver”, “Malcolm X”), Teri Garr (“Viva Las Vegas”, “Tootsie”). La storia riprende quella del celebre romanzo di Mary Shelley Frankenstein e delle sue successive rivisitazioni cinematografiche, incentrandosi sempre sulle due figure protagoniste, il dottore e la creatura da lui riportata in vita. In un intreccio di episodi surreali e spesso nonsense e con un grande senso dell’ironia, Mel Brooxs ci riporta ad una comicità appartenente al passato che, nonostante passino gli anni, riesce sempre a strapparci non uno ma molti sorrisi!

La patata bollente – 1979 – genere: commedia

<<“Essere ciechi e sordi davanti a qualsiasi cosa di diverso non è forse una malattia?”>>

Una commedia tutta all’italiana quella del regista Steno, La patata bollente è uno di quei cult del cinema italiano che non passerà mai di moda, sebbene abbia più di 40 anni. I grandi attori protagonisti Renato Pozzetto, Edwige Fenech e Massimo Ranieri interpretano in maniera magistrale i diversi ruoli messi in scena, con Pozzetto nei panni di un ex pugile comunista convinto e Ranieri di un omosessuale perseguitato dai fascisti. La tematica del “diverso” viene qui narrata con spiccata ironia ma anche delicatezza, senza mai cadere nel banale. Inizialmente l’ex pugile Bernardo si rifiuta di avere a che fare con il singolare mondo di Claudio ma con il passare del tempo scopre che il “diverso” in realtà non lo è poi così tanto e che gli ideali nei quali crede e per i quali combatte da una vita non sono così lontani da questa realtà appena scoperta.

Non una semplice commedia quindi ma un film che, tra una risata e l’altra, vuole lasciare un messaggio chiaro e profondo.

Labyrinth – Dove tutto è Possibile –
1986 – genere: fantasy, musicale

Un’idea strana. Sicuramente strana per noi contemporanei ma negli anni 80’ univa alcune delle caratteristiche più apprezzate della cultura pop: il fantasy, i pupazzi e David Bowie. La storia è semplice: il re dei goblin (Bowie) rapisce il fratello infante della protagonista Sarah (Jennifer Connelly) e quest’ultima entrerà nel mondo fantastico per cercare di riprenderlo. A caratterizzare l’atmosfera sono la moltitudine di animaletti, mostriciattoli, nani e fate che altro non sono che animazioni magistrali di Jim Henson, regista del film e più famoso per aver ideato i Muppets.

Con Bowie come protagonista non poteva mancare la musica. A differenza dei fantasy degli anni più recenti, in questo film assistiamo a una proposta musicale stilistica affine agli anni ’80 che tuttavia propone brani interessanti come Magic Dance e Within You.

Alla fine tutto si può sintetizzare con le parole che il piccolo verme azzurro rivolge a Sara indicandole la strada per il labirinto: <<“In questo posto le cose non sono come appaiono!>>

Hook – Capitano Uncino – 1991 –
genere: fantastico, avventura

<<“Sai quel luogo che sta tra il sonno e la veglia? Dove ti ricordi ancora che stavi sognando… Quello è il luogo dove io ti amerò sempre. Ed è li che ti aspetterò!>>

Nell’epoca dei prequel e sequel dei classici e della narrativa per ragazzi questo film si inserisce con assoluta eleganza seppur eludendo un poco l’opera originale di James Barrie. Un Peter Pan adulto (Robin Williams) che non tiene più il ricordo della sua giovinezza torna nell’isola che non c’è aiutato da Trilli (Julia Roberts) per salvare i suoi figli rapiti da Capitan Uncino (Dustin Hoffman). Un cast d’eccezione diretto da Steven Spielberg e con la musica perfetta di John Williams. Un film commovente nel quale si possono intersecare molte letture differenti: il contrasto della vita adulta col periodo della giovane età, i rapporti padre-figli, l’amore del passato e, soprattutto, la ricerca di un pensiero felice.

Persuasione1995genere: sentimentale

<<“Io credo che siate capaci di ogni azione grande e buona fino a che, se mi è permesso, fino a che la donna che amate vive. E vive per voi. L’unico privilegio che ritengo appartenga al mio sesso, e non è invidiabile, non è il caso che lo pretendiate.. è quello di amare più a lungo. Anche quando non c’è più speranza.” >>

Tratto dall’omonimo romanzo di Jane Austen, il film di Roger Michell è un’accurata rivisitazione cinematografica della struggente storia d’amore tra Anne Elliot (interpretata da una bravissima Amanda Root) ed il capitano Frederick Wentworth (Ciarán Hinds). Come in tutti i romanzi della celebre scrittrice inglese, le donne protagoniste sono donne che, sebbene in un primo momento possano sembrare deboli e sottomesse al volere dei loro genitori o parenti, nel corso della narrazione si rivelano per quello che effettivamente sono, donne forti e determinate a seguire i loro scopi, donne ribelli che non si arrendono a nulla, nemmeno se costrette a subire altre spiacevoli situazioni. Ed è qui che la “persuasione” dei genitori di Anne a lasciare il suo capitano, se la prima volta sembra aver trovato terreno fertile, successivamente non sortirà più alcun effetto e l’amore, come in ogni storia romantica che si rispetti, trionferà su tutto, compresa la persuasione altrui.

I bellissimi costumi e le suggestive scenografie rendono ancor più piacevole la visione della pellicola, fornendoci anche uno spaccato dell’Ottocento inglese.

Departures – 2008 – genere: drammatico

<<“Un sasso parlante! Nell’antichità, quando gli uomini non avevano la scrittura per comunicare, cercavano un sasso che esprimesse i loro sentimenti e lo inviavano ad altre persone. Chi lo riceveva… la sensazione al tatto e al peso faceva capire i sentimenti di chi lo aveva inviato!>>

Un film grave, drammatico, lento. Eppure così leggero e positivo. Quando un violoncellista di Tokyo perde il lavoro torna con la moglie al suo paese di infanzia. Qui, con molte diffidenze iniziali, deciderà di lavorare come tanatoesteta, una figura che si occupa di preparare e vestire i defunti in una solenne cerimonia giapponese. Sarà costretto a svolgere l’impiego di nascosto dalla moglie e dagli amici dato che tale mansione è vista come deplorevole.

Regia di Yōjirō Takita,vincitore del premio Oscar 2009 come miglior film straniero, è una storia che, sebbene lontana dalle nostre tradizioni, può essere sentita vicina quando si guarda al rapporto fra le persone: quello del protagonista Daigo con la moglie, con i suoi amici, con il suo capo e infine con suo padre.

This Must be the Place2011 –
genere: drammatico, commedia

<<“Senti… il cheeseburger è venuto un po’ troppo cotto. Non ti dispiace, vero? Ma sfortunatamente è andata così!”
Lo sai qual’è il vero problema, Rachel?”
Quale?”
Che passiamo senza neanche farci caso dall’età in cui si dice ‘un giorno farò così’, all’età in cui si dice ‘è andata così’…>>

Un Road Movie, una ricerca, un’evoluzione. Tutto contornato da una fotografia perfetta e da una storia profonda. Un protagonista centrale che si confronta in continuo con personaggi effimeri ma essenziali. Chyenne (Sean Pean) è un ex-rock star che passa la vita nella noia e nel rimpianto: <<“Qualcosa mi ha disturbato. Non so cos’è. Ma mi ha disturbato!>> Tutto cambia quando apprende della morte del padre e si dirige in America per scoprire che quest’ultimo in giovane età aveva sofferto in un campo di concentramento in quanto ebreo. Cheyenne decide di cercare il despota del padre e riparare alle angherie da lui subite.

Paolo Sorrentino prepara una storia lineare, quasi un poliziesco di indagine. Tuttavia per tutto il tempo assistiamo a riflessioni sulla vita, sul raggiungimento di un valore alto, sulla fuga dal dolore passato.

Parasite – 2019 – genere: thriller, commedia, drammatico

<<”Sai che tipo di piano non fallisce mai? Nessun piano. Sai perché? Se fai un piano la vita non funziona mai così. … Ecco perché le persone non dovrebbero fare piani. Senza un piano nulla può andare storto. E se gira qualcosa fuori controllo, non importa.”>>

Vincitore dell’Oscar per il miglior film del 2019, questo film ha un grande e profondo significato. Il regista coreano Bong Joon-ho traccia i contorni di una storia che porterà a un finale dal sapore tragicomico per la sua stra-ordinarietà (intesa proprio come fuori dall’ordinario). E’ il tentativo di rivincita del povero nei confronti del ricco, una non troppo velata denuncia contro quella società che non prevede vie di mezzo ma solo bianco o nero, molto povero (il “parassita” da eliminare) o miliardario. L’ambiente asettico e quasi del tutto sgombro della famiglia benestante stride con quello piccolo ma colmo di oggetti dell’umile famiglia, e anche questo forse potrebbe esser considerato un tentativo di mettere in scena le due diverse mentalità: una, tranquilla e senza pensieri all’interno del suo mondo fittizio dorato, l’altra, gremita di pensieri e idee nel suo piccolo buco chiamato casa. E cosa succede quando il povero pian piano riesce ad insinuarsi all’interno della vita quotidiana del miliardario agendo indisturbato come un parassita? Lo stravolgimento degli avvenimenti, specialmente nella parte finale, vi lascerà stupidi e non potrete fare a meno di chiedervi chi ha ragione e chi torto nel corso di questa storia raccontata e che, come nella vita di tutti i giorni, alterna momenti esilaranti a momenti di amare riflessioni.

Scritto in collaborazione con Andrea Demetrio Rampin

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